Secondo l’indagine congiunturale di Federmeccanica, migliora l’attività produttiva metalmeccanica nella prima metà di quest’anno. Progressi tuttavia ancora insufficienti a recuperare anche solo parte di quanto perso nel corso della precedente fase recessiva.
Sul fronte dei miglioramenti della congiuntura metalmeccanica, nei primi sei mesi dell’anno i volumi di produzione sono cresciuti dell’1,8% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, grazie soprattutto ai buoni risultati ottenuti dalle imprese produttrici di autoveicoli e parti staccate (+25,8%), nonostante risultino ancora negativi i risultati delle imprese metallurgiche (-3,8%), del comparto dei prodotti in metallo (-4,3%) e delle costruzioni di apparecchi elettrici ed elettrodomestici (-1,3%).
I miglioramenti sono dovuti, in parte, anche alla crescita delle esportazioni, aumentate, nel terzo trimestre del 2015, del 5,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e alla moderata ripresa della domanda interna dei prodotti metalmeccanici, che nei primi sei mesi dell’anno sono cresciute del 14,2%. In particolare, i flussi esportativi metalmeccanici sono aumentati fortemente verso gli Stati Uniti (+32,5%) che risulta essere il secondo paese importatore, alle spalle della sola Germania, e verso Giappone (+29,2%), Spagna (+9,1%) e Regno Unito (+19,1%).
Ma gli stessi volumi di produzione, se comparati con i dati del 2007, risultano inferiori di circa il 30%, così come la capacità produttiva, inferiore di circa un quarto rispetto ai livelli precrisi, i livelli occupazionali, diminuiti di oltre di 250.000 unità, e la ricchezza prodotta, misurata con il valore aggiunto a prezzi costanti, passata da circa 120 miliardi di euro agli attuali 98 miliardi, pari al 18% in meno.
Secondo Federmeccanica i nostri livelli di competitività sono ancora bassi, per via di diversi fattori. In primis una dinamica salariale “completamente slegata dagli andamenti produttivi e reddituali delle aziende – sottolinea Federmeccanica – oltre al permanere di un cuneo fiscale che determina costi elevati per i datori di lavoro e redditi contenuti per i lavoratori, su cui incide, inoltre, un fiscal drag che riduce fortemente le dinamiche reali delle retribuzioni nette”.
Per recuperare parte dei livelli di competitività persi nel corso degli ultimi anni, secondo l’associazione, sono necessarie varie manovre, tra cui l’alleggerimento del cuneo fiscale, la decontribuzione e la detassazione del salario aziendale legato ai risultati, anche per le quote non contrattate. Questi elementi, per Federmeccanica, “determinerebbero un abbassamento del costo del lavoro e un miglioramento della produttività”.
Emanuele Ghiani