Si è affacciato un nuovo candidato per la presidenza di Confindustria, da decidere l’anno prossimo alla scadenza del mandato di Vincenzo Boccia. Giuseppe Pasini è stato indicato per questa carica dall’assemblea dell’associazione degli industriali di Brescia, di cui è presidente, e ha accettato l’indicazione affermando che lavorerà nei prossimi mesi per verificare se esiste un diffuso consenso sul suo nome. Si profila così un duello tra questo nuovo candidato, forte di essere a capo di un’azienda siderurgica importante la Feralpi, 1.500 dipendenti, 1,3 miliardi di fatturato, e il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi, che da tempo non fa mistero della sua ambizione di sostituire Boccia alla guida di Confindustria.
Al momento non ci sono indicazioni su cosa vorrebbero fare questi due imprenditori una volta raggiunta la presidenza, ma è evidente che i prossimi mesi serviranno proprio a questo, a caratterizzare meglio le candidature per arrivare poi alla sintesi finale. Per questo acquista rilevanza l’appuntamento dell’assemblea generale di Assolombarda il 3 ottobre al teatro della Scala a Milano perché è probabile che lì Bonomi scoprirà le sue carte. Nei mesi scorsi ha più volte avuto interessanti uscite su diversi argomenti, soprattutto sul ruolo che a suo avviso Confindustria dovrebbe avere, adesso si entrerà di più sul merito.
L’unica indicazione forte finora venuta dal presidente di Assolombarda è stata l’esortazione per un patto che preveda un aumento della retribuzione dei giovani che iniziano a lavorare. Negli anni, per diversi motivi, i nuovi assunti sono stati penalizzati per cui il loro salario o stipendio che sia risulta inferiore a quello standard, e non di poco. Una cosa abbastanza negativa, perché questo porta disamore per il lavoro con conseguenze di lungo periodo molto gravi. Bonomi dice che è giusto pagare di più i giovani, che tra l’altro sanno che non avranno una pensione dignitosa.
Non si sa come questo aumento dovrebbe essere realizzato. Forse il presidente di Assolombarda pensa a una fiscalizzazione di quelle retribuzioni, che non scandalizza dal momento che la novità della prossima manovra economica dovrebbe essere proprio l’attacco al cuneo fiscale, una fiscalizzazione a vantaggio dei lavoratori. Che una riduzione più forte del peso delle tasse e della contribuzione sia attuata per i neoassunti, sembra intervento giusto e apprezzabile.
Il punto è però un altro, perché se è certamente giusto pagare di più i giovani, non c’è alcuna certezza che i giovani, anche se meglio pagati, vadano poi a lavorare in fabbrica. È ancora forte l’eco delle parole di Giuseppe Bono a luglio alla conferenza di organizzazione della Cisl. In quell’occasione il ceo di Fincantieri affermò con grande emotività che il suo gruppo nei prossimi anni avrebbe avuto necessità di assumere circa 6.000 operai. “Ma so già, disse, che non li trovo adesso e non li troverò nei prossimi anni. Perché, questa la sua denuncia, la verità è che nessuno vuole venire a lavorare in fabbrica. Del resto, aggiunse, ci sarà un motivo se un giovane, piuttosto che venire a lavorare da noi e guadagnare 1.700 euro al mese preferisce fare il rider e guadagnarne 700”.
Una difficoltà che non era solo sua, perché, come venne fuori con molta chiarezza nei giorni successivi, la carenza di manodopera specializzata, non certo quella comune, che si trova, è un problema di tutto il Nord del paese. Non ci sono scuole e non c’è chi le voglia frequentare. Bono si prese, assieme alla sua generazione, la responsabilità di questa situazione. “Siamo noi, disse, che abbiamo allevato male i nostri giovani, che non vogliono fare un lavoro che ritengono ‘sporco’, per cui adesso non ci sono più le scuole tecniche e nemmeno i giovani che potrebbero frequentarle”. E il gap con gli altri paesi cresce invece di diminuire: basta pensare che in Germania seguono i corsi degli ITS, gli istituti tecnici superiori, 800mila persone, da noi solo 11mila.
