Michele Azzola lascia la guida della Cgil di Roma e Lazio; giovedì il congresso, in svolgimento a Roma presso il centro di Via dei Frentani, eleggerà il suo successore. “Con questo congresso – ha annunciato Azzola nella sua relazione introduttiva – termina il mio impegno presso la Cgil di Roma e del Lazio. Sono stati sei anni e mezzo intensi, difficili, ma come in tutte le avventure che mi ha permesso di affrontare la Cgil, entusiasmanti. Spesso mi capita di non condividere quei giudizi, che tendenzialmente emergono nelle discussioni in privato, in cui molti dirigenti pensano di aver dato all’organizzazione più di quanto abbiano ricevuto. Nonostante l’impegno che ho profuso nelle mie varie esperienze in Cgil – e sarà così anche in futuro – sia stato il massimo che potevo, il bilancio tra il dare e l’avere nel rapporto con la Cgil resta sempre a favore dell’avere: ho avuto molto di più di quanto sono riuscito a dare”.
Aprendo le assise generali dell’organizzazione, Azzola ha sottolineato come oggi i congressi della Cgil siano rimasti “uno dei pochissimi luoghi in cui un’iscritta o un iscritto possano alzarsi, parlare e farsi ascoltare”. Questo, ha aggiunto, è “il nostro segreto. Mentre la politica si è liquefatta e ha trasformato la partecipazione in meri “comitati elettorali”, in cui le cittadine e i cittadini possono andare ad ascoltare le varie proposte o venire attivati durante le campagne elettorali per sostenere i candidati, da noi chiunque può prendere la parola per esprimere i propri pensieri, le proprie critiche, le proprie paure”.
La fase finale del congresso chiude un percorso importante, ha ricordato: oltre 3mila assemblee si sono tenute nei luoghi di lavoro, coinvolgendo 90mila iscritti; 133.885 lavoratori hanno scelto di partecipare al voto sui documenti congressuali: il documento della maggioranza, “Il lavoro crea il futuro” – primo firmatario Maurizio Landini – ha ricevuto 132.168 voti, con il 99.09% di consenso, mentre 1.212 voti sono andati al documento della minoranza, “Le radici del sindacato”.
Azzola ha affrontato anche le recenti polemiche sul rapporto della sua organizzazione con la politica: ‘Nell’ultimo periodo ho letto che la Cgil di Roma e del Lazio avrebbe “cambiato” il partito di riferimento per le prossime elezioni che si terranno il 12 e 13 febbraio prossimi. Non vorrei dare un dolore a nessuno di quelli che ci stanno ascoltando, ma la nostra organizzazione non è candidata alle prossime elezioni. E, soprattutto, non delega a nessuno la rappresentanza del mondo del lavoro avendo noi l’ambizione di rappresentare gli interessi di pensionate e pensionati, lavoratrici e lavoratori, disoccupate e disoccupati non solo sul loro posto di lavoro ma anche nella loro vita quotidiana di cittadine e cittadini”.
Poi, una stoccata allo schieramento progressista, che si presenta alle regionali con candidati in concorrenza, da un lato i 5Stelle, dall’altro Pd, Azione e Italia Viva che sostengono Alessio D’Amato: “Siamo arrabbiati con la politica regionale e nazionale che rappresenta il mondo di sinistra, progressista e riformista. Arrabbiati perché la scelta di spaccare l’alleanza che ha guidato la giunta regionale nell’ultimo mandato è per noi, e per tante cittadine e cittadini, incomprensibile. Tale scelta evidenzia infatti un interesse personale e di partito piuttosto che un agire nell’interesse generale. E questo viene percepito con nettezza da tante elettrici e tanti elettori”.
“Ovviamente – ha aggiunto- non si tratta del venir meno dell’autonomia della nostra organizzazione dalla politica. Ma l’autonomia non può diventare indifferenza o neutralità. E mai si può arrivare ad affermare che la politica sia tutta uguale. È vero che non sempre siamo stati in sintonia con la giunta guidata da Nicola Zingaretti e che in molti casi l’abbiamo criticata, esprimendo le nostre critiche attraverso la mobilitazione. Ma ci ricordiamo molto bene, purtroppo, della Regione Lazio guidata da Renata Polverini e da Francesco Storace”.