Secondo l’ultima rilevazione di Noto per Repubblica, il partito di Meloni è al 27,5% (-0,5%) e quello di Schlein al 21 (stabile). La somma dei dem, M5S, Verdi-Si, +Europa, Azione e Iv arriva al 48,5%. La maggioranza al 45,5.
Questo sondaggio, uscito il 19 maggio, è falso, nel senso che è fattualmente vero ma politicamente no. Sappiamo da che mondo è mondo che in politica i voti non si sommano, fin dai tempi dell’Unione tra i socialdemocratici di Giuseppe Saragat e i socialisti di Pietro Nenni: il risultato alle elezioni del 1953 fu un disastro per la lista socialista unitaria, tanto che Nenni inventò la battuta “piazze piene, urne vuote”.
Anche se sono passati alcuni decenni, pensare oggi a un “campo largo” (copyright Enrico Letta) che metta insieme i soggetti politici citati dal sondaggio è pura fantasia. Basta leggere i giornali in questi giorni per vedere che neanche Renzi e Calenda riescono a mettersi insieme, anzi: dopo mille proclami di unità adesso uno ruba parlamentari e dirigenti politici all’altro. Mandandosi reciprocamente a quel paese.
Ecco, se neanche questi due, che tutto sommato sono ideologicamente affini, riescono ad allearsi, figuriamoci se ci mettiamo dentro anche i Cinque Stelle di Giuseppe Conte, odiati sia da Renzi sia da Calenda. E ovviamente contraccambiati. Stesso discorso o quasi vale per un’ipotesi di alleanza tra il Pd di Elly Schlein e i due Dioscuri del Terzo polo: non si possono vedere, piuttosto che unirsi alle elezioni preferirebbero restare fuori dal parlamento (cosa non affatto improbabile sia per Renzi sia per Calenda), ma mancano ancora alcuni anni prima delle prossime elezioni, quindi chissà…
Vogliamo poi scommettere sul fatto che il Pd e i Cinque Stelle si uniranno? Io personalmente, malgrado la logica politica dica che sarebbe l’unica cosa sensata da fare per battere la destra, non rischierei dieci euro: troppi i personalismi in campo, troppe le differenze politiche e personali, troppi alla fine anche gli odi da entrambe le parti. Figuriamoci poi se i renziani e i calendiani rimasti nel Pd accetterebbero di unirsi con quelli che hanno sempre combattuti: “Mai con i grillini”, è stata la loro parola d’ordine. Viceversa, “mai con Renzi e Calenda o i loro amici piddini”, abbiamo sentito risuonare dalle parti di Conte e dei suoi. Dunque, partita difficile se non impossibile.
Se poi ci mettiamo dentro anche la sinistra radicale di Fratoianni e Bonelli, ecco che ci troviamo immersi in una palude, praticamente sabbie mobili dove rischia di sprofondare l’unica possibilità di vincere le prossime elezioni.
E allora, che fare? si chiederebbe Lenin. Lui avrebbe fatto la rivoluzione e infatti la fece, ma oggi in Italia, anzi in Europa, le rivoluzioni non sono più in voga. Direbbe quindi Nanni Moretti: “Continuiamo così, facciamoci del male”. Non sarebbe la prima volta per la sinistra italiana, e probabilmente nemmeno l’ultima.
Riccardo Barenghi