È così, le nuove generazioni non vogliono lavorare in fabbrica, rifiutano quel lavoro, vogliono altro dalla vita, anche a costo di guadagnare meno, molto meno. Probabilmente non sanno nemmeno bene a cosa rinunciano. Perché è senz’altro vero che una volta le fabbriche fossero brutte e sporche, ma questa è un’immagine del passato, adesso le fabbriche sono pulite e accoglienti. Certo, si lavora, ma non nella maniera, molto dura, di una volta. Ma questo i giovani non lo sanno. Dovrebbero frequentare di più le fabbriche, imparare a conoscerle per superare questo gap culturale, ma non è facile. Si potrebbe pensare che aiuterebbe questo processo un’intensificazione delle pratiche di abbinamento scuola-lavoro, ma c’è da tener presente che furono proprio i giovani a rifiutare quell’esperienza. “Siamo studenti, non operai”, affermarono perentoriamente e l’esperimento fallì.
Il cammino da fare per recuperare questo gap è lungo e difficile. Si tratta di ridare valore al lavoro, di fare a ritroso la strada che è stata percorsa in questi anni (o decenni) per tornare a costituire quella fierezza che avevano una volta i lavoratori, quando gli specializzati erano considerati l’aristocrazia operaia, erano rispettati e andavano fieri del loro status. Poi è andato tutto in fumo, non ha avuto più peso e significato sociale cosa si faceva, i contenuti delle mansioni, ma solo quello che si guadagnava, cosa si poteva comprare, a cosa si doveva rinunciare. Il lavoro era (ed è) una merce e in quanto tale è pagata secondo le altalene del mercato. E se poi un’azienda non trova specializzati da assumere, peggio per lei.
Massimo Mascini
Per i nostri lettori pubblichiamo qui di seguito una scelta delle notizie e degli interventi più significativi apparsi nel corso della settimana su ildiariodellavoro.it (Vai al sito per leggere il giornale completo, aggiornato quotidianamente dalla nostra redazione).
Contrattazione
Nel trasporto aereo è stato firmato l’accordo sulla cassa integrazione straordinaria a rotazione per 1075 lavoratori di Alitalia, a fronte dei 1.360 che erano stati previsti dalla precedente cassa invernale, di cui 75 comandanti, 320 assistenti di volo e 680 del personale di terra. È ripreso il confronto tra Abi e i sindacati per il rinnovo del contratto nazionale del credito, secondo il calendario fissato dalle parti nel mese di luglio. Per quanto riguarda il gruppo Ferrari, è stato sottoscritto tra le parti sociali un accordo integrativo sulla parte economica e normativa. In particolare, l’intesa si inserisce all’interno del contratto collettivo specifico di lavoro Fca, e prevede un premio di 4.600 euro in tre tranches, con un aumento del 107% raggiunte le 11.500 vetture; viene inoltre rafforzata la formazione per i lavoratori. Infine, il Gruppo Generali e i sindacati di categoria hanno sottoscritto l’accordo relativo all’anticipo del TFR per l’adesione al piano azionario We Share previsto per i dipendenti. L’accordo ha valore per tutte le aziende del Gruppo comprese nel contratto nazionale Ania e nel Ccnal.
Interviste video
Il direttore de Il diario del lavoro Massimo Mascini ha intervistato Mario Mantovani, presidente Cida per parlare delle trasformazioni e delle iniziative che il sindacato dei manager sta mettendo in campo per rafforzare ulteriormente la sua presenza sul territorio e i luoghi di lavoro. Sempre Mascini ha intervistato Stefano Cuzzila, presidente di Federmanger, in merito al nuovo profilo dell’innovation manager, che sarà accredito proprio dall’associazione al Mise, e che risponderà a precisi profili di professionalità che potrà mettere al servizio delle piccole e medie imprese italiane.
