Al di là delle polemiche quotidiane, una reale riflessione su quota 100 – o meglio sul post quota 100- non è ancora stata fatta. Eppure, si dovrebbe. Perché la data in cui il provvedimento che consente di andare in pensione con 62 anni e 38 di contributi scadrà, dicembre 2021, è più prossima di quanto sembri; e già la prossima legge di bilancio dovrebbe iniziare ad affrontare la questione.
Aprire subito un cantiere di discussione per capire cosa fare di quota 100 sarebbe dunque il caso, mettendo da parte le pretese sia di chi ne vorrebbe la conferma, sia di chi ne reclama la cancellazione. È abbastanza chiaro che non si può fare né l’una né l’altra cosa: cancellare quota 100 tout court a dicembre 2021, creando improvvisamente uno ‘’scalone’’ di 5 anni, sarebbe un’ingiustizia per tutti coloro ai quali verrebbe a mancare magari un solo mese per rientrare nei parametri; ma del resto, confermare quota 100 oltre il 2021 vorrebbe dire sprofondare i bilanci pubblici irreparabilmente e, soprattutto, inutilmente.
Va infatti detto che quota 100 fa danni ai conti pubblici, ma meno di quanto avrebbe potuto farne. E questo perché il provvedimento non ha avuto il ‘’successo’’ immaginato dal governo giallo verde che lo aveva così fortemente voluto. Fin qui ha fatto domanda per accedervi circa la metà delle persone previste, e già questo la dice lunga sul fallimento del tutto. L’operaio, per dire, cioè proprio quello che secondo i proclami leghisti avrebbe avuto un gran beneficio dall’andare in pensione prima dei 67 anni, ha scoperto in fretta che quota 100 non se la può permettere, perché lo penalizzerebbe economicamente. E, in quest’ottica, anche il divieto di cumulo è un forte disincentivo. Uno studio Cgil recente, stima che alla fine del triennio avrà aderito a quota 100 solo il 35% della platea prevista, in tutto poco più di 340 mila persone, contro una stima iniziale di quasi un milione. Tanto che alla fine del percorso si prevede che ci saranno tra i sette e i 10 dieci miliardi di risparmi rispetto alla spesa prevista.
D’altra parte, va ricordato che già nel 2017 l’età di pensionamento effettiva era risultata assai più bassa di quella legale di vecchiaia, e cioè 62 anni e dieci mesi, rispetto ai 67 anni di legge. Inoltre, il 68% dei nuovi pensionati, di vecchiaia e anzianità, ha meno di 65 anni, percentuale che sale a quasi l’80% nel settore pubblico. Nel complesso, un quarto di tutti i pensionamenti del 2017 è andato in pensione con meno di 60 anni. È l’effetto combinato di tutte le varie facilitazioni già esistenti -ape social, ape volontaria, opzione donna, usuranti, gravosi, eccetera- per lasciare il lavoro in anticipo. Anche per questa ‘’concorrenza’’ quota 100 vede a tutt’oggi solo 142.000 domande presentate, di cui la fetta maggiore (63 mila) riguarda persone tra i 63 e i 65 anni, altre 50 mila fino a 63 anni, e 27 mila oltre i 65 anni. Dunque, alla fine, tutto si è risolto nel concedere un anticipo di un paio di anni a un pugno di persone? Esattamente: spendendo però una enormità. E per di più non si sa come uscirne.
Ma al di là dell’età di pensionamento in senso stretto, incombono altri tre serissimi problemi molto sottovalutati dai decisori politici. In primo luogo, il problema demografico: non solo l’invecchiamento, per cui l’età di vita post pensione si allunga; quello che veramente peserà sarà la drastica riduzione della popolazione in età da lavoro, che comporterà come conseguenza diretta il restringimento della base di chi paga i contributi. Far ripartire il tasso di natalità, ammesso ci si riesca, non risolverebbe il problema, perché comunque il ‘’buco’’ ormai c’è e resta. Ma anche contare sugli immigrati per colmarlo è illusorio, e questo è il secondo problema: non è dato sapere, anche a causa del clima sociale e politico e delle varie leggi sul tema, quanti immigrati arriveranno in futuro nel nostro paese, né quanti di loro saranno in condizioni di pagare i contributi. Infine, terzo problema, c’è l’incognita delle nuove generazioni con una vita lavorativa discontinua e precaria: difficile immaginare a quanti anni riusciranno a raggiungere la quota di contributi necessari ad accedere alla pensione, probabilmente mai. E in questo caso, a carico di chi saranno nel loro futuro di anziani che, oltretutto, si prospetta assai più lungo rispetto a quello della generazione oggi anziana?
È per l’insieme di questi motivi che le polemiche su “quota 100 – sì- o- no”, tutto sommato, lasciano il tempo che trovano; mentre una riflessione seria e ad ampio raggio sul ‘’che fare’’ dal 2021 in poi, quella sì sarebbe utile. Forse sarebbe necessario abbassare la pressione politica sull’argomento e provare a ragionarci seriamente, in maniera bipartisan, senza pregiudizi ideologici, portando la discussione fuori dal ristretto circolo di addetti ai lavori, studiosi, economisti (tutti ugualmente preoccupati dal futuro, va detto) nel quale è oggi rinchiusa.
Nunzia Penelope
Per i nostri lettori pubblichiamo qui di seguito una scelta delle notizie e degli interventi più significativi apparsi nel corso della settimana su ildiariodellavoro.it (Vai al sito per leggere il giornale completo, aggiornato quotidianamente dalla nostra redazione).
