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FDV, il 97% dei lavoratori è tutelato da contratti sottoscritti da Cgil-Cisl-Uil

redazione
Aprile03/ 2023

Sono 14,5 milioni i lavoratori dipendenti del settore privato (agricoli e domestici esclusi) tutelati da un contratto collettivo nazionale di lavoro. Nel 2022 il totale dei contratti del settore privato è di 894, di cui 207 sono sottoscritti da Cgil, Cisl, Uil (23,2%) e 687 firmati solo da altre organizzazioni sindacali (76,8%). Ma i lavoratori coperti dai 207 contratti confederali sono circa il 97% del totale dei contrattualizzati. Sono alcuni dei dati contenuti nell’ultima ricerca realizzata dalla Fondazione Di Vittorio “La contrattazione collettiva, il ruolo dei sindacati confederali e i lavoratori interessati nel 2022”, che evidenzia quanto denunciato più volte dalla Cgil: un’altissima copertura dei Ccnl firmati dalle maggiori organizzazioni sindacali confederali e un’anomala proliferazione di Ccnl sottoscritta solo da altre organizzazioni sindacali.

Nel dettaglio, dall’elaborazione della Fdv dei dati Cnel-Inps relativa a 894 Ccnl, risulta che: 207 Ccnl firmati da Cgil, Cisl, Uil coprono 13.366.176 lavoratori dipendenti del settore privato; 687 Ccnl firmati dalle altre organizzazioni sindacali interessano 474.755 lavoratori. A questi dati bisogna aggiungere 689.355 lavoratori dipendenti per i quali il datore di lavoro non ha indicato chiaramente il Ccnl applicato. Quindi i contratti siglati dalle tre Confederazioni tutelano la stragrande maggioranza dei lavoratori dipendenti del settore privato.

Per il presidente della Fondazione Di Vittorio, Fulvio Fammoni: “Questa proliferazione contrattuale non ha niente a che vedere con l’espansione del numero di lavoratori a cui si applica un contratto, né con migliori condizioni di lavoro, perché spesso prevedono condizioni inferiori rispetto ai Ccnl confederali. Tutto questo – sottolinea Fammoni – risponde evidentemente ad altri meccanismi, tra cui la frammentazione, scomposizione del sistema di rappresentanza datoriale e con la necessità, anche sindacale, di legittimarsi per salvaguardare le prerogative associative di chi stipula quei contratti. Le conseguenze sono, però – aggiunge il presidente della Fdv – la mancanza di parità di condizioni fra lavoratori occupati negli stessi settori e una indebita forma di pressione “al ribasso” verso gli altri contratti”.

Secondo il segretario confederale della Cgil, Francesca Re David: “Emerge chiaramente l’urgenza di una legge sulla rappresentanza. È anche necessario introdurre criteri di classificazione dei contratti, per distinguere quelli di dimensione nazionale da quelli applicati nelle realtà territoriali limitate o nelle singole aziende, che tengono insieme primo e secondo livello di contrattazione”. Inoltre, evidenzia Re David che “in alcuni settori, in particolare del terziario, contratti scaduti non vengono rinnovati da lungo tempo, non rispettando gli accordi interconfederali e gli effetti sono fortemente negativi sul salario dei lavoratori”.

“Per sostenere la contrattazione è necessario definire meccanismi, anche legislativi, che disincentivano questa pratica da parte delle associazioni datoriali, una pratica – conclude Re David – che mette in discussione il valore del sistema fondato sulla contrattazione estesa”.

e.m.

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