La fotografia scattata dalla Bce sulla situazione economica dell’eurozona e riportata nell’ultimo Bollettino un sostanziale ristagno nel quarto trimestre del 2022 e, pertanto, “è stata evitata la contrazione attesa in precedenza”. Tuttavia, “la domanda interna del settore privato ha registrato un brusco calo. L’elevata inflazione, le attuali incertezze e le condizioni di finanziamento più stringenti hanno compresso i consumi e gli investimenti privati, che sono diminuiti rispettivamente dello 0,9 e del 3,6 per cento. Secondo lo scenario di base, l’economia dovrebbe segnare una ripresa nei prossimi trimestri”.
La produzione industriale dovrebbe aumentare con l’ulteriore miglioramento delle condizioni dell’offerta, la continua distensione del clima di fiducia e lo smaltimento dei numerosi ordini inevasi da parte delle imprese. L’incremento delle retribuzioni e il calo delle quotazioni energetiche, aggiunge la Bce, compenseranno in parte la perdita di potere di acquisto che molte famiglie avvertono per effetto dell’inflazione elevata. Ciò, a sua volta, sosterrà la spesa per consumi. Inoltre, il mercato del lavoro continua a mostrare vigore, malgrado l’indebolimento dell’attività economica.
In un quadro di accresciuta incertezza la Bce cita rischi sia al ribasso sia al rialzo sulle prospettive di inflazione. “I rischi al rialzo includono le attuali pressioni inflazionistiche accumulatesi, che potrebbero ancora far aumentare i prezzi al dettaglio in misura maggiore rispetto a quanto previsto nel breve periodo. Fattori interni, quali il protratto incremento delle aspettative di inflazione al di sopra dell’obiettivo del Consiglio direttivo o aumenti dei salari e dei margini di profitto maggiori di quanto prospettato, potrebbero spingere al rialzo l’inflazione, anche nel medio termine. Inoltre, un recupero dell’economia cinese più marcato delle attese potrebbe imprimere un nuovo impulso alle quotazioni delle materie prime e alla domanda esterna”.
Invece “i rischi al ribasso per l’inflazione includono il protrarsi di tensioni elevate nei mercati finanziari, che potrebbero accelerare la disinflazione. Inoltre – spiega ancora l’istituzione monetaria – il calo delle quotazioni energetiche potrebbe tradursi in una ridotta pressione derivante dall’inflazione di fondo e dai salari. Un indebolimento della domanda, anche per effetto di un più marcato rallentamento del credito bancario o di una trasmissione della politica monetaria più intensa rispetto alle attese, contribuirebbe inoltre a spinte sui prezzi meno forti di quanto anticipato attualmente, soprattutto nel medio periodo”.
e.m.