Bisognerebbe introdurre un requisito anagrafico minimo anche per chi va in pensione di anzianità con 40 anni di contributi. Lo chiede il vicepresidente della Camera Giuliano Cazzola (Pdl), esperto di previdenza.
“In materia di pensioni – dice – vi sono molti interventi utili, ma uno solo è indispensabile. Tra le misure del primo tipo possiamo annoverare l’accelerazione dell’andata a regime di norme già contenute nelle manovre estive, a partire dal raggiungimento dei 65 anni per l’età di vecchiaia delle donne che può essere anticipato rispetto al 2026”.
“La sola misura indispensabile, continua, è quella di introdurre un requisito anagrafico anche per il pensionamento di anzianità con 40 anni di versamenti (che oggi prescinde dall’età degli interessati). Per come è messo il mercato del lavoro questa tipologia è diventata la via più breve per l’accesso al pensionamento”, ha detto Cazzola. Chi ha iniziato a lavorare precocemente oppure ha potuto riscattare lunghi periodi di formazione è in condizione di avvalersi di questa opzione ad un’età inferiore (spesso anche di alcuni anni) a 60 anni. Bisogna necessariamente ricondurre questa tipologia all’interno del sistema generale previsto per l’anzianità (quote più età minima) magari stabilendo alcune salvaguardie per casi di particolari difficoltà (disoccupati in prosecuzione volontaria, lavoratori in mobilità)”.
La Ue – precisa “non ci chiede solo un gesto clamoroso sulle pensioni. Ci chiede un progetto organico che, come richiesto nella lettera della Bce, affronti anche il tema delle norme che regolano la disciplina del licenziamento. È un’occasione – conclude Cazzola – da non perdere per riformare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Non ne capiterà più una analoga”.