Il Fondo monetario internazionale ha tagliato di oltre un intero punto percentuale (per ora) le previsioni di crescita sull’Italia sul 2020, indicando un recessione dello 0,6% a seguito della pandemia da coronavirus. Il dato è contenuto nel rapporto approvato dal direttorio dell’istituzione di Washington, a seguito della missione annuale di ispezione.
E di fatto ne è, assieme alle altre cifre, la novità più consistente dato che le valutazioni e le raccomandazioni degli ispettori del Fmi erano già uscite al termine della missione, a fine gennaio. Le cifre di oggi, invece, vanno raffrontate con quelle dalla “surveillance note” elaborata dal Fmi sul G20 , che per la Penisola indicava un più 0,5% del Pil quest’anno e n più 0,7% nel 2021.
Ora sul 2021 l’istituzione prevede un rimbalzo dello 0,8%, che dovrebbe essere seguito da un ulteriore più 0,8% nel 2022. I dati sui conti pubblici, invece, non sono sati aggiornati per tenere conto dell’impatto delle misure anti pandemia.
Tra le vari voci apparentemente riviste dal Fmi sui contributi al Pil, l’impatto più pesante dal coronavirus è sul commercio con l’estero. L’export è previsto in caduta dell’1,9%, l’import del 2%. La domanda interna totale, invece dovrebbe subire un meno 0,1%.
I componenti dell’Executive Board del Fmi hanno rilevato come l’epidemia abbia creato “emergenze sanitarie ed economiche che devono essere affrontate con urgenza, amplificando al contempo l’incertezza e i rischi al ribasso” sull’economia della Penisola. Ora la priorità è affrontare questa emergenza, ma “una volta superata la crisi sanitaria” vi sarà “la necessità di attuare un pacchetto completo di misure per stimolare la crescita potenziale e rafforzare la resilienza”, si legge.
“Ciò dovrebbe comprendere riforme strutturali – aggiungono dal Fmi – per aumentare la produttività e gli investimenti, un credibile risanamento dei conti sul medio termine, che metta il debito pubblico su una solida traiettoria di riduzione, e misure per sostenere la solidità del settore finanziario”.
E.G.