Il giorno da segnarsi in agenda è giovedì 5 novembre, data del primo appuntamento per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Storicamente il contratto delle tute blu è considerato, a torto o a ragione, la madre di tutte le trattative, ma questa volta più del solito: non solo in quanto rappresenta la categoria dell’industria più numerosa, con oltre un milione 600 mila addetti, ma soprattutto perché, data le particolari circostanze, è destinato a segnare -positivamente o negativamente lo vedremo- un punto di svolta nella stagione contrattuale.
Al rinnovo imprenditori e sindacati arrivano in ordine sparso. Divisi i sindacati di categoria: da un lato Fim e Uilm e dall’altro la Fiom, nelle ultime tornate contrattuali addirittura esclusa dal tavolo, dove oggi invece torna in virtù di una clausola (nel Testo unico sulla rappresentanza) che garantisce il diritto al confronto per chiunque rappresenti almeno il 5% degli iscritti. Una presenza dunque imposta, e che i colleghi sindacalisti, a quanto pare, mal sopportano probabilmente più di quanto non impensierisca gli stessi imprenditori. I contenuti della piattaforma Fim e Uilm sono noti: aumento di 105 euro lordi medi mensili nel triennio, revisione dell’inquadramento, formazione, welfare integrativo e partecipazione. La piattaforma Fiom, presentata solo pochi giorni fa e ancora in attesa di essere “bollinata” dal voto della base (cosa che avverrà entro la prima metà di novembre) prevede invece la contrattazione annuale del salario, da definire in base a parametri oggettivi sia macro economici che di settore; per quanto riguarda il 2016, la richiesta è di un aumento del 3% rispetto agli attuali minimi salariali.
Ma le divisioni sono, appunto, anche sul fronte industriale. Il fallimento della mai decollata trattativa tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria sulla riforma del sistema contrattuale, fa sì che la stagione dei rinnovi si apra senza uno straccio di linea da parte del mondo imprenditoriale, che si muove ormai sulla base dell’ “ognuno per sé e dio per tutti”. Succede infatti che alcuni settori puntino a un contratto rapido e indolore, senza farla tanto lunga con cavilli pratici o ideologici, appagati dal portare a casa una garanzia di pace sociale; ed è il caso dei Chimici, probabilmente seguiti, a breve, dagli Alimentaristi. Altri settori, come appunto i meccanici, sono di tutt’altro avviso: tanto più essendo saltata la trattativa interconfederale, sostiene Federmeccanica, questo rinnovo dovrà necessariamente costituire una svolta innovativa, altrimenti, meglio non farne niente.
Il rinnovo dei Chimici (un aumento di 90 euro, firmato in meno di 24 ore e con oltre due mesi di anticipo sulla scadenza naturale) ha infatti spiazzato Confindustria, dimostrando che è possibile rinnovare i contratti senza attendere fantomatiche trattative ad alto livello. Tocca dunque a Federmeccanica rimettere le cose in pari. Come? Gli industriali metalmeccanici puntano ad attribuire al contratto nazionale solo un ruolo di garanzia e tutela per le fasce più deboli, spostando la concreta crescita del potere d’acquisto sulla contrattazione di secondo livello: questo, sostanzialmente, è il concreto senso della richiesta di “un contratto di rinnovamento”, più che di un rinnovo tradizionale preannunciato dagli industriali. Ma proprio su questo punto Fim, Fiom e Uilm sono pronte a fare muro: il contratto nazionale non si smobilita.
Rinnovare i contratti in scadenza, per i sindacati, significa combattere le incertezze dell’economia: solo così, affermano, la ripresa potrebbe consolidarsi. Federmeccanica è di parere opposto: poiché nessuna legge impone di rinnovare i contratti, fanno sapere gli industriali del settore, se non si otterranno i risultati attesi non si farà alcun rinnovo. Un’affermazione solo apparentemente apodittica: la conseguenza del fallimento sarebbe infatti quella di aprire la porta all’intervento legislativo, ipotesi che sembra ottenere ogni giorno di più il gradimento del mondo imprenditoriale, o almeno di quella parte di esso convinta che, con un Governo così palesemente favorevole al sistema delle imprese, si tratterebbe di un’ottima occasione per ridefinire i rapporti di forza nel paese. Se poi abbiano ragione o meno, lo si vedrà solo nelle prossime settimane e mesi. Il Diario, come d’abitudine, seguirà puntualmente la trattativa, e ne riferirà in dettaglio ai propri lettori. Sapendo che in gioco, stavolta, non c’è “solo” un contratto, ma molto di più.
