Sono più di tre milioni i lavoratori del commercio, turismo e servizi senza contratto nazionale di lavoro. A lanciare l’allarme è il sindacato di categoria Fisascat, la federazione sindacale del commercio, turismo e servizi della Cisl.
Una “situazione paradossale”, spiega il sindacato in occasione della riunione del Comitato Esecutivo di categoria eletto dall’ultima tornata congressuale, riunitosi a Roma per fare il punto sui negoziati contrattuali e sullo scenario economico e sociale. Infatti, è proprio il terziario privato il settore prevalente dell’economia italiana, sia per fatturato che per numero di occupati e ore lavorate. Secondo i recenti dati Istat, la crescita su base annua del settore è di +2,7% e comprende oltre 16milioni di addetti e più di 7 milioni e mezzo di ore lavorate. Inoltre, il terziario conferma il trend positivo di crescita soprattutto nei servizi e nel turismo.
Le mancanze contrattuali riguardano in particolare il settore della distribuzione moderna organizzata, con oltre 300mila addetti che attendono l’applicazione del contratto nazionale di lavoro insieme ai 70mila addetti della distribuzione cooperativa “per i quali i negoziati registrano dei rallentamenti inaccettabili – ha sottolineato il segretario generale della Fisascat Pierangelo Raineri – a quasi quattro anni dalla scadenza del contratto”.
Anche nel turismo la situazione contrattuale non è incoraggiante: infatti, sono ancora sprovvisti di contratto nazionale i 500mila addetti dei pubblici esercizi, della ristorazione collettiva e delle agenzie di viaggio “nonostante il 2017 – precisa Ranieri – sia stato l’anno record in termini di presenze e pernottamenti per il Bel Paese”.
Situazione simile nel comparto dei servizi privati, dove da quasi cinque anni oltre mezzo milione di addetti delle imprese di pulizie/multiservizi e più 250mila addetti del comparto socio sanitario assistenziale attendono un rinnovo contrattuale che definisca “aumenti economici dignitosi – prosegue il segretario – ristabilisca le regole nel far west degli appalti e contrasti le logiche al massimo ribasso e il mancato rispetto delle norme nei cambi di gestione, che incidono negativamente sulla qualità del lavoro e sui livelli retributivi di milioni di lavoratori”.
“Il nostro appello, rivolto alle associazioni imprenditoriali – ha sottolineato il leader della Fisascat – è quello di tornare ai tavoli di trattativa con l’intento di siglare i nuovi contratti nazionali di lavoro con un rinnovato senso di responsabilità sociale di impresa”.
Per Ranieri, rinnovare i contratti di lavoro scaduti e accelerare sulle trattative aperte è necessario anche per arginare il crescente fenomeno del dumping contrattuale, “da contrastare attraverso intese sulla rappresentanza e su un nuovo modello di relazioni sindacali – ha concluso Ranieri – che affermi la validità della contrattazione e definisca gli ambiti di intervento dei due livelli, nazionale e decentrato”.
E.G.