I metalmeccanici sono tornati nelle strade di Roma. Con l’intento di scuotere l’apatia della politica che non si accorge delle difficoltà, crescenti, del mondo del lavoro. Nulla di particolarmente rilevante, come dimostra il fatto che la manifestazione con i comizi si è tenuta a Piazza Santi Apostoli, luogo dichiaratamente con poca ricettività.
Ma lo stesso è tornata in mente la famosa vignetta di Forattini su Repubblica, con un Berlinguer in vestaglia di seta, che in poltrona sta leggendo l’Unità e sorseggiando una tazza di the e che viene disturbato, o distratto, dai rumori che in strada, appunto, fa un corteo di metalmeccanici. Era il 2 dicembre del 1977. Io ricordo anche un seguito di quella vignetta, che vedeva Berlinguer prima spiare cosa accadeva in strada, poi andare all’armadio per togliere dalla sua gruccia la tuta da operaio che vi aveva lasciato. Un seguito divertente, ma lo ricordo solo io, forse non c’è mai stato. Accade.
Come che fu, quella vignetta fece molto scalpore, perché denunciava la condotta del Pci, tutto intento in quei mesi a costruire il governo della solidarietà nazionale che doveva sancire la formazione di una nuova, inedita maggioranza politica, con i comunisti all’interno anche se magari per un tempo solo in panchina. Nobile e importante impegno, che però aveva fatto dimenticare le battaglie operaie, il malessere dei gruppi alla sinistra del Pci, il numero crescente delle crisi aziendali che sanciva la difficoltà sempre più grave dell’occupazione.
Allora come oggi? I collegamenti ci sono e anche abbastanza forti. Allora, come oggi, la situazione politica era in sommovimento, le crisi aziendali si moltiplicavano, le insofferenze operaie crescevano, l’attenzione della politica erra distratta. Certo, i protagonisti erano diversi da quelli di oggi. Il Pd non è certo il Pci, ma il sindacato non è più quello di Lama, Carniti, Benvenuto. Altre tempre, altre passioni. Ma in fin dei conti anche allora i risultati non furono particolarmente rilevanti, se solo tre anni dopo il sindacato dovette vivere la brutta esperienza della vertenza Fiat a Torino, con i 35 giorni di blocco di Mirafiori e la successiva marcia dei 40mila.
Oggi, cosa possono sperare di portare a casa i sindacati? Maurizio Landini nei giorni scorsi ha avanzato l’idea di un patto a tre, stato, padroni e lavoratori, per evitare lo sbriciolamento del paese. Lodevole iniziativa, considerando che già adesso siamo sul ciglio di quel famoso burrone. L’economia è in piena recessione, l’apparato produttivo si inceppa troppo spesso, la maggioranza che sostiene il governo è data per spacciata nel giro di qualche mese, se va bene. Ce ne sarebbe a sufficienza per darsi da fare, per offrire, come dice il capo della Cgil, cosa ognuno ha da offrire.
Ma non è facile muovere la pigrizia del governo, sanare le sue debolezze, spingere per un accordo che cerchi risultati. Tanto che è naturale chiedersi se il sindacato, il sindacato di oggi, sia in grado di dare la scossa necessaria per una vera palingenesi. Del resto, è quello che stanno facendo le sardine con i loro movimenti, le loro piazze piene di ragazzi che vogliono qualcosa di diverso, sapendo che è possibile. Però bisogna volerlo, ed è proprio la volontà di credere nella propria capacità di vincere che difetta oggi alla politica, specie a sinistra.
Il sindacato poi ha una difficoltà, forte, in più, perché una buona parte dei suoi iscritti vota partiti che vorrebbero far cadere il governo e, come ha sancito il Censis, la grande maggioranza degli operai attende solo l’uomo forte, anche se a danno del livello di democrazia cui siamo abituati. Muoversi politicamente in questa situazione non è facile, il legame con i propri iscritti è e deve essere sempre prioritario per avere la rappresentanza effettiva della classe dei lavoratori. Anche se il sindacato, tutte e tre le grandi confederazioni, non hanno esitato nei primi mesi di quest’anno a mettere sul campo una serie di grandi manifestazioni contro il governo gialloverde che imperava in Italia. Non avevano un dialogo con il governo e i partiti della maggioranza, non erano considerate una vera controparte, ma Cgil, Cisl e Uil hanno dato il via a una serie di manifestazioni di protesta che hanno lasciato un segno, non fortissimo ma lo hanno lasciato, dimostrando che c’era chi non si era arreso.
Quindi, bene andare per le strade della capitale, gridare il proprio malcontento. Un’eco comunque arriva, qualcuno che ci crede c’è, e allora tanto può anche bastare.
Massimo Mascini
Per i nostri lettori pubblichiamo qui di seguito una scelta delle notizie e degli interventi più significativi apparsi nel corso della settimana su ildiariodellavoro.it (Vai al sito per leggere il giornale completo, aggiornato quotidianamente dalla nostra redazione).
