Il 2012 è stato un anno molto negativo per la filiera delle telecomunicazioni, con un calo di tutti gli indici economici, fatturati e margini, e ripercussioni sull’occupazione. E’ quanto è emerso dal terzo Forum della filiera delle Telecomunicazioni, con la partecipazione dei vertici di Assotelecomunicazioni-Asstel e delle aziende associate e dei segretari generali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil.
Nel 2012, il fatturato complessivo della filiera (Operatori di Tlc, fornitori di apparati e terminali, call center), pari a 48,6 miliardi di euro, ha perso il 2,4% su base annua. Scomponendo la filiera si evidenzia che la perdita maggiore è stata subita dai ricavi degli operatori di Tlc, a cui si deve circa l’80% del totale dei ricavi del settore, scesi del 5%. Un calo della stessa entità si è verificato per i fornitori di apparati. Il comparto dei call center, pur evidenziando una crescita del fatturato del 3%, ha però mantenuto il margine a livelli molto bassi (circa il 5%), il che vuol dire che anche queste imprese sono mediamente in perdita.
Entrando nel dettaglio, si nota la contrazione per le componenti da rete fissa e mobile, effetto sia della diminuzione dei prezzi dovuto alla pressione della concorrenza che della maggiore propensione al risparmio degli utenti a causa della crisi.
Particolare rilevanza assume il calo dei ricavi da rete mobile di – 4.7%, in cui la componente voce retail scende addirittura di -10%, non compensata dalla bassa crescita del 3% registrata dal segmento dati. Sulla rete fissa, mentre continua la perdita di fatturato, appare per la prima volta il segno negativo dei ricavi da banda larga: – 0,1% nel 2012, (era stato +3,7% nel 2011).
Su queste basi, il contributo che la filiera delle Tlc offre all’economia italiana, l’anno scorso è sceso all’1,6% del Pil, che rappresenta il livello minimo negli ultimi 15 anni. Per comprendere la gravità della crisi che colpisce il settore basti pensare che nel 2005 le Tlc hanno apportato al Pil il 2,8%.
In sei anni, i ricavi degli operatori Tlc italiani si sono ridotti di circa il 18%, ben più che negli altri mercati Ue5 (Italia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito), a causa di fenomeni strutturali del settore quali la forte competizione e l’impatto della regolamentazione sulle tariffe di terminazione, su cui si sono innestati, nel 2008, la crisi economica che ha indebolito il potere di acquisto delle famiglie e capacità d’investimento delle imprese e, negli ultimi anni, il ritardo che l’Italia viene accumulando nell’attuazione dell’Agenda digitale.
Sul fronte dell’occupazione, nel 2012 si è avuto un calo complessivo degli addetti del 5%, ma all’interno della filiera continua ad aumentare il lavoro femminile (+1%) e il part-time (+2%). All’inizio del 2013 è stato firmato il rinnovo del ccnl, che riguarda circa 160.000 addetti e negli ultimi mesi, sono, inoltre, state sottoscritte importanti intese aziendali per ridurre gli effetti della crisi.