La Corte dei Conti nella presentazione tenutasi questa mattina del rapporto sulla finanza pubblica del 2010 mette in evidenza “quanto significativi siano stati i risultati conseguiti in tema di taglio della spesa”. Ma questo, sostiene, la magistratura contabile, va associato ad una “distorsione: una evoluzione non bilanciata con la concentrazione dei tagli sulla spesa in conto capitale”. In ogni caso “la crescita della spesa corrente primaria rallenta vistosamente con un incremento nel 2010 dell’1,3% (+4,2% nel 2009). Le spese in conto capitale invece si riducono di oltre il 18%”.
Bene le regioni (la spesa complessiva al netto della sanità si riduce dell’11% in termini di pagamenti) ed “egualmente positivo” è il risultato di comuni e province. “Anche la spesa sanitaria si rivela nel consuntivo 2010 inferiore alle previsioni. Le uscite complessive hanno raggiunto i 113,5 miliardi, inferiori di oltre 1,5 miliardi al dato previsto per l’anno”.
Sul fronte recupero evasione la Corte “indica le inaccettabili dimensioni della non compliance e ciò dimostra che gli spazi da recuperare a tassazione sono ancora molto ampi”. Servono comunque “azioni idonee a favorire il consolidamento di comportamenti di massa più corretti”. Questo perché “gli effetti finanziari del contrasto all’evasione fiscale potranno continuare ad essere determinanti nella misura in cui si riuscirà a trovare il necessario equilibrio tra l’azione repressiva e l’induzione alla tax compliance”.
La Corte dei Conti rileva come nel recente passato si sia ridotto il ricorso alle entrate una tantum ricorrendo viceversa “all’intensificazione e al potenziamento delle attività di contrasto all’evasione”. L’analisi dei risultati conseguiti “conferma l’efficacia degli strumenti utilizzati anche se interrogativi si pongono sulla loro capacità di assicurare anche per il futuro la tenuta del livello complessivo dell’entrata”. “Questo – secondo i magistrati contabili – vale per i proventi da giochi e i risultati in materia di riscossione per i quali sono da attendersi difficoltà via via maggiori per continuare a realizzare gettiti significativamente crescenti. Per quanto riguarda il gettito da lotta all’evasione questa componente ha portato circa 63 miliardi, il 58,5% delle maggiori entrate nette complessive stimate dal 2006 al 2013 ma con un crescendo che nelle manovre 2009 e 2010 attribuisce alla lotta all’evasione la quasi totalità delle maggiori entrate previste”. La Corte dei Conti ricorda le dimensioni del fenomeno: come stimato dall’Istat l’economia sommersa potrebbe aver raggiunto nel 2008 la quota del 17,5% del Pil ossia 275 miliardi interrompendo la tendenza al ridimensionamento avviata 7 anni prima”.
Parlando di Tassazione, la magistratura contabile ha detto che per “rispettare i nuovi vincoli europei, soprattutto di riduzione del debito, gli elevati valori di saldo primario andrebbero conservati nel lungo periodo, rendendo permanente l’aggiustamento sui livelli della spesa, oltre che impraticabile qualsiasi riduzione della pressione fiscale, con la conseguente obbligata rinuncia ad esercitare per questa via un’azione di stimolo sull’economia”. La Corte sottolinea comunque che nonostante la complessità delle prospettive non bisogna comunque sottovalutare l’importanza del risultato che la finanza pubblica a conseguito nel 2010 nella gestione dei conti ai diversi livelli di governo, rendendo evidente che, grazie alle misure di rafforzamento e di progressivo adattamento, gli strumenti di regolazione sono stati muniti di una efficacia non sempre riscontrata nel recente passato. Questi strumenti di coordinamento appaiono in grado di contribuire anche per il futuro al mantenimento dell’equilibrio dei conti pubblici ed insieme ad una auspicabile accelerazione della crescita”.
Sul bilancio pubblico la fine della recessione economica non comporta il ritorno ad una gestione ordinaria del bilancio pubblico richiedendosi piuttosto sforzi anche maggiori di quelli accettati.
Infine la Corte dei Conti sottolinea che “l’eredità dei condizionamenti dovuti agli effetti permanenti causati dalla grande recessione nel 2008-2009”. La magistratura contabile, evidenzia come si sia “verificata una perdita permanente di prodotto, calcolata a fine 2010 in 140 miliardi e prevista a crescere a 160 miliardi nel 2013”. (LF)