L’Almanacco dell’economia curato dall’area delle politiche economiche della Cgil, e pubblicato lo scorso 30 giugno, rivela che l’andamento dell’economia “continua a essere lontano dalla ripresa e gli squilibri macroeconomici globali aumentano.”
In particolare, per il sindacato “le politiche monetarie accomodanti messe in campo dalle economie avanzate, se non accompagnate da politiche fiscali e di bilancio altrettanto espansive, rafforzano la ‘trappola della liquidità’ e accentuano le disuguaglianze senza risolvere la crisi occupazionale e la deflazione, soprattutto in Europa.”
In questo quadro, la previsione delle conseguenze economiche e sociali della Brexit, per l’Europa e per la Gran Bretagna, risulta “complessa”. Se si rivolge lo sguardo all’Italia, e “facciamo i conti con la realtà”, è facile rendersi conto “che la situazione economica dei primi mesi del 2016, come rilevano i dati diffusi dall’Istat, ha subito un brusco peggioramento”, continua il sindacato di corso d’Italia. A dimostrarlo anche l’Indice di ripresa della domanda effettiva, l’indicatore economico elaborato dalla Cgil, che “dopo una variazione positiva dell’ultimo trimestre 2015 torna a essere pari a – 0,5”. Inoltre, ciò prefigura ancora una volta, per l’anno in corso, una crescita inferiore alle attese, sia quelle del Governo (che nel Def 2016 prevede una variazione del Pil dell`1,2%), sia delle principali istituzioni (la Banca d’Italia nelle Proiezioni macroeconomiche per l’economia italiana del 6 giugno 2016, rivede al ribasso le previsioni precedenti).
In Italia il Pil cresce appena dello 0,3% a livello congiunturale, conquistando l’ultimo posto rispetto all’area euro, a Germania, Francia e Regno Unito. La crescita, d’altra parte, è tutta affidata alla domanda interna: ad aprile il commercio estero continua ad essere fermo. Come dimostrano i conti nazionali trimestrali, nei primi tre mesi del 2016, il contributo alla variazione del Pil dato dalla domanda interna è pari solo allo 0,2%, mentre quello della domanda estera scende addirittura dello 0,2%. In pratica, “a far crescere il Pil è la variazione delle scorte”, sottolinea la Cgil.
L’almanacco evidenzia quindi che “la tendenza alla deflazione è confermata, il mercato del lavoro mostra ancora segnali negativi e i livelli pre-crisi sono lontanissimi.”
Infine, per la Cgil la strada della ripresa sarà possibile “solo attraverso un nuovo intervento pubblico in economia per la creazione di occupazione, come previsto nel piano del lavoro, e con l’aumento dei salari reali a partire dai Contratti nazionali, come richiesto nella piattaforma unitaria per un Moderno sistema di relazioni industriali.”