Escludere il “contagio Covid-19” dalla responsabilità penale delle imprese (non sanitarie) e “neutralizzare fiscalmente”, in modo temporaneo, il costo di interventi organizzativi (come su turnazione o straordinari) conseguenti a protocolli di sicurezza e al recupero della produzione perduta per il fermo. E’ la prima delle proposte elencata nella lunga lista di interventi del “piano Colao”, il documento di provvedimenti per il rilancio dell’economia post pandemia elaborato dalla della task force creata dal governo.
“Per quanto attiene al rischio di responsabilità penale, questo è fortemente ridotto laddove si preveda che l’adozione, e di poi l’osservanza, dei protocolli di sicurezza, predisposti dalle parti sociali (da quello nazionale del 24 aprile 2020, a quelli specificativi settoriali, ed eventualmente integrativi territoriali), costituisce adempimento integrale dell’obbligo di sicurezza del codice civile”, recita il documento.
“Il datore che adempie all’obbligo di sicurezza, nei termini di cui sopra, non andrebbe incontro né a responsabilità civile né a responsabilità penale – prosegue il piano Colao – pur in presenza di un eventuale riconoscimento da parte dell’Inail dell’infortunio su lavoro da contagio Covid-19. Peraltro si è già previsto che gli infortuni da contagio Covid-19 non vengano contabilizzati per l’azienda ai fini dell’andamento infortunistico, e quindi non hanno conseguenze sul piano dei premi assicurativi”.
Altro aspetto riguarda un modo per normare al meglio lo smart working e adottare un codice etico a immediata tutela dei lavoratori.
“Utilizzare la fase attuale – si legge – per un’attenta e profonda osservazione dello smart working e delle dinamiche a esso connesse per identificare elementi con cui migliorare la normativa vigente, al fine di renderla perfettamente aderente al nuovo contesto che si sta sviluppando, in cui da un lato c’è la necessità di un’adozione diffusa per questioni anche di sicurezza e dall’altro l’obiettivo di dare a imprese e lavoratori un’opzione migliorativa sia della produttività sia delle condizioni lavorative. Al fine di evitare utilizzi impropri dello strumento già nell’immediato – sottolinea la task force di Colao – si raccomanda di definire e adottare un codice etico per la PA e di promuoverlo nel mondo dell’impresa”.
Occorre puntare, viene spiegato, “alla definizione di una disciplina legislativa dello smart working per tutti i settori, le attività e i ruoli compatibili, con attenzione alla pari fruibilità per uomini e donne, che lo qualifichi come opzione praticabile per aziende e lavoratori, in particolare nell’ottica della creazione di nuova impresa o nuovi posti di lavoro.
Serve, inoltre, disciplinare la possibilità, consentita nella fase di emergenza e post emergenza, di accesso preferenziale allo smart working per il sostegno dei figli nei primi gradi della scuola (fino ai 14 anni)”.
Nel breve periodo, “occorre promuovere, nella PA come nelle aziende private, l’adozione di un codice etico dello smart working con specifica considerazione dei tempi extra lavorativi (tra i quali impegni domestici e cura della famiglia) e in ottemperanza alla L. 81/2017 (stesse ore lavorative e giornate come da contratto nazionale), con l’obiettivo di: massimizzare la flessibilità del lavoro individuale; concordare i momenti di lavoro collettivo (da tenersi in orari standard, rispettando la pausa pranzo, i weekend e le regole previste per il lavoro straordinario); adottare sistemi trasparenti di misurazione degli obiettivi e della produttività al fine di valutare la performance sui risultati e non sul tempo impiegato (meno misurabile e non rilevante nel lavoro agile)”.