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A proposito di rapporti di forza, in queste ore si sta combattendo a Roma una surreale battaglia, che vede schierato da una parte il sindaco Ignazio Marino, arroccato in Campidoglio dopo il ritiro delle dimissioni, e dall’altra, nel faticoso intento di schiodarlo dalla poltrona, il Partito democratico: partito che – occorre ricordare- due anni fa ha indicato e sostenuto come primo cittadino della Capitale proprio Marino. Ferme restando le evidentissime debolezze di Marino, restano alcune considerazioni che occorrerebbe fare. La prima: i motivi per cui il Pd ha deciso di sbarazzarsi del suo sindaco non sono chiari affatto, e forse sarebbe stato il caso di esplicitarli, prima di procedere all’imbarazzante “operazione sgombero”. Ne avrebbero guadagnato la trasparenza e la fiducia dei cittadini nel sistema politico. La seconda considerazione riguarda Matteo Renzi: il premier è anche segretario del Pd e dunque, in questa vicenda, sarebbe stato il caso che ci “mettesse la faccia”, come ama dire, invece di girare al largo, demandandone la pasticciatissima soluzione ad altri.
Contrattazione
Questa settimana è stata raggiunta l’intesa per il primo contratto aziendale del gruppo Eataly, accordo che presta grande attenzione alle voci del welfare, e sono stati firmati gli accordi per la gestione di 2.600 esuberi Telecom tramite contratti di solidarietà, scongiurando così i licenziamenti. Diversamente, la Pininfarina non sembra voler fare passi indietro sugli annunciati 14 esuberi.
Si è poi svolto il primo incontro, tra sindacati e governo, a seguito all’acquisizione da parte di Heidelberg del gruppo Italcementi, mentre Ikea ha presentato una nuova proposta di rinnovo del contratto integrativo, disdettato dall’azienda stessa lo scorso maggio.
Proseguono, inoltre, le trattative per il rinnovo del contratto nazionale dell’industria alimentare e quelle sul premio di risultato del gruppo Finmeccanica.
Infine, dopo l’accordo siglato con Fca, il sindacato dell’auto americano (Uaw) ha raggiunto un’ipotesi di accordo anche con la General Motors.
Opinioni
Maurizio Ricci riferisce dello studio di quattro economisti americani sui benefici che la società trarrebbe dall’azione del sindacato.
La nota
Nunzia Penelope riferisce del convegno romano dedicato alla funzione sociale della cooperazione: “Tra economia e legalità”, mentre Fernando Liuzzi esamina i dati emersi dal rapporto annuale dell’Ilo, l’agenzia delle Nazioni Unite dedicata al lavoro, relativo a scenari e tendenze globali. Ancora Liuzzi, infine, offre un’analisi comparativa tra l’ipotesi di accordo raggiunta dal sindacato americano dell’auto con la Genral Motors e la precedente intesa firmata con Fca.
Documentazione
Questa settimana, sul sito del Diario del Lavoro, è possibile consultare il testo della National bureau of economic research sugli effetti sociali dell’attività sindacale, quello della piattaforma siglata Fiom per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, e il riassunto del Governo del testo della legge di stabilità 2016. Ancora, il testo del rapporto annuale dell’ILO “The changing nature of jobs”, quello della lettera inviata dal segretario generale della Filctem-Cgil, Emilio Miceli ad aziende e lavoratori sulla sigla dell’ipotesi di accordo del contratto dei chimici, e quello della missiva scritta da Roberto Benaglia, segretario regionale Cisl Lombardia, a istituzioni e imprese lombarde sul dopo Expo. Infine, il testo del rapporto sui dati provvisori dell’Istat su occupati e disoccupati in settembre.