I problemi legati agli appalti investono addirittura la Camera. Diciotto ex dipendenti della società Progetto Lavoro impegnati presso la Camera dei Deputati nel servizio di supporto informatico e nelle manutenzioni sono passati alla nuova società Cedat 85 che ha vinto il nuovo appalto. Ma come ha denunciato l’Usb in comunicato stampa “Come condizione per la riassunzione – ha reso noto Pio Congi, dell’USB lavoro privato – la nuova affidataria ha imposto ai lavoratori le dimissioni anticipate dalla vecchia società, prima dello scadere del 2015, per usufruire dei consistenti sgravi contributivi previsti dal Jobs Act. Non contenta – continua il sindacalista – la Cedat 85 ha proceduto ad un taglio della retribuzione di oltre 8.600 euro annui pro capite. L’operazione è stata favorita con modalità a dir poco particolari dalla Camera dei Deputati, che ha inserito nel capitolato d’appalto l’utilizzo di un contratto nazionale sottoscritto dalla sola UGL e non riconoscendo i premi ad personam che i lavoratori avevano conquistato in tanti anni di servizio. L’USB è intervenuta per tempo, richiamando la Camera ad assumersi la responsabilità morale di imporre alla Cedat85 sia il mantenimento dei livelli occupazionali, sia i trattamenti economici pregressi. Con il cambio appalto – ha concluso Congi – i lavoratori andranno a percepire circa 1.200 euro mensili anziché i precedenti 1.600, con diretta ripercussione sul calcolo pensionistico”
“L’Usb è al fianco dei lavoratori dell’appalto e ritiene inaccettabile che proprio la Camera dei Deputati consenta che nei suoi palazzi si consumino le peggiori forme di sfruttamento dei lavoratori”