Doveva essere un ‘’anno bellissimo’’ (copyright Giuseppe Conte) invece sono ritornati a volare i “gufi”. Si credevano estinti, povere bestiole, ma ci ha pensato Matteo Salvini a resuscitarli, tacciando di gufaggine, appunto, le previsioni di Confindustria che collocano la crescita del Pil 2019 a quota zero (rispetto allo 0,9 che aveva previsto a ottobre) con tutto quel che ne consegue: occupazione ferma, consumi al palo, investimenti in calo, scombussolamento dei conti pubblici, eccetera. In una parola: recessione alle porte.
Il governo, dal lato ‘’verde’’, minimizza: sono gufi gli industriali, dice Salvini, e gufo, si suppone, allora, anche il governatore della Banca d’Italia, considerando che nelle stesse ore in cui Confindustria presentava i suoi dati, Ignazio Visco affermava che il 2019 è iniziato male e proseguirà probabilmente peggio. Non bastasse questo effetto stereofonico, anche Standard and Poor ci ha messo del suo, ribassando le previsioni della crescita italiana da 0,7 a 0,1: un filo perfino più generose, rispetto allo zero spaccato annunciato da Confindustria.
Un intero stormo di gufi, dunque, vola sul nostro paese? Purtroppo, no. Purtroppo, è solo la verità dei fatti, anticipata da mesi nei dati Istat su produzione industriale, occupazione, consumi, eccetera, e confermata in settimana da tre fonti autorevoli come, appunto, il Centro studi confindustriale, la Banca d’Italia e la principale agenzia di rating internazionale. Dunque crescita zero, quest’anno, e appena 0,4 il prossimo. Gli investimenti privati sono per la prima volta previsti negativi dopo anni di crescita (meno 2,5% quest’anno, escluse le costruzioni), e va male anche l’occupazione: se nella prima metà del 2018 era cresciuta di quasi 200 mila unità, nel secondo semestre è calata di 84mila, conteggiano gli industriali.
Ma e’ dai conti pubblici che arriva la preoccupazione maggiore: crescita zero significa che quest’anno il rapporto deficit/ Pil salirà al 2,6, rispetto al 2 concordato dal governo con l’Ue, il debito rispetto al Pil e’ atteso in salita al 133,4% nel 2019 e al 133,6% l’anno prossimo. E sta per caderci in testa anche il macigno dell’Iva: la scelta sarà tra aumentarla al 25%, con gli effetti recessivi immaginabili, o andare al 3,5% di deficit. La manovra 2020, dunque, partirà già dai 23 miliardi necessari per disinnescare le clausole di salvaguardia Iva, più altri 9 per la correzione strutturale, totale 32 miliardi. Le risorse per crescita e investimenti, in sostanza, prosciugate.
Riassumendo: secondo gli economisti di Confindustria quest’anno la domanda interna risulterà “praticamente ferma”, ed è illusorio anche sperare negli effetti (magnificati invece dal governo) di quota 100 e reddito di cittadinanza, il cui impatto sui consumi, secondo il CsC, sarà ‘’esiguo’’. La recessione, avverte il centro studi, potrà essere evitata solo grazie all’espansione, peraltro non brillante, della domanda estera. Salvo che non si realizzi l’auspicato “cambio di passo nella politica economica nazionale”. Vale a dire un ripensamento complessivo delle strategie del governo.
Tuttavia, come abbiamo visto, la reazione dell’esecutivo, lato “verde”, è stata invece quella di tirare in ballo i gufi, anche se dal lato “giallo” Luigi Di Maio correggeva: “Le preoccupazioni degli industriali sono anche le nostre, non è il momento di parlare di gufi, quello era Renzi, non siamo noi”. Servendo cosi’ all’ex premier un perfetto assist per piazzare una perfida battuta: “Ha ragione Di Maio, loro non sono Renzi: con me il Pil cresceva a 1,5%, con loro zero’’.
Ma mentre Di Maio dagli Usa stemperava le polemiche, a Roma, forse per via del fuso orario, gli ignari esponenti dei 5 Stelle continuavano a sparare a palle incatenate contro gli industriali: “Ormai Confindustria è peggio del Fmi’’ (Stanislao Di Piazza, vicepresidente M5S in Commissione Finanze Senato); “Confindustria fallimentare, faccia esame coscienza” (Laura Bottici, capogruppo M5S in commissione Finanze Senato); “Da Confindustria doppi giochi per tirare la volata alle lobby” (Elisa Pirro, capogruppo M5S in commissione Bilancio Senato). Tanto per dire l’efficace coordinamento e la lucidità con cui nella maggioranza di governo si sta reagendo a una situazione potenzialmente da incubo.
Nel frattempo, i commissari Alitalia, in audizione parlamentare, segnalavano che la loro gestione potrà andare avanti solo per un altro paio di settimane: senza passi concreti verso una definizione del passaggio di proprietà alle Fs, per la compagnia di bandiera resterà solo la liquidazione, poiché la legge non consente altre proroghe.
E sempre nel frattempo, sempre nella stessa nera giornata, le agenzie segnalavano il brindisi con bottiglie di prosecco, alla buvette del Senato, tra il premier Conte, vari ministri e i senatori del M5S, per ‘’festeggiare’’ il sì definitivo al decretone su Quota 100 e reddito di cittadinanza con tanto di selfie e sorrisi smaglianti.
