Walter Schiavella, nuovo segretario generale della Fillea Cgil, tutti i contratti del settore edile sono stati sottoscritti e tutti hanno un contenuto positivo. Ma a livello confederale si discute sulla riforma del modello contrattuale e c’è una proposta di Confindustria. Cosa ne pensa?
Il mio giudizio è molto netto: la proposta è incompatibile con la piattaforma sindacale unitaria.
Perché?
Il testo prescinde dalla piattaforma. Non ci sono elementi di equilibrio tra contratto nazionale e territoriale, il modello è autoritario e la contrattazione di secondo livello non si concentra sull’effettiva prestazione del lavoro, ma è legata a elementi variabili.
Il rafforzamento della bilateralità non rischia di limitare la contrattazione?
Certamente sì. Le toglie troppi spazi, perché non è concepita come strumento a servizio della contrattazione, ma assorbe funzioni proprie dello Stato, quali la certificazione e la tutela universalistica.
Sembra una strada bloccata. Come è possibile uscirne?
È necessario continuare il confronto ripartendo dalla nostra piattaforma. La logica da seguire è quella redistributiva, orientata chiaramente a sostegno dei diritti e dei salari, anche attraverso l’aumento del potere d’acquisto dei redditi.
Può indicare una strada per arrivare a questo risultato?
La scelta strategica della qualità, che noi abbiamo presentato alle nostre imprese e che può valere per tutta l’industria. La nostra proposta si basa su cinque punti: una nuova fase di sviluppo sostenibile, una più forte coesione sociale, un mercato trasparente, libero e regolato, una più alta qualità dell’impresa, una qualità del lavoro più elevata e meglio tutelata.
Le imprese possono condividere la scelta della qualità?
Sono obbligate se vogliono uscire da una fase di recessione e contribuire allo sviluppo del Paese. Devono puntare su sostenibilità e innovazione e garantire la qualità con un sistema di regole. Per un’impresa lungimirante è l’unica strada possibile.
24 settembre 2008
Francesca Romana Nesci