Apertura all’assegno di inclusione e permessi di soggiorno a chi denuncia. Sono alcune misure allo studio da parte del Governo per contrastare la piaga del caporalato e presentate al tavolo convocato dai ministeri del Lavoro e dell’Agricoltura che ha visto la presenza delle parti sociali.
“Chi ha il coraggio di denunciare deve essere messo nelle condizioni di poterlo fare senza avere paura di quello che succederà dopo. Stiamo studiando degli interventi ad hoc che ci consentano di mettere in protezione i denuncianti di caporalato, ovviamente laddove la denuncia abbia una sua veridicità e di consentire di avere dei supporti e dei sostegni economici che possano consentire di essere accompagnati al lavoro”, ha detto la titolare del dicastero del Lavoro. “Lo schema di lavoro – ha aggiunto – è quello adottato per mettere in protezione le donne vittime di violenza attraverso l’assegno di inclusione e su questo stiamo facendo le verifiche di compatibilità”.
Calderone è intervenuta anche sul meccanismo del click day che crea “più di qualche problema. È certamente un meccanismo che, dando una risposta in termini numerici, non può assecondare invece la necessità di qualità che hanno le imprese. Quindi il nostro obiettivo è di non fare la guerra del click ma lavorare molto di più sulle mappature dei fabbisogni delle aziende che vengono dal mondo delle associazioni di categoria e dai soggetti qualificati che conoscono esigenze del settore”.
“Per noi – ha proseguito la ministra – è importante guardare ai flussi di manodopera collegandoli alle necessità reali imprimendo un’accelerazione anche su tutte quelle forme di ingresso legale nel nostro paese che non sono effetto della concessione di una quota, mi riferisco a tutti gli accordi che noi possiamo fare nei paesi d’origine per la formazione dei lavoratori e per l’ingresso legale dei lavoratori già formati nel nostro paese e quindi ovviamente anche in possesso di tutte le che sono le verifiche sull’affidabilità delle persone che vengono fatte dai nostri sistemi nel momento in cui un titolare di permesso di soggiorno fa ingresso in Italia”. Un incontro che la ministra ha definito “molto importante e interessante e che sarà aggiornato i primi giorni di settembre”.
Per la Flai-Cgil, invece, permangono forti perplessità perché “le risorse economiche attualmente a disposizione sono insufficienti e non strutturali”. La Flai segnala che “per la cassa integrazione per gli operai agricoli ci sono solo 2milioni di euro, finanziamento che si chiude a fine 2024; non c`è un reale incremento del personale da destinare alle ispezioni per contrastare questa piaga; non è stato ancora illustrato il reale funzionamento del sistema informativo e dell`incrocio delle banche dati per far emergere il sommerso; e non è ancora stato deciso quali siano le caratteristiche che le imprese devono avere per potersi iscrivere all`elenco di chi può fare appalti nel mondo agricolo. Abbiamo chiesto che tale metodo sia applicato anche alle imprese industriali della filiera agroalimentare. Pertanto è fondamentale vigilare, perché solo con l`arrivo di risorse adeguate questi provvedimenti potranno essere efficaci”.
La Fai-Cisl rimarca la necessità “ di un approccio sistemico e non singole misure, seppur positive, per debellare l’irregolarità e valorizzare la parte sana dell’agricoltura.” Queste le parole del segretario generale, Onofrio Rota.
“Restiamo convinti – prosegue – che serva un cronoprogramma per realizzare con tempi certi una strategia complessiva, e da questo punto di vista è positivo l`annuncio di un nuovo incontro nei primi di settembre. Date le aperture riscontrate oggi su diversi punti che avevamo posto, come la valorizzazione degli enti bilaterali, le restrizioni alle imprese senza terra, agevolazioni per alloggi e trasporti e per favorire l`iscrizione alla Rete del lavoro agricolo di qualità, auspichiamo che anche con la prossima legge di bilancio si possa intervenire positivamente purché le risorse non arrivino più alle imprese che fanno dumping e violano le norme sul lavoro”.
“Per noi rimane prioritaria comunque anche una revisione delle concessioni dei permessi di soggiorno, visti i tanti lavoratori stranieri che diventano irregolari sul nostro territorio mentre le imprese lamentano la mancanza di manodopera”.
