“Riequilibrare la governance. È quanto urge in questo momento storico all’ex Ilva, il più grande polo siderurgico d’Europa.” Così il segretario generale Fim Cisl Roberto Benaglia e il segretario nazionale, Valerio D’Alò. “Alla vigilia dell’assemblea dei soci, inizialmente prevista per lo scorso 25 novembre e poi rinviata a domani 2 dicembre, è necessario metter mano agli assetti del sodalizio di Acciaierie D’Italia, nato attraverso una partnership tra privato e pubblico”. Per la Fim Cisl “rimane indispensabile che lo Stato acceleri il percorso d’ingresso come socio di maggioranza.”
“C’è bisogno di riequilibrare la governance. Lo Stato, negli anni, ci ha messo molto denaro, ce ne metterà altri 2 miliardi. Come sindacato vogliamo che queste risorse vengano spese effettivamente per recuperare il declino registrato dal Gruppo. E i dati della produzione lo dimostrano. Oggi Acciaierie d’Italia, in questo modo, non è in condizione di poter reggere uno stabilimento e una produzione come quella che l’Italia merita”.
“Con il riequilibrio della governance, dove chi mette i soldi possa gestire la partita in prima persona, porterebbe benefici all’intero sistema, ormai compromesso, di relazioni industriali e darebbe anche una risposta di un interesse realmente strategico del Gruppo Acciaierie D’Italia.
Soluzione importante anche per l’anello debole degli appalti e dell’indotto, troppo spesso condizionati dalle incertezze causate da una gestione poco virtuosa. Senza trascurare, ridando loro centralità, i lavoratori di Ilva in Amministrazione Straordinaria, quest’ultima in campo allo Sato e proprietaria degli impianti in cui opera Acciaierie D’Italia.”
È giunto il momento di fare chiarezza. Lo chiedono i lavoratori, insieme ad una città ed un territorio sempre più martoriata da una crisi occupazionale senza precedenti. Serve discontinuità rispetto al passato in sistema che non è riuscito fin qui a coniugare i temi della Salute, dell’Ambiente e del Lavoro. Se si vogliono cogliere le sfide proposte dalla transizione ecologica, energetica e digitale, non si può trascurare l’aspetto legato al sociale. Taranto e il suo territorio da tempo attendono la transizione sociale. È giunto il momento di passare dalle parole ai fatti. Magari partendo dalla ex Ilva, affinché da problema possa diventare esempio per tutto il Paese”.
E.G.