Servizi a cura di Emanuele Ghiani.
Interviste
Tommaso Nutarelli ha intervistato Paolo, rider di Milano, uno dei promotori della lettera con più di 500 firme contro il decreto per le tutele sul lavoro. Al Diario del lavoro il rider racconta come è nata l’iniziativa e come è realmente la sua esperienza lavorativa di ciclofattorino ad “alto reddito”. Sempre Nutarelli ha intervistato Michele De Rose, segretario generale della Filt-Cgil, che commenta la lettera sottoscritta dai rider De Rose ammette che nel decreto ci sono diverse cose che vanno modificate, ma ribadisce che solo il contratto nazionale della logistica e la contrattazione sono gli strumenti per garantire le giuste tutele a tutti.
Analisi
Maurizio Ballistreri spiega l’evoluzione del caporalato, una forma di sfruttamento non più legata alle campagne del Mezzogiorno, ma ormai presente anche nella ricca pianura Padana. Una piaga, afferma Ballistreri, capace di penetrare anche nel mondo dell’economia 4.0, come avvenuto nel caso dei rider.
Laura Di Raimondo fa il punto sulle sfide future del lavoro digitale che attendono l’Italia. Il nostro Paese, sottolinea Di Raimondo, è sempre più incapace di colmare il digital gap. Serve una visione di lungo periodo che coinvolga tutti gli stakeholder e ci permetta di tornare a correre con il resto dell’Europa. Cruciale investire in formazione per rilanciare economia e lavoro.
Fernando Liuzzi spiega come il Tribunale del Riesame abbia accolto il ricorso dell’Ilva, scongiurando, al momento, lo spegnimento dell’Altoforno 2. Sarà superata l’idea, domanda Liuzzi, che sequestrare un impianto industriale sia il modo migliore per tutelare ambiente e salute?
Il guardiano del faro
Marco Cianca affronta il tema dell’immigrazione, spiegndo come la questione vada gestita sotto il profilo del rispetto delle regole e soprattutto culturale. Una sfida non facile, afferma Cianca, contro la quale gioca la retorica salviniana, che alimenta il fuoco dell’intolleranza, e i tentennamenti della politica italiana e europea.
I blog del Diario
Giuliano Cazzola ricorda Pierre Carniti, scomparso lo scorso giugno, attraverso l’iniziativa della Fim-Cisl, nella quale è stato presentato il libro di Carniti “Passato Prossimo – Memorie di un sindacalista d’assalto, 1973-1985”. Cazzola parla di Carniti come di un uomo capace di sfidare il futuro, che con questo libro racconta un momento cruciale per la storia politica e sindacale del paese.
Diario della crisi
Fp-Cgil, Fit-Cisl e Fiadel di Roma e Lazio all’incontro con la dirigenza di Ama hanno sottolineato le proprie preoccupazioni per la condizione finanziaria dell’azienda municipalizzata. Nel trasporto pubblico locale i sindacati di categoria hanno indetto lo sciopero per denunciare le criticità nelle quali versano i lavoratori del comparto. La Cisl-Roma fa sapere che la Open Italia, società operante nel settore automotive, ha annunciato l’avvio per la procedura di licenziamento per i 62 lavoratori dello stabilimento di Fiumicino, e che non farà nessun ricorso agli ammortizzatori sociali.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare i rapporti Istat sui conti economici nazionali, sui prezzi alla produzione dell’industria e delle costruzioni riferiti ad agosto 2019, sui prezzi delle abitazioni del II trimestre 2019, sul commercio estero extra Ue sempre di agosto 2019 e il report sulla fiducia di imprese e consumatori. È inoltre presente il documento unitario di Cgil, Cisl e Uil sull’ambiente e su un modello di sviluppo sostenibile e il verbale di accordo del Gruppo Generali sull’anticipo del Tfr.