Contrattazione
Questa settimana è stato firmato il rinnovo del contratto dei consorzi di bonifica. L’intesa prevede un aumento salariale complessivo di 104 nel quadriennio. Sono stati inoltre ampliati i diritti per i lavoratori avventizi. Infine il testo prevede maggiori tutele contro le molestie sul lavoro ed è stato rivisto il diritto di sciopero. È stato inoltre rinnovato il contratto di Anas. Nel documento, sottoscritto dai sindacati di categoria, è previsto un aumento salariale di 120 euro nel triennio. Sul fronte del welfare ci sarà un incremento della previdenza complementare e dalla polizza sanitaria integrativa. Viene inoltre introdotto lo smart working. Nel comparto dei servizi sociali è stata raggiunta l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto Uneba, l’Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale, per il triennio giuridico 2017/2019. È previsto un aumento salariale di 80 euro. Tra gli altri punti il rafforzamento della contrattazione decentrata, la trasformazione di una parte dei contratti a tempo determinato e l’introduzione di strumenti per il work-life balance. Sono iniziate le trattative per il rinnovo del contratto integrativo di Lottomatica. L’azienda, nell’incontro con i sindacati, ha sottolineando alcune criticità legate alla recente legislazione a livello di tassazione sui giochi che rendono più difficile l’intero contesto.
Analisi
Fernando Liuzzi fa il punto sugli ultimi sviluppi della vicenda Ilva. Mentre il Governo tenta di riallacciare i fili di una trattativa con ArcelorMittal per dare un futuro allo stabilimento siderurgico tarantino, un nuovo intervento della magistratura boccia la proroga per Afo 2, creando una situazione di allarme sulle sorti di Taranto.
Maurizio Ricci analizza la grave crisi che stanno attraversando sia l’industria dell’auto che le banche: due settori che, in passato, erano considerati aree privilegiate del mercato del lavoro.
La nota
Tommaso Nutarelli ha seguito la presentazione del XXI° Rapporto sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva del Cnel. Sempre Nutarelli ci parla della neonata Anar, l’ Associazione Nazionale Autonoma dei rider “ribelli”, la prima, di questo tipo, a essere riconosciuta legalmente in Italia.
Il guardiano del faro
Marco Cianca ci parla delle profonde trasformazioni di quella che un tempo era la mitica classe operaia, e nella quale oggi, secondo il Censis, è più forte la voglia dell’uomo solo forte al comando.
I blog del Diario
Gaetano Sateriale commenta il nuovo assetto della comunicazione della Cgil: un cambiamento, afferma, all’insegna di un “accentramento” che, per Sateriale, non è mai rivoluzionario ne’ simbolo di progresso.
Giuliano Cazzola commenta la vicenda del Mes, e in particolare l’atteggiamento tenuto in questa occasione da Matteo Salvini: il leader della Lega, sottolinea Cazzola, è bravissimo nel gioco delle tre carte, tanto da riuscire di accusare di tradimento, dall’opposizione, un governo del quale era il frontman.
Paolo Pirani ritorna sulla questione delle crisi industriali, causate non solo dai problemi di mercato ma anche dall’ evoluzione tecnologica che non dà tregua a tutti i settori economici. Un tema che, secondo Pirani, può essere affrontato attingendo ad alcuni tratti storici dell’identità sindacale.
Diario della crisi
Nel comparto aereo è stato proclamato lo sciopero di 24 ore dei dipendenti di Alitalia e Air Italy a causa, spiegano i sindacati di categoria, del perdurare dello stato di crisi delle due compagnie. Nella grande distribuzione è stato proclamato lo sciopero per l’intera giornata del 23 dicembre al livello nazionale di Margherita Distribuzione, la denominazione sociale che ha messo insieme per conto di Conad tutta la rete ex Sma e Auchan. A seguito dell’incontro tra Tirrenia-Cin e sindacati di categoria, è emersa la prospettiva di 1.000 esuberi tra il personale marittimo a partire dal 2020 e la chiusura delle sedi amministrative di Napoli e Cagliari. I sindacati hanno dichiarato lo stato di agitazione e avviato le procedure per lo sciopero. Nel comparto occhialeria, Safilo ha annunciato 700 esuberi. Ad essere interessati gli stabilimenti del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia. I sindacati di categoria hanno indetto lo stato di agitazione. Nella logistica in sciopero i driver veneti della FedEx. Alla base dello stato di agitazione c’è il tema dell’organizzazione e dei carichi di lavoro.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare i dati Istat sulla produzione industriale, il fatturato e gli ordinativi nell’industria e il rapporto sul mercato del lavoro. Inoltre è presente il XXI Rapporto mercato del lavoro e contrattazione collettiva prodotto dal Cnel e il testo dell’ipotesi di accordo e del contratto nazionale di Anas.