Viene da chiedersi, a questo punto, chi e in che modo potrà mai assumersi la responsabilità di scrivere non solo il Def atteso per aprile, ma soprattutto la prossima legge di bilancio: con questi numeri, con queste previsioni, tenere in equilibrio i conti pubblici e l’economia sarà come sfidare la legge di gravità. Sarà ‘’un arduo esercizio’’, dice infatti la Confindustria. O, per dirla con Fiorella Mannoia, sarà tutto “un equilibrio sopra la follia”. Tanto che si torna esplicitamente a parlare di patrimoniale, di prelievo forzoso sui conti correnti, di prossima esplosione della maggioranza di governo. Ma sarà un anno bellissimo, davvero.
Nunzia Penelope
Contrattazione
Questa settimana è stata sottoscritta l’intesa, tra Fp-Cgil, Cisl-Fp, Fisacat-Cisl, Uil-Fpl e Uiltucs e Agci, Confcooperative e Legacoop, per il rinnovo del contratto delle cooperative sociali. L’intesa prevede incrementi salariali medi a regime di 80 euro, con un’una-tantum di 300 euro, l’aumento della quota a carico delle aziende sulla previdenza complementare che passa dall’1% all’1,5%. Viene introdotta anche la banca delle ore. Nella logistica è stato sottoscritto il rinnovo del contratto delle imprese di facchinaggio in appalto presso il ministero della Difesa. Nel documento è prevista l’introduzione della clausola sociale in caso di cambio di appalto a salvaguardia dell’occupazione. Viene altresì riconosciuta l’anzianità di servizio nell’ambito dei diversi cambi di aziende nell’appalto. L’aumento economico è di 108 euro al 5° livello. Nel settore della automotive Shnellecke assieme alla Fiom-Cgil e Nidil-Cgil di Bologna l’agenzia per il lavoro Synergie hanno siglato un accordo per la stabilizzazione dei lavoratori interinali. L’accordo nasce dalla volontà di arginare gli effetti del decreto dignità. Presso il ministero del Lavoro è stato raggiunto l’accordo per la cassa integrazione per lo stabilimento Treofan di Battipaglia, che blocca così il licenziamento dei 65 dipendenti. Nel comparto bancario, Ubi e i sindacati hanno siglato un accordo che prevede 295 uscite grazie al Fondo di Solidarietà e 100 nuove assunzioni. È stata inoltre varata la piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale delle lavanderie industriali. I sindacati di categoria chiedono un aumento salariale di 115 euro, nel triennio 2019-2021 e lo sviluppo di politiche di sistema per arginare il dumping contrattuale. Inoltre si si punta alla promozione di politiche sociali, come la staffetta generazionale, la gestione dei tempi di vita e di lavoro.
Interviste video
Il direttore de Il diario del lavoro Massimo Mascini ha intervistato il neoeletto presidente della Cida Mario Mantovani, per fare il punto sulle sfide future che attendono l’associazione che raggruppa i manager. Mantovani ha parlato anche delle difficoltà attuali dell’economia e del mercato del lavoro in Italia. Il ruolo dei dirigenti risulta essere sempre più centrale se si vuole essere all’altezza delle trasformazioni tecnologiche e organizzative del lavoro.
Servizio a cura di Emanuele Ghiani e Alessia Pontoriero
La nota
Fernando Liuzzi fa il punto sulla situazione della redazione romana de “Il Giornale”. In una nota congiunta, Cgil e Slc-Cgil protestano per l’esclusione dei sindacati dei poligrafici dagli Stati generali dell’editoria e chiedono che sia riaperta la trattativa. Sempre Liuzzi torna sulla situazione di Radio Radicale. Mentre l’emettente radiofonica è minacciata di chiusura dalla legge di Bilancio, il Comitato di redazione denuncia che, dopo una settimana, una richiesta di incontro urgente col Ministro del Lavoro non ha ancora ricevuto risposta.
Analisi
Alessandro Genovesi interviene sul tema, molto discusso, del salario minimo. Per il segretario generale della Fillea, così come oggi viene proposto lo strumento è strategicamente sbagliato. Tra i suoi effetti ci sarebbe la destrutturazione del sistema delle relazioni industriali e una distruzione di ricchezza e benessere diffusi nel medio periodo, sia per minore redistribuzione sia per minori investimenti privati.
Alessandra Servidori torna sul tema dei diritti di genere, partendo dallo studio presentato dal Dipartimento per i diritti dei cittadini e gli affari costituzionali del Parlamento europeo, su richiesta del comitato FEMM sull’integrazione di genere nelle commissioni e delegazioni del Parlamento comunitario.
Il guardiano del faro
Marco Cianca racconta il bisogno dell’Italia di qualcuno che la emancipi, la protegga e la governi. Un bisogno che per Cianca si ritrova negli scritti di Machiavelli, a cinquecento anni dalla sua nascita, ma che riguarda anche l’Italia odierna. Allora gli invasori erano le truppe di Carlo VIII, oggi sono gli immigrati, e Francia e Germania di nuovo indicate come vessatrici, anche se, invece di spadoni e colubrine, per dominarci usano le banche.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare il rapporto di Confindustria “Dove va l’economia italiana e gli scenari geoeconomici” e il rapporto sempre di Confindustria in collaborazione con il Cerved sulle Pmi nel Mezzogiorno. Inoltre sono presenti l’articolato completo, il verbale di accordo e l’accordo di impegno relative all’intesa per il rinnovo del contratto nazionale delle cooperative sociali. Infine i dati Istat sui prezzi al consumo e sui prezzi della produzione industriale.