Contrattazione
Questa settimana è stata sottoscritta la proroga del contratto integrativo di Fincantieri. Nel documento vengono prolunganti i trattamenti fiscali in essere anche per il prossimo anno. Nell’incontro tra le parti, i sindacati hanno inoltre portato all’attenzione dell’azienda le tematiche inerenti al welfare, lo smart working e gli appalti. Nel settore della logistica è stata raggiunta un’intesa in base alla quale a tutti i lavoratori, diretti, in appalto e nella distribuzione di Ups saranno riconosciuti i trattamenti del contratto nazionale della logistica. Questo comporta il riconoscimento della clausola sociale e i meccanismi partecipati di controllo. Nel credito, i lavoratori di Banca Intermobiliare hanno approvato all’unanimità l’ipotesi di accordo. L’intesa consente di gestire le ricadute del nuovo piano di rilancio dell’azienda e la previsione di esuberi per 140 lavoratori, su un totale di circa 400 dipendenti.
Analisi
Alessandra Servidori ci spiega tutto quello che c’è da sapere sul Mes, per fare chiarezza sulle reali condizioni della riforma e sedare così gli allarmismi ingiustificati che stanno infiammando il parlamento e il governo. Ancora Servidori, analizza il quadro della condizione della donna, alla luce di una ricerca Tecnè condotta su un campione di duemila italiani: ne emerge che il concetto di pari opportunità, nel nostro paese, è ancora molto lontano dall’essere riconosciuto.
Francesco Lauria ci offre un ritratto della vicenda sindacale e politica di Fernando Santi e del suo riformismo sfidante anche per la Cisl.
La nota
Nunzia Penelope anticipa la notizia della nuova struttura di comunicazione che si prepara in Cgil. Una ‘’rivoluzione’’ voluta da Maurizio Landini, che ha affidato il progetto a una società esterna al sindacato. Il nuovo sistema prevede anche il lancio di una piattaforma digitale, per diffondere contenuti e sondaggi. La direzione della comunicazione sarà affidata all’ex direttore del Manifesto e spin doctor di Landini, Gabriele Polo.
Fernando Liuzzi ha seguito la presentazione della 152esima indagine congiunturale di Federmeccanica. Il report conferma lo stato di recessione dell’industria metalmeccanica italiana dove tutto cala: ore lavorate, occupazione. L’unica cosa che cresce è la Cassa integrazione e, in particolare, quella straordinaria.
Tommaso Nutarelli ha seguito il convegno organizzato al Cnel dalla Uil nel quale è stato ricordato Raffaele Vanni, storico segretario generale della Uil. Sempre Nutarelli fa il punto sulla presentazione del V Rapporto dell’Ocsel sulla contrattazione di secondo livello organizzato dalla Cisl.
Il guardiano del faro
Marco Cianca racconta il caos che ormai regna sovrano sulla scena politica italiana, funestata da personalità irritanti e dove mancano idee e progetti. Ma, afferma Cianca, anche al di là dei nostri confini le cose non vanno meglio. I sovranismi ruggiscono minacciosi, mentre i valori della pace e del progresso vacillano.
I blog del Diario
Daniela Piras fa il punto sulla vicenda del Fondo Previmoda giunta al bivio finale. La Commissione elettorale per il rinnovo degli organi deliberativi è stata bloccata, trasformandosi da questione politica a giudiziaria.
Tommaso Nutarelli racconta la manifestazione delle sardine organizzata lo scorso sabato in piazza della Repubblica a Firenze.
Sempre Nutarelli analizza l’eccessivo protagonismo che sta bloccando ogni discussione politica a colpi di veti. Ma tanto perché preoccuparsi? Si chiede Nutarelli. Non sta tutto andando per il meglio?
Diario della crisi
Nel comparto bancario Unicredit ha annunciato entro il 2023 un piano di esuberi di 8mila persone e la chiusura di 500 filiali. Dura la reazione dei sindacati. Cgil, Cisl e Uil della Liguria hanno lanciato un appello al governo per chiedere tempi certi e risorse adeguate per far fronte ai danni causati dal maltempo. Filctem, Femca e Uiltec hanno lanciato l’allarme occupazionale per Gela dove centinaia di lavoratori attendono l’avvio del progetto Argo-Cassiopea di Eni, bloccato dalla mancata firma del ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, fino alla proroga della Valutazione di impatto ambientale, scaduta a giugno. Dopo l’annuncio da parte di ArcelorMittal di un piano con 6.300 esuberi i sindacati dei metalmeccanici, Fim, Fiom e Uilm, hanno indetto per il prossimo 10 dicembre uno sciopero di 24 ore in tutti gli stabilimenti del gruppo. Nello stesso giorno sciopereranno anche i lavoratori dei servizi in appalto presso l’ex-Ilva, sia nel settore servizi di pulizia e servizi integrati/multiservizi, che in quello della vigilanza e ristorazione, e i dipendenti di ArcelorMittal Maritime e i gli addetti dell’indotto autotrasporto, con il blocco delle merci in entrata e in uscita degli impianti di Genova e Taranto.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare i dati dell’Istat sulle condizioni di vita e il reddito delle famiglie, le stime del commercio al dettaglio, la nota mensile sull’andamento dell’economia italiana e la congiuntura flash di Confindustria. È inoltre presente il testo sulla riforma del Trattato istitutivo del meccanismo europeo di stabilità a cura del servizio studi del Senato, il rapporto dell’Ufficio parlamentare di bilancio sullo stato della sanità in Italia e la sintesi della 152esima indagine congiunturale di Federmeccanica.