di Andrea Ottieri
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«Digitalizzazione della Pubblica amministrazione»: non è uno scioglilingua ma la formula magica del futuro del Paese. L’Europa ci chiede (per meglio dire, ci impone) le riforme e Renzi promette di rovesciare l’Italia come un calzino. A partire dalla «digitalizzazione della Pubblica amministrazione», ribadita dal premier anche ieri, presentando in Senato il programma dei mille giorni. In parole povere, si tratta della creazione di una rete informatica che colleghi tutti (proprio tutti) gli uffici pubblici e consenta ai cittadini di interloquire con lo Stato mediante un unico Pin, un unico codice di riconoscimento. Fantascienza? «No, e se al governo serve una mano, noi siamo pronti». Morena Piccinini – presidente dell’Inca Cgil, il patronato che aiuta i lavoratori a districarsi nel labirinto della burocrazia – rilancia con una battuta parlando con il Diario del lavoro; ma è una battuta piena di sostanza.
«All’inizio, con la riforma della Pubblica amministrazione, il governo ha fatto credere di puntare molto in alto. Bene! È quello che serve. Poi, via via, mi sembra abbia abbassato il tiro limitandosi alla semplice gestione del personale e dei contratti», dice Piccinini chiosando con garbo la prepensione ad annunciare grandi riforme di Matteo Renzi. «E invece va fatta una vera riforma:quella della porta unica di accesso del cittadino allo Stato. Sarebbe rivoluzionario dare a tutti la possibilità di entrare in contatto con qualunque ufficio in tempo reale tramite internet. Il problema è che lo Stato deve creare una Rete al proprio interno e il cittadino deve potersi districare in questa Rete». E invece l’immagine di uno Stato-Archivio ricolmo di faldoni umidi e impolverati da noi è realtà quotidiana, altro che computer e funzionalità!
«Già – riprende Piccinini – ma una soluzione c’è. Noi del patronato abbiamo già fatto un’esperienza importante in questo senso perché diamo ai cittadini la possibilità di collegarsi con noi, con tutti i nostri diversi uffici, in tempo reale, smistando richieste e problemi». Insomma, è quasi la prova generale della famigerata digitalizzazione della Pubblica amministrazione?«Proprio così: il patronato potrebbe dare un contributo fondamentale a questa rivoluzione. Da un lato perché in termini di digitalizzazione siamo un pezzo avanti; dall’altro perché sappiamo quali sono i problemi che preoccupano di più i lavoratori e i cittadini in genere. Conosciamo le loro ansie e le loro domande». Per il semplice fatto, si può aggiungere, che secondo stime ufficiali sono circa 40 milioni le richieste fatte dai cittadini agli uffici dei vari patronati nel solo 2014. «E, comunque, l’ignoranza digitale degli italiani è ancora molto alta, quindi il problema è duplice: aiutare lo Stato a mettersi in Rete e aiutare i cittadini a conoscere i segreti della Rete. Ripeto – conclude Morena Piccinini – noi ci siamo: abbiamo un’esperienza preziosa. Il governo, invece di fare la guerra alle rappresentanze sociali, forse farebbe meglio a ragionare insieme a loro». Premier avvertito, mezzo salvato?