La notizia, quella vera, è che giovedì 23 marzo i tre leader di Cgil, Cisl e Uil si incontreranno per la prima volta da un paio d’anni. Era dallo strappo sullo sciopero separato contro il governo Draghi, anno 2021, che Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri non si mettevano assieme attorno a un tavolo per decidere qualcosa. Ovviamente si vedevano, anche spesso, ma per altre circostanze; mentre di incontri cosiddetti “unitari”, operativi, per decidere una strategia comune, non si era mai più parlato. Poi, la settimana scorsa, alla vigilia del congresso Cgil, improvvisamente la svolta. L’ennesimo inutile incontro col Governo sul fisco aveva indotto anche il pur tollerante Sbarra a dire basta, proponendo ai due colleghi di Cgil e Uil un incontro per decidere le tappe e le modalità di un percorso di mobilitazione. Una reazione, quella del leader Cisl, che ha tra l’altro colpito e preoccupato l’esecutivo più della scontata opposizione da parte della Cgil.
L’invito di Sbarra è stato subito accolto da Landini e Bombardieri. E giovedì, dunque, di questo si parlerà: del percorso di mobilitazione, che come specifica la Cgil, non dovrà escludere nulla, nemmeno lo sciopero generale, ma, come precisano da Via Po (e anche da Via Lucullo, in verità) dovrà essere soprattutto ben costruito, in grado di svilupparsi nel tempo, perché le scelte vere il governo le farà dopo l’estate, con la legge di Bilancio, ed è su quella che occorre essere in grado di agire e incidere. Intanto, però, ci sono molte altre cose che si possono stabilire: a partire da un calendario di assemblee unitarie in tutti i luoghi di lavoro, in tutto il paese, fino a una serie di mobilitazioni territoriali, che potrebbero anche includere scioperi regionali e manifestazioni con la partecipazione dei leader. Stesso percorso, del resto, intrapreso nel 2021 contro il governo Draghi, che però alla fine si era bruscamente interrotto con la rottura tra le confederazioni: la Cisl che riteneva soddisfacente l’accordo proposto da Palazzo Chigi, Cgil e Uil che, al contrario, lo respingevano a andavano allo sciopero generale.
Come finirà questa volta? Quanto resisterà l’unità appena ritrovata è appunto la domanda che circola in questi giorni. Se Landini, a Rimini, ha parlato di un percorso di mobilitazione senza escludere nulla, nemmeno lo sciopero, Sbarra è apparso assai più prudente. C’è da dire che uno sciopero unitario prima o poi se lo sono beccato tutti i governi, pure quelli di centro sinistra, quindi non si può affermare che da parte Cisl ci siano delle vere pregiudiziali; piuttosto una certa prudenza a gettare il cuore oltre l’ostacolo ricorrendo subito allo sciopero. Che dovrebbe, nel caso, essere solo l’ultima tappa del famoso percorso e che peraltro, se non costruito e preparato con attenzione, rischierebbe (la storia insegna) di rivelarsi un inutilissimo colpo a salve. Ma è appunto sulla tenuta unitaria durante il lungo percorso che si si interroga: durerà? Landini, a Rimini, appariva sincero quando invitava “Gigi” e “Pierpaolo” a mobilitarsi assieme; e d’altra parte, se l’intenzione, o forse l’utopia, della Cgil è quella di “unificare tutto il mondo del lavoro”, difficile farlo dividendosi nel sindacato. Per contro, nella Cisl serpeggia una certa insofferenza per le strette relazioni del collega Cgil con la politica, vedi i confronti continui con i partiti di opposizione, ma anche, e forse soprattutto, con l’universo delle associazioni, non solo laiche ma anche di gran parte del mondo cattolico, dalla Cei a Sant’Egidio.
La verità però è che stavolta a decidere se sciopero sarà o meno non saranno tanto i leader sindacali, quanto lo stesso governo Meloni. Cgil Cisl e Uil chiedono, anzi, ormai esigono, risposte sui temi noti -fisco, occupazione, PNNR, sanità, pensioni, eccetera – e sui quali esiste già una posizione unitaria; se il governo saprà dare almeno qualcuna di queste risposte, se sbloccherà davvero i tavoli di confronto fin qui impantanati, a partire da quello sulle pensioni, in particolare sul destino di Opzione donna, il confronto potrebbe anche riprendere. Diversamente, si andrà allo scontro. Quanto all’unità sindacale, a oggi i bookmaker non la danno in grandissima salute, ma nemmeno per prematuramente già defunta, come appariva solo qualche settimana fa. Si vedrà solo nel tempo se davvero riusciranno i nostri eroi a ri-costruire un fronte comune, e di quale entità e forza. O se qualcuno di loro, ancora una volta, deciderà di strappare la tela.
Nunzia Penelope