Una petizione sulla piattaforma Change, indirizzata al Ministero del Lavoro e alla Ikea, colosso svedese dell’arredamento, molto amato dagli italiani. E’ l’ultima frontiera della comunicazione sindacale, che punta a sensibilizzare anche il numeroso pubblico dei consumatori ,nei confronti dei dipendenti degli store Ikea d’Italia.
La lettera che i lavoratori di Ikea scrivono ai loro clienti ha un tono, apparentemente, ”leggero” e talvolta addirittura scherzoso, molto differente da quello tipico delle rivendicazioni sindacali, e punta sostanzialmente a mettere in luce il ruolo fondamentale del ‘’capitale umano’’ nel successo dell’azienda: “Il design innovativo, i prezzi abbordabili, il sistema di vendita, l’immagine aziendale: ma la vera base del successo di Ikea sono i suoi dipendenti, siamo noi – si legge nel testo- Siamo noi che vi consigliamo, anche se qualche volta vorremmo farlo meglio, ma da questa mattina ci hanno cambiato reparto, senza che servisse davvero”.
E ancora: ”Siamo noi che sistemiamo gli scaffali e gestiamo le casse con turni di lavoro pesanti e sempre diversi (e la nostra vita fuori di qui, perché anche noi ce l’abbiamo, un po’ ne risente). Siamo noi ad accogliervi con un sorriso, anche se le ore del contratto sono poche, non ce le vogliono aumentare e siamo senza un contratto nazionale dal 2015 (e qualche soldo in più fa davvero comodo a tutti). Siamo noi che lavoriamo, come altri troppi colleghi della grande distribuzione, anche quando tutti fanno festa ed anche i nostri bimbi vorrebbero giocare nel lettone, ovviamente Ikea. Siamo noi che qualche idea ce l’abbiamo pure su come si potrebbe lavorare meglio e servirvi meglio e vendere di più, tranne che la dirigenza italiana del grande e affermato gruppo svedese sa già tutto e va avanti per la sua strada”.
“Siamo noi –prosegue il testo- che con il nostro sindacato siamo stanchi di incontri vuoti e inconcludenti, altro che “partecipazione e protagonismo, armonia e benessere” come sta scritto nei cataloghi. Siamo noi che non solo vogliamo essere orgogliosi di “essere Ikea“, ma che pretendiamo qualcosa: rispetto, considerazione, diritti, coinvolgimento nelle scelte e nella progettazione di un futuro migliore. Per noi, per voi, anche per Ikea.
E conclude: “Se ci capite, se “effettivamente non hanno tutti i torti”, se il nostro approccio e le richieste vi convincono: ditecelo, sosteneteci, fate girare la voce. Metteteci un po’ la faccia anche voi e cominciate mettendoci una firma, qui sotto. Grazie. Noi lo faremo sapere in giro, il consenso che raccogliamo, se permettete. Anche al grande capo che sta fra le renne, anche a quelli che comandano sotto la madonnina, anche al ministro, al presidente, forse anche al Papa. Già che ci siamo: Auguri di benessere e serenità, ma davvero per tutti”.
(Alle 20 del 22 novembre la lettera dei dipendenti Ikea aveva ricevuto oltre 5 mila firme, ora punta verso il raddoppio).
NP