“Consideriamo positivo – ha affermato il leader della Federazione agroalimentare della Cisl – che il Decreto Agricoltura abbia previsto un migliore incrocio dei dati, è da tempo tra i punti primari delle nostre richieste, però se vogliamo che funzioni occorrono risorse in termini di strumentazioni e personale. Ma uno dei nodi principali rimane il lavoro degli immigrati: quanto emerso anche con le ispezioni effettuate dopo la morte di Satnam Singh a Latina, con livelli altissimi di irregolarità riscontrati, dimostra che bisogna offrire a chi entra legalmente per lavori stagionali la possibilità di rimanere con un`altra occupazione regolare, ma soprattutto che bisogna tutelare chi denuncia e concedere permessi di soggiorno di lavoro a chi da anni lavora in Italia.
“Quanto al superamento del click day, occorre assicurare un diritto di precedenza ai lavoratori che hanno già lavorato nel nostro paese con competenze certificate dagli enti bilaterali, perché troppi lavoratori non arrivano al rilascio del nulla osta, e troppi non fanno ingresso in Italia pur avendo completato il processo”.
“Altro punto chiave da realizzare – ha concluso Rota – è spendere in maniera efficace e trasparente i 200 milioni del Pnrr stanziati per superare i ghetti dei braccianti: non ci risulta speso ancora un solo centesimo sul territorio”.
“Pur avendo apprezzato le aperture date e la disponibilità di entrambi i ministri a concertare le misure necessarie per contrastare lo sfruttamento del lavoro e del caporalato in agricoltura, riteniamo che serva più coraggio ed una visione chiara su quale modello di sviluppo agricolo noi vogliamo per il nostro paese. Un modello che per noi deve essere basato sulla legalità, sulla tracciabilità e trasparenza”. Così la segretaria generale della Uila-Uil Enrica Mammucari.
“Abbiamo espresso il nostro giudizio favorevole su alcune misure introdotte dal recente DL agricoltura per contrastare l’intermediazione illecita, come l’istituzione presso l’Inps di una banca dati sugli appalti labour intensive per le imprese senza terra e la previsione di una polizza fideiussoria tra azienda appaltatrice e committente che servirà a tutelare i crediti patrimoniali dei lavoratori; inoltre, il maggiore coordinamento delle diverse autorità ispettive e l’incrocio dei dati in loro possesso devono da un lato far orientare i controlli sulla base degli indici di coerenza del comportamento aziendale e dall’altro far attivare in automatico tutte le procedure a tutela dei lavoratori, dalla diffida accertativa per quanto riguarda il furto salariale fino al riconoscimento di permessi speciali per grave sfruttamento lavorativo. Sicuramente positivo, in questo senso, l’annuncio di una misura che riconosce alle vittime di sfruttamento sul lavoro lo stesso trattamento e le stesse tutele che vengono riconosciuti alle vittime della tratta.
“Siamo, invece, ancora troppo indietro sul versante del riconoscimento dei permessi di soggiorno per chi è entrato regolarmente in Italia” avverte la segretaria generale.
“Abbiamo quindi espresso al governo la necessità che vengano riconosciuti per queste persone dei permessi per attesa occupazione, sia per chi ha già avuto un contratto di lavoro come stagionale, sia per chi ha avuto un nullaosta basato su una promessa di lavoro. Abbiamo, inoltre, ribadito la necessità che venga superato il tetto per le conversioni da lavoro stagionale a lavoro a tempo determinato e indeterminato, così come la necessità di una revisione complessiva del decreto flussi ed il superamento del click day. Il tavolo con i due Ministri proseguirà, sin dalla prima settimana di settembre, sulla definizione del decreto attuativo della banca dati sugli appalti e sul tema della gestione del mercato del lavoro, rispetto al quale abbiamo ribadito la necessità di coinvolgere direttamente gli enti bilaterali agricoli territoriali, che possono rappresentare lo strumento tecnico operativo delle sezioni territoriali della rete del lavoro di qualità, anche in tema di tutela della salute e sicurezza sul lavoro, di alloggi e trasporti.
“Ci auguriamo che questo governo diventi sempre più consapevole dell’importanza dei lavoratori immigrati per il futuro dell’agricoltura, sanando tutte quelle distorsioni che uccidono la dignità di chi vive e lavora nel nostro paese, alimentando concorrenza sleale e criminalità organizzata” conclude Mammucari.
