I ministri della Competitività della Ue hanno raggiunto ieri un’intesa sulla direttiva europea per la liberalizzazione dei servizi, sulla base di un compromesso tra la presidenza austriaca e la Commissione europea. Il testo riprende nella sostanza la direttiva, così come è stata rivista dal Parlamento europeo, che adesso sarà chiamato all’esame in seconda lettura. L’approvazione finale della direttiva dovrebbe consentire l’entrata in vigore per il prossimo gennaio ma, in base alle richieste degli Stati membri, sarà consentito un periodo transitorio di tre anni per il recepimento delle norme nazionali. Il ministro per il Commercio internazionale e le politiche europee, Emma Bonino, ha espresso la sua soddisfazione spiegando che la direttiva può costituire una misura efficace per la creazione di un mercato interno dei servizi, con effetti positivi su crescita e occupazione. Ha ricordato inoltre che la delegazione italiana ha sostenuto il compromesso con il presidente di turno, Martin Bartenstein, ritenendo che un ulteriore rinvio “non avrebbe in ogni modo consentito il superamento delle diverse posizioni”. Nella lista delle categorie escluse dalla direttiva rimangono i notai, gli architetti e gli ingegneri. E’ stata persa l’occasione per eliminare completamente le barriere che ostacolano la libera circolazione dei servizi, secondo il ministro, ma “il risultato raggiunto è comunque importante” perché aumenta la chiarezza e la coerenza giuridica del provvedimento, integrandolo con un meccanismo di notifica obbligatoria delle misure nazionali restrittive del principio di libera prestazione dei servizi. La soluzione ha consentito di ottenere l’appoggio dei Paesi fautori di una maggiore liberalizzazione, mentre l’esclusione dei servizi giuridici dalla direttiva ha reso possibile il sostegno dei Paesi favorevoli ad un’applicazione più restrittiva. E’ soddisfatto anche il commissario europeo responsabile del mercato interno, Charlie Mc Creevy, secondo il quale la direttiva riveduta e corretta “avrà comunque un impatto significativo per l’economia europea”.
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