Sabato 11 aprile i lavoratori delle province scendono in piazza. A tre mesi esatti dagli annunci del Governo, infatti, la situazione delle Province e delle Città metropolitane è ancora in stallo. L’iniziativa, che si terrà a Roma a Piazza Santi Apostoli, porterà in piazza la protesta di 56mila dipendenti e professionisti contro i tagli che hanno colpito le autonomie locali e per una riorganizzazione vera delle reti territoriali dei servizi pubblici.
Oltre 20mila lavoratori, di fatto, sono ancora nell’incertezza più totale: la legge di stabilità ha tagliato i fondi del 50 % (25 % per le città metropolitane) ma nessuno di loro sa dove, come e perché si sposterà. La situazione è “ben al di là delle nostre peggiori previsioni. Se con la grande mobilitazione di dicembre non avessimo fermato l’esecutivo”, “la situazione sarebbe catastrofica”, si legge in un comunicato congiunto dei sindacati della funzione pubblica, Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.
In effetti, se le occupazioni di molte sedi a fine anno hanno portato a “sventata l’immediatezza degli esuberi e ottenuta la proroga dei contratti precari”, il caos non è per niente sopito. Secondo il protocollo Delrio le Regioni dovevano approvare leggi per prevedere quali funzioni e personale delle Province assorbire. Ma per ora solo 4 su 20 lo hanno fatto.
Per questo sabato 11 aprile i lavoratori scendono in piazza a Roma. Con una nota unitaria, i sindacati denunciano il caos generato da quella che definiscono “la non-riforma” delle Province e delle Città Metropolitane, e rilanciano la prima manifestazione.
“Manca una regia complessiva e le Regioni non hanno fatto il proprio dovere, se escludiamo pochi casi. Le Province avrebbero dovuto pubblicare in questi giorni le liste nominative del personale oggetto di processi di mobilità, ma in base a leggi regionali che nella maggior parte dei casi non sono state ancora approvate. Il Governo – aggiungono – non ha attivato gli strumenti previsti dal Protocollo Delrio e con i tagli della legge di stabilità ha generato maggiore incertezza tra le lavoratrici e i lavoratori, causando un ridimensionamento dei servizi”.
“L’11 aprile – concludono i sindacati – spiegheremo al Governo e alle Regioni come sia ancora possibile fare una riforma vera che garantisca occupazione e servizi di qualità ai cittadini. La smettano di fare il gioco dello struzzo e tirino la testa fuori dalla sabbia”.