“Quello che sappiamo è che nel cantiere crollato probabilmente operavano 61 aziende, in appalto e sub appalto. È chiaro che davanti a queste situazioni è molto difficile determinare il passaggio delle consegne o se qualcuno non ha portato a termine il proprio lavoro. E in tutto questo la sicurezza viene meno. Io non so quale sia stato il motivo del cedimento ma è chiaro che c’è un clima culturale e politico che non valorizza il lavoro, come previsto dalla Costituzione, ma anzi lo svilisce”. Non usa giri di parole il segretario generale della Cgil Toscana, Rossano Rossi, quando parla del crollo del cantiere in via dei Mariti a Firenze, nel quale sono morti cinque operai. “Le indagini – prosegue – sono molto complesse, tanto che sono state affidate a due magistrati. È molto probabile che nel cantiere ci fossero sacche di lavoro irregolare e c’è l’ipotesi, che non posso né confermare né smentire, che ci fossero lavoratori con contratti che non hanno nulla a che fare con l’edilizia. E qui il problema non è tanto economico quanto di formazione”.
Segretario qual è oggi il sentimento prevalente?
“Ora è il momento del cordoglio e della rabbia. Mercoledì ci sarà lo sciopero con i segretari Landini e Bombardieri, ma poi si dovrà agire. Basta dire che queste morti sono bianche perché non c’è un responsabile o si da la colpa all’errore umano. La terribile media di tre decessi al giorno non è figlia del destino avverso, ma di un sistema che comprime diritti e tutele che poi causano queste tragedie. La cosa più importante è la prevenzione e la formazione ma, purtroppo, serve anche la repressione. Per questo credo che vada introdotto il reato di omicidio colposo per morti sul lavoro”.
La ministra del Lavoro ha parlato di un pacchetto di norme sulla sicurezza che il governo avrebbe già pronto.
“Le parole della ministra sono un po’ fuori tempo massimo, e soprattutto vengono da un esponente di un governo che ha liberalizzato appalti e sub appalti con il miraggio di sveltire il lavoro. Ma invece di accelerarlo lo ha reso ancor più precario. Quando si comprimono le regole ci rimettono sempre gli ultimi ingranaggi della macchina, che sono i lavoratori, che molto spesso non tornano dalle loro famiglie”.
Lei prima parlava di un clima culturale e politico che non tutela il lavoro.
“Purtroppo è un clima che c’è. Oggi siamo davanti a un mondo del lavoro parcellizzato e destrutturato. La precarietà, i bassi salari ci dicono che le persone sono costrette ad accettare qualunque situazione per poter mettere qualcosa in tasca, e nella maggior parte dei casi sono povere pur lavorando. Servirebbero più controlli e ispettori che non ci sono. Pensi che, in media, ogni azienda ha un controllo ogni 15 anni, e che in una su quattro vengono riscontrate delle irregolarità. In Toscana ci sono 300 ispettori per 350mila aziende”.
Quindi dopo la strage di Brandizzo, che aveva sollevato commozione e sdegno, mi sta dicendo che poco è mutato?
“Purtroppo è così”.
Cambiando totalmente argomento, l’Irpet, l’Istituto regionale per programmazione economica della Toscana, ha descritto un’economia in frenata per la regione, anche se il Pil, allo 0,7% si colloca sopra la media nazionale dello 0,6%. Lei come legge la situazione?
“Credo che l’Irpet sia stato fin troppo indulgente con le sue statistiche. Purtroppo anche la nostra regione vive una situazione di crescita debole come tutto il paese. In particolare subisce un modello di sviluppo, che punta su una via bassa, sull’assenza di politiche industriali e di investimenti pubblici, che sono la cifra distintiva di questo governo. Dobbiamo uscire dall’idea che la Toscana possa vivere unicamente di turismo, commercio e export. La regione ha una lunga tradizione manifatturiere che oggi è in profonda difficoltà”.
Sono circa una ventina i tavoli di crisi in regione e oltre 4mila e 600 lavoratori a rischio.
“Guardi non c’è provincia che non abbia una sua vertenza. La ex Gkn a Firenze, le acciaierie a Piombino, la Sanac di Massa, la Venitur di Scarlino o la Whirlpool a Siena, solo per citarne alcune. Come detto la nostra regione non può pensare di fare a meno della sua tradizione manifatturiera per guardare al futuro”.
Ma il governo sbandire gli ottimi numeri sull’occupazione.
“Anche qui i dati andrebbero letti con attenzione, partendo, ad esempio, dal numero di ore lavorate. Inoltre si parla di un aumento di contratti a tempo indeterminato. Ora, anche i part time, volontari e no, possono essere a tempo indeterminato. Ma è molto difficile pensare di costruire un futuro quando si lavora venti ore a settimana o si guadagna cinque euro all’ora”.
Crede che il salario minimo sia la soluzione per il lavoro povero?
“Per la Cgil la via maestra per aumentare i salari è sempre stata la contrattazione. Ma visto che siamo un sindacato che vive il mondo e sta in mezzo alle persone, per chi prende cinque euro all’ora mettere un supporto legislativo che segna una soglia minima, che è pur sempre bassa, è un primo aiuto”.
Di recente avete avuto un incontro con la regione sulla sanità. Qual è il suo stato di salute?
“Il nostro sistema sanitario pubblico non se la sta passando molto bene. Questo governo, ma anche i precedenti, hanno operato tagli sistematici, che hanno rimpinguato le casse del privato. E questo si è fatto molto sentire per una regione come la Toscana dove la componente pubblica è molto forte, ed eroga non solo i Lea ma anche gli extra Lea. I tre miliardi messi dalla maggioranza sono insufficienti. Di questi, due e mezzo vanno per il rinnovo dei contratti, e non recuperano quanto eroso dall’inflazione. Alle regioni restano solo 500 milioni da dividere. Davanti a questi tagli i territori devono necessariamente mettere mano alle tasse. Il governatore Giani ha deciso di tassare alcuni scaglioni dell’Irpef per sopperire alla riduzione delle risorse. Avremmo preferito che si mettesse mano anche all’Irap, visto che l’Irpef è a carico di pensionati e lavoratori. Ma va detto chiaramente che il massimo responsabile della crisi della sanità è il governo”.
In primavera si voterà per diversi comuni toscani, tra cui Firenze dove la situazione di alleanze e liste non è per nulla lineare. Come Cgil che cosa vi aspettate?
“L’auspicio è che il centro sinistra vinca. E questo non solo per una semplice appartenenza, ma l’estrazione politica di chi ci governa, quando ci si siede ai tavoli, non è un fattore secondario. Molti definiscono l’attuale maggioranza fascista. Sicuramente lo è, ma io aggiungo che è anche classista. Favorisce una parte del paese che il sindacato non rappresenta ed è contro le fasce più deboli. L’abolizione del reddito di cittadinanza la trovo una decisione cattiva che ha rigettato nella povertà molte famiglie. Inoltre auspico che la sinistra, compresi anche i Cinque Stelle, possa trovare una compattezza contro questa destra che al momento non possiede”.
Tommaso Nutarelli