Ancora dubbi, sulla legge di stabilita’. Dopo quelli dei tecnici del Servizio Bilancio del senato, oggi e’ stato il turno delle grandi tecnostrutture del paese, Banca d’Italia, Corte dei Conti e Istat, che nel corso delle audizioni al senato, hanno elencato altre criticita’ della manovra. Molte delle quali, peraltro, coincidenti con quanto gia’ sostenuto dall’analisi del servizio bilancio. A questo proposito, va segnalata anche la presa di posizione di Giuseppe Pisauro, presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, in difesa delle Regioni: alla vigilia della ‘’resa dei conti’’ tra governo centrale e locali annunciata ieri da Renzi, Pisauro ha affermato che “il peso sulle Regioni è il peso più importante in questa manovra: dobbiamo fare una valutazione più attenta”. Dalle regioni, com’e’ noto, la manovra punta a ricevere ben 17 miliardi sui 27 totali.
Tornando ai “nodi irrisolti”, quelli evidenziati dalla Corte dei Conti sono innanzi tutto le clausole di salvaguardia, i contratti pubblici e le pensioni, ma anche questioni “importanti” come l’assenza di un “definitivo riassetto del sistema finanziario delle autonomie locali”: dallo stop della Tasi ad esempio ci sarà un impatto differenziato tra i diversi Comuni, soprattutto alla luce della mancata riforma del catasto. Con contraccolpi sui “non residenti”. In questo quadro, il blocco per l’anno 2016, con alcune “eccezioni”, della possibilità di incrementare le tasse locali potrebbe portare con sé anche il rischio di “accentuare le distorsioni” sul territorio.
Per Bankitalia, il blocco della leva fiscale rischia di produrre “incentivi ad accrescere la dinamica della spesa locale”. Palazzo Koch, pur tenendo a precisare di condividere “lo scenario macroeconomico programmatico che il governo formula per il biennio 2015-2016”, entra poi su un tema che è stato motivo di polemiche accesissime, ossia l’innalzamento dell’uso del contante da mille a 3mila euro e invita il governo a valutare una soglia bassa per ostacolare fenomeni di criminalità ed evasione. “Sembra consigliabile – ha affermato il vicedirettore Luigi Federico Signorini – mantenere un regime più severo per le attività più esposte a contaminazioni, quali i money transfer”.
La Banca d’Italia in particolare si sofferma poi sulla riduzione del debito. Va bene ai fini di rilancio della crescita aver rallentato il percorso di rientro ma è necessario che il calo del debito previsto per il 2016 prosegue anche per gli anni successivi.
Più di una bacchettata è arrivata sulle misure con effetti temporanei e sulle clausole di salvaguardia. Bankitalia ha fatto notare come le entrate dalla voluntary disclosure e dai giochi siano “una tantum” e come la disattivazione delle clausole dovrebbe essere accompagnata da tagli alle erogazioni, mentre i giudici contabili hanno a loro volta messo in evidenza “il carattere temporaneo di alcune coperture e il permanere di clausole di salvaguardia rinviate al futuro”.
Il calcolo sul crollo degli investimenti locali lo fa invece l’Istat, certificando che gli investimenti fissi lordi locali sono inferiori del 33,5% rispetto a quelli realizzati nel 2009, un calo di quasi 10 miliardi di euro che ha interessato tutte le più importanti voci di spesa. L’Istituto promuove invece le novità sull’allentamento del patto di stabilità interno che potrebbero aiutare ad invertire la tendenza. Mentre la Corte dei Conti ha invitato a fare di più definendo necessarie delle misure per rilanciare gli investimenti locali e rilevando come l’attuale sistema degli appalti pubblici sia troppo complesso e dia luogo a contenziosi infiniti.
Infine, il capitolo sanità. Qui c’è l’allarme della Corte dei Conti: per evitare il rischio del “sostanziale raddoppio del disavanzo” sanitario rispetto a quanto previsto nel 2015, occorre puntare a misure di ulteriore efficientamento, oltre alla centralizzazione degli acquisti e ai piani di rientro per gli ospedali che “potranno produrre risultati consistenti solo nel medio periodo”.