L’accordo del 18 maggio, sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil Lombardia e le controparti regionali, Confcooperative, Legacoop e Agci, definisce le linee operative del workers buyout, ossia il riacquisto e la generazione, da parte dei lavoratori, di un’azienda altrimenti destinata al fallimento. Per il segretario generale della Cisl Lombardia, Ugo Duci, si tratta di un accordo che offre uno strumento validissimo per la gestione delle crisi aziendali, capace di promuovere la solidarietà e superare una divisione unicamente conflittuale tra lavoro e capitale
Che peso ha questo accordo?
L’accordo sottoscritto lo scorso 18 maggio, tra i sindacati confederali regionali e le centrali cooperative, definisce le linee guida operative per quanto riguarda il tema dei workers buyout. Ha dunque una valenza attuativa dell’accordo interconfederale del dicembre 2018 e di quello che ha visto la luce lo scorso gennaio, siglati da Cgil, Cisl e Uil e da Confcooperative, Legacoop e Agci.
Quali sono i contenuti principali del documento?
L’intento delle parti firmatarie è quello di salvaguardare la base occupazionale del territorio, alla luce delle conseguenze nefaste della pandemia. Per questo verrà istituito un tavolo permanente per il monitoraggio e la registrazione di tutte quelle situazioni aziendali e delle vertenze che, potenzialmente, possono essere inserite in un percorso di workers buyout.
I lavoratori sono una parte cruciale del workers buyout. Come dovranno essere accompagnati?
Naturalmente il coinvolgimento e l’accompagnamento dei lavoratori è di vitale importanza. Si tratta, infatti, di guidarli verso una nuova strada lavorativa. Con questo intento verrà aperto una sorta di sportello per offrire assistenza e formazione.
Quale ruolo dovrà essere svolto dalle istituzioni regionali?
Quello che noi chiediamo è che una parte delle risorse della direzione generale per lo sviluppo economico siano destinate al sostegno del workers buyout e che, contestualmente, la direzione generale per il lavoro e la formazione offra tutto il supporto per trasferire il necessario know how ai lavoratori.
Che importanza può avere il workers buyout nella gestione delle crisi aziendali?
Fondamentale. Se quando terminerà il blocco dei licenziamenti non avremo in mano una riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive, ci troveremo a gestire una situazione occupazionale e sociale non facile. La sfida della ripartenza si vincerà soprattutto con la formazione e le politiche attive che, se ne gli anni passati erano un fiore all’occhiello della Lombardia, ora non è più così.
Quali sono i valori del workers buyout?
Nel workers buyout sono presenti due valori importanti. Il primo è quello della solidarietà che, visto il periodo che stiamo vivendo, è un collante fortissimo per l’intera società. Il secondo è il superamento di un modello conflittuale tra lavoro e capitale, verso uno di maggiore cooperazione.
Tommaso Nutarelli