Dopo le dimissioni di Marco Patuano da ad di Telecom, i sindacati chiedono garanzie sul mantenimento occupazionale esistente e sugli impegni industriali del gruppo. “Attendiamo gli sviluppi del comitato per le nomine per conoscere il nome del nuovo manager che sostituirà Patuano – sottolineano in una nota congiunta la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan ed il segretario generale della Fistel Cisl, Vito Vitale – e sulla base del mandato che riceverà dall’azionista di maggioranza faremo le nostre valutazioni, in attesa che il Governo convochi le organizzazioni sindacali”.
“In questi anni – proseguono i segretari – abbiamo seguito con molta attenzione la politica industriale di Telecom avviata da Marco Patuano per dotare il Paese di una infrastruttura innovativa ed efficiente. Aver scelto di privilegiare la componente industriale e non quella finanziaria ci ha portati a condividere i vari piani industriali ed ultimamente quello 2016 – 2018 che prevede 12 mld di investimenti in innovazione, banda ultraveloce, competitività e business internazionale, con particolare attenzione al mantenimento dei livelli occupazionali ed al perimetro industriale. Le voci che si rincorrono sulla discontinuità chiesta dall’azionista di riferimento Vivendì, dopo aver approvato il piano 2016 – 2018, ci preoccupano perché nel confermare gli investimenti, pare che si punti sulla riduzione dei costi e sulla possibile dismissione di Tim Brasile”.
Per Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil, è la prima volta che in un Paese europeo viene acquisita l’azienda di tlc che detiene il controllo della rete. “È pertanto del tutto evidente – sottolinea Azzola in una nota – che nessun investitore straniero possa aver neanche immaginato di acquisire Telecom senza il consenso del governo italiano”. Per il segretario, le dimissioni dell’Ad sono la conferma che il socio francese ha acquisito il pieno controllo dell’azienda. “Ci chiediamo – ha proseguito il sindacalista – a questo punto quale sia la contropartita che ha consentito ai francesi la scalata su Telecom”.
“Il Governo italiano ha l’obbligo di fare chiarezza – sottolinea il segretario -. Ha l’obbligo di dire perché non ha consentito l’ingresso nel capitale sociale di Cassa Depositi e Prestiti – precisa Azzola – che avrebbe consentito di superare l’anomalia italiana sul non sviluppo delle reti digitali.”
E.G.