“Bisogna lasciare alle spalle un 900, al quale qualcuno continua a guardare, fatto solo di ideologie, massimalismi, e contrapposizioni. Non si può affrontare la modernità con strumenti vecchi. Oggi bisogna concertare un grande e nuovo patto sociale, per affrontare le sfide che ci attendono. Per questo chiediamo al governo di riconoscere maggiormente il ruolo del sindacato responsabile e riformista”. È dal Cnel, dove ha concluso la presentazione del rapporto della Fai-Cisl e del Centro studi Confronti “Made in immigritaly”, che Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, riafferma la sua idea di sindacato e azione sindacale. Un’idea che, neanche tanto velatamente, si distacca e si dissocia da quella della Uil e soprattutto della Cgil.
Una distanza ormai su molti fronti, anche su quello della salute e della sicurezza, che interessa molto il settore agroalimentare. Per Sbarra, che sabato prossimo riunirà in assemblea i delegati in materia a Roma, l’emergenza infortuni e morti sul lavoro “non si risolve con fiammate emotive e con scioperi compulsivi, richiede il linguaggio della verità. I primi risultati, richiesti dalla piattaforma unitaria, li abbiamo ottenuti – afferma il leader del sindacato di via Po – sono pochi ma ci sono. Non bisogna mistificare i fatti. Il rafforzamento dei controlli, che chiedevamo, avverrà. Il governo assicura che nel 2024 le ispezioni saranno innalzate del 40%, senza dimenticare l’incremento del 20% del 2023. Un aumento del 60% che rivendichiamo. Anche le 776 assunzioni per vigilare sul rispetto delle norme da parte delle imprese sono un passo importante. Bastano? No, ma è un ulteriore risultato che guarda alla piattaforma unitaria. Nel 2008 – prosegue Sbarra – i sindacati hanno presentato la prima bozza della patente a punti, rimasta lettera morta perché non c’è stato alcun decreto attuativo della legge 81, il Testo unico su salute e sicurezza. Oggi il governo riprende la nostra proposta, chiamandola patente a crediti, che deve essere estesa a tutti i settori, non solo quello edile, che porta un blocco dell’attività in presenza di irregolarità che erodono i crediti. Allo stesso tempo vogliamo che il codice degli appalti pubblici sia esteso anche ai cantieri privati più grandi, e che il disavanzo di 3 miliardi che ogni anno l’Inail accantona non vada al ministero del Tesero ma rimanga lì, per investire in formazione e prevenzione e sostenere quelle famiglie colpite da incidenti ed eventi luttuosi. Va costruito, attraverso il dialogo un grande patto per fermare questa scia di sangue”.
Sullo stato di salute del nostro mercato del lavoro, Sbarra invita a leggere con attenzione i numeri, “quando si fanno iniziative referendario contro la precarietà, perché nel nostro paese non tutto il lavoro è precario. Nell’ultimo anno, pur con un’economia in rallentamento, l’occupazione cresce. Lo scorso anno ci sono stati 523mila nuovi occupati, dei 400mila a tempo indeterminato – precisa il segretario della Cisl -. A febbraio i nuovi posti di lavoro hanno registrato un saldo positivo di +40mila. Negli ultimi dieci anni, l’occupazione ha fatto un balzo di quasi due milioni di posti di posti di lavoro, passando dai 21 milioni e 800mila del 2014 ai 23milioni e 300mila del 2024, con una prevalenza del tempo indeterminato. Anzi la percentuale del determinato – aggiunge Sbarra – è scesa dal 20% del 2015 al 13% del 2023. %. Non vedo una grande emergenza di avanzamento del lavoro precario, anche se dobbiamo allargare il perimetro del lavoro di qualità. Non si possono affrontare le transizioni con il ripristino dell’articolo 18. La vera tutela per i lavoratori non è più il reintegro, ma gli investimenti in formazione e competenze”.
E al rapporto della Fai, Sbarra riconosce il grande “merito di smontare alcuni stereotipi, che vedono il fenomeno migratorio come un’invasione, o gli immigrati che tolgono lavoro e futuro agli italiani. Occorre uscire dalle semplificazioni. Il tema migratorio va spoliticizzato, abbassando le bandierine elettorale e stroncando la narrazione che alimenta la paura”.
“L’eccellenza dei prodotti della terra – afferma ancora il leader cislino – dipendendo anche dal lavoro dei migranti. Serve investire sulla qualità del lavoro, sulle buone relazioni industriali, nazionale a territoriale, sulla bilateralità per accrescere il valore della filiera. Formazione e competenze sono leve ormai strategiche, soprattutto peri cosiddetti green jobs, sempre più richiesti. Va monitorata anche la dimensione geopolitica perché ci forniamo di molte materie, soprattutto energetica, all’estero, e perché spinte protezionistiche possono danneggiare le nostre produzioni”.
“Viviamo un inverno demografico e l’impatto culturale, economico e previdenziale che portano gli immigrati è di assoluto valore. Per questo il ricambio generazionale incrocia il tema di politiche migratorio che devono essere più strutturate, mature e lungimiranti. Per questo fenomeno, che non dobbiamo chiamare crisi perché è strutturale, servono risposte di lungo periodo. Va costruita una Dublino 2, con un sistema europeo di accoglienza e integrazione. Le migrazioni ci sono sempre state e ci saranno, quindi vanno gestite. Gli immigrati – conclude Sbarra – saranno i nostri colleghi, i compagni di scuola dei nostri figli e nipoti, i nostri vicini. Saranno i nuovi italiani”.
Tommaso Nutarelli