Il Paese ha bisogno di “scelte condivise” tra Governo e parti sociali perché “da solo nessuno ce la può fare ad affrontare la grave emergenza sanitaria, occupazionale e sociale che stiamo vivendo”. E’ quanto dirà la leader della Cisl, Annamaria Furlan, al presidente del consiglio incaricato, Mario Draghi, nell’incontro di domani a Montecitorio.
Secondo la numero uno della Cisl serve “un nuovo patto sociale” per affrontare le emergenze determinate dal coronavirus e sciogliere i nodi storici. “Ci sono alcune questioni che hanno bisogno di un intervento immediato, a partire dal piano vaccinale per tutti i cittadini e dal rinnovo del blocco dei licenziamenti, della cassa Covid e delle altre indennità – dice in un’intervista a Qn – la preoccupazione è che con la fine di marzo ci possiamo ritrovare centinaia di migliaia di uomini e donne espulsi dal mondo del lavoro. Sarebbe un disastro sociale.
Dobbiamo mandare un messaggio rassicurante alle persone. Non possiamo aggiungere alla paura del contagio anche quello di restare senza lavoro”. Furlan è però contraria a un blocco selettivo dei licenziamenti, come chiede Confindustria: “Non condividiamo questa prospettiva.
Il problema dei licenziamenti non riguarda solo alcuni settori particolarmente toccati dalla pandemia. Abbiamo una parte del manifatturiero, soprattutto aziende piccole, che lavorano quasi esclusivamente per le imprese del terziario e che sono altrettanto in crisi. Bisogna proteggere i lavoratori di tutti i settori fino alla fine di questa emergenza”.
Furlan ribadisce che “dobbiamo affrontare da un lato la riforma degli ammortizzatori per dare le giuste tutele a tutti i lavoratori, anche a quelli delle piccole imprese, rendendo rapidi i pagamenti. Ma dall`altro bisogna fare un investimento rilevante sulla formazione delle nuove competenze di cui le imprese hanno bisogno. Occorre una sinergia seria nel territorio tra imprese, centri per l`impiego, agenzie per il lavoro, scuola e università”.
Sul reddito di cittadinanza aggiunge che “è stato uno strumento utile soprattutto in questi mesi difficili per tante persone in povertà. Così come impostato, però, non risolve la questione occupazionale. Dobbiamo ripartire dalle politiche attive del lavoro, per creare condizioni di occupabilità delle persone.
Significa investire moltissimo nella formazione”. E sulle pensioni: “Quota 100 è uno dei pochi strumenti di flessibilità pensionistica. Non è il momento di parlare per slogan. Bisogna trovare soluzioni praticabili per evitare uno scalone di cinque anni o nuovi esodati”. Il segretario generale della Cisl parla anche delle soluzioni assistenziali che Draghi vorrebbe cambiare: “I bonus possono essere una prima risposta ai problemi delle famiglie in difficoltà, ma abbiamo bisogno di riforme strutturali, a partire da un vero ridisegno del sistema fiscale, per redistribuire con più equità la ricchezza in questo Paese. E’ una scelta non più rinviabile, perché il fisco è lo strumento principale per favorire la crescita”.
TN