Doppio appuntamento a Taranto per il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che nelle prime ore di questa mattina si è recato presso gli stabilimenti dell’ex Ilva per visitare gli impianti e per parlare con i lavoratori, accompagnato dal commissario straordinario Giancarlo Quaranta. Si è trattato del primo appuntamento in agenda del responsabile del dicastero delle Imprese e del Made in Italy a Taranto, che alle 8:15 si è recato in prefettura per un vertice con tutti i rappresentanti delle parti sociali, produttive e delle istituzioni locali e regionali.
Nel corso dell’incontro, Urso ha sottolineato che il governo mira al “rilancio produttivo” dello stabilimento siderurgico di Taranto, per poi mettere in campo procedure pubbliche per consentire ad altri investitori di scommettere sul sito. “Il Governo ha deciso di commissariare l’azienda e nel farlo abbiamo scelto una persona che conoscete bene da qualche decennio, che conosce tutta la vita straordinaria di questo che è stato a lungo il più importante, grande e significativo impianto siderurgico d’Europa di cui noi e voi dobbiamo essere orgogliosi”.
“Se l’industria italiana esiste lo è perché c’è stata a monte un’industria siderurgica – ha proseguito -. Non abbiamo nessuna intenzione di rinunciare a questo sito. Abbiamo la volontà di rilanciarlo in sicurezza ambientale”, in modo che i cittadini di Taranto, oltre a vivere in sicurezza, possano rendere la città “un sito turistico importante”. L’accento è posto proprio sulla sicurezza ambientale, che “è fondamentale e con essa quella del lavoro”.
Urso ha detto che il commissario sarà messo in condizioni di avere da subito “le risorse finanziare per la manutenzione degli impianti” e – ha aggiunto – “col decreto che abbiamo fatto è obbligatorio mantenere al lavoro i manutentori”, per cui non sarà possibile mandarli in cassa integrazione: “I primi lavoratori che devono essere in fabbrica sono quelli che garantiscono la sicurezza”.
Contemporaneamente al rilancio della produzione, ha aggiunto Urso, “abbiamo chiesto all’Europa di cambiare la politica siderurgica e industriale, perché altrimenti saremo schiacciati da chi produce fuori dall’Europa senza rispettare le condizioni ambientali e sociali che noi, giustamente, vogliamo rispettare. Ma non possiamo vivere e produrre con concorrenza sleale con chi fuori dall’Europa sta realizzando impianti siderurgici, anche a carbone, per invadere il mercato europeo. Questo non sarà più consentito, non lo sarà sicuramente fino a quando il Governo italiano porrà queste condizioni in Europa”.
Gli impianti siderurgici di Taranto rappresentano la “cartina di tornasole della politica industriale di questo Paese” e, per questa ragione, il Governo ha incontrato molte volte, anche a Palazzo Chigi, i rappresentanti delle parti sociali e delle istituzioni locali. “Se riusciamo insieme quest’anno a invertire la rotta, a rilanciare e mettere in sicurezza il sito più importante d’Italia, per cui chiedo e darò la piena e massima collaborazione, e poi assegnarlo a chi dimostra di essere un player industriale che scommetta sul sito per rilanciarlo, sono convinto che vinceremo questa sfida. E se vinciamo la sfida di Taranto vuol dire che ci riusciremo in Italia. Questa non è solo la sfida di Taranto, in palio c’è la sfida del lavoro italiano”.
La prossima settimana Urso sarà in Liguria per incontrare i lavoratori dei siti produttivi dell’ex Ilva (Novi Ligure, Genova e Racconigi).
Positive le reazioni dei sindacati, che rilevano l’impegno governativo sull’indotto e sul rilancio dell’azienda. “L’impegno c’è e dopo l’estate saranno in grado di collocare l’impianto sul mercato. Per fare questo è necessario riattivare i tre altiforni. Fatto questo ci sono le condizioni per salvaguardare il lavoro”. Così il leader della Uilm, Rocco Palombella, a margine dell’incontro nella prefettura di Taranto sull’ex Ilva.
Per Loris Scarpa, coordinatore nazionale della Fiom per la siderurgia, “le parole che oggi si dicono e i fatti che conseguiranno saranno il punto in cui la città e i lavoratori potranno riacquistare la fiducia. Per noi bisogna ripartire da relazioni sindacali corrette e dalla messa in sicurezza di lavoratori, impianti e ambiente, non c’è il più il tempo per altre ipotesi. Noi pensavamo alla salita pubblica, se ci sarà un privato dovrà esserci anche il pubblico. Questo sito è troppo importante per l’industria italiana e non può essere lasciato solo a un privato”.
e.m.