Per sconfiggere il caporalato occorre potenziare la rete del lavoro agricolo di qualità, eliminare gli spazi di manovra concessi a chi lucra sul lavoro nero dall’attuale disciplina sull’ingresso degli extracomunitari in Italia e legare i contributi europei al rispetto dei diritti degli occupati in agricoltura. È la posizione della Coldiretti portata dal presidente nazionale, Ettore Prandini, e dal responsabile lavoro dell’organizzazione, Romano Magrini.
Il primo passo non può che essere la modifica delle attuali regole sul decreto flussi che rappresentano uno dei maggiori canali da cui si approvvigiona di manodopera il sistema del caporalato. “In tale ottica, è necessario – spiega Coldiretti – il superamento del sistema del ‘click day’ ma anche escludere dalla possibilità di presentare le domande di ingresso ai datori di lavoro che in passato hanno inoltrato le istanze di nullaosta per gli stagionali e poi non hanno assunto il lavoratore. Serve poi un maggiore coinvolgimento delle associazioni di rappresentanza nelle attività di verifica e controllo, l’introduzione di un limite alle richieste che possono essere presentate direttamente dal singolo cittadino e l’esclusione dal regime delle quote per le conversioni dei permessi di soggiorno stagionali in permessi di soggiorno per lavoro subordinato2.
Al tempo stesso, “serve un sistema di premialità per le imprese virtuose, attualizzando la legge sul caporalato 199/2016”, una legge che Coldiretti “è stata l’unica organizzazione di rappresentanza a livello nazionale a sostenere fino in fondo, perché ci potesse essere anche in Italia uno strumento in più per poter intervenire in maniera pesante rispetto a chi ha scelto di stare fuori dalla legalità”. “È necessario riconoscere un vero vantaggio economico/sociale alle imprese che si iscrivono alla rete del lavoro agricolo di qualità, che va completata a livello territoriale dando un ruolo centrale agli Enti bilaterali agricoli, ma anche garantire al lavoratore che denuncia il caporale di sfruttamento un permesso di soggiorno temporaneo per ricerca di occupazione” prosegue Coldiretti, che afferma “bene la recente legge 101/2024 che ha previsto un sistema informativo unico e la costituzione di una banca dati degli appalti in agricoltura che servirà a combattere forme di caporalato che passano attraverso le cooperative e le imprese senza terra”. In questo ambito occorre escludere dalla banca dati i contoterzisti che sicuramente per il livello di investimenti fatti non sono a rischio e che peraltro avranno a breve un proprio albo nazionale.
A livello generale, “serve far applicare la condizionalità sociale che vincola la concessione dei pagamenti della Pac (Politica agricola comune) al rispetto di norme relative alle condizioni di lavoro e di impiego dei lavoratori agricoli, inclusa la salute e la sicurezza sul lavoro”.
Ma per togliere spazi all’illegalità, secondo Coldiretti “occorrono anche azioni efficaci sul fronte delle pratiche commerciali sleali, un ‘caporalato di filiera’ che vede oggi la passata di pomodoro essere pagata meno della bottiglia che la contiene, lavorando sui prezzi di produzione da definire in base anche al costo del lavoro”. In tale ottica, “va approvata la ‘Legge Caselli’ contro i reati agroalimentari, ancora ferma in Parlamento, per rendere più responsabili e trasparenti le filiere”. Serve poi garantire “l’applicazione del principio di reciprocità sui prodotti importati per evitare che sulle nostre tavole finiscano cibi ottenuti dallo sfruttamento del lavoro, spesso addirittura minorile, anche attraverso la modifica del codice doganale sull’ultima trasformazione dei cibi e l’obbligo dell’origine in etichetta su tutti i prodotti in commercio nella UE, al centro della battaglia lanciata da Coldiretti al Brennero”. “Occorre infine – conclude Coldiretti – un piano per recuperare gli alloggi agricoli dismessi per ospitare i lavoratori agricoli dipendenti e un rafforzamento del sistema pubblico di trasporto, anche ‘stagionale’, nelle aree rurali interessate alle grandi raccolte stagionali, per sottrarre ai caporali una delle principali ‘armi’ a disposizione”.