Oggi, a Bari durante un convegno, è stata presentata da Fillea e dalla Cgil la ricerca “Le lavoratrici del comparto del salotto: diritti di conciliazione e strategie di welfare territoriale” di Letizia Carrera, coordinatrice della ricerca e docente di sociologia dell’Università di Bari. Al convegno presenti anche il segretario generale della Fillea, Walter Schiavella, la vice presidente del Senato,Valeria Fedeli, la segretaria nazionale Cgil, Serena Sorrentino e la responsabile risorse umane dell’azienda di famiglia, Nunzia Natuzzi. La ricerca aveva l’obiettivo di indagare le condizioni di lavoro delle lavoratrici impegnate nel settore della manifattura salotti e individuare strumenti e proposte per affrontare il tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per far crescere l’occupazione femminile; ha coninvolto le lavoratrici delle aziende Delta Salotti, Incanto Group, Incanto Salotti, Itacart, Natuzzi e Piedi Arredamenti
Dalla ricerca è emerso che le donne vengono considerate nel mercato del lavoro italiano “risore deboli e costose”, concezione che favorisce il fenomento della disoccupazione e della inattività femminile in un paese come quello italiano che non ha mai risolto definitivamente questo problema. Il sindacato, con questo studio in collaborazione con l’Università dui Bari, ha voluto approfondire le caratteristiche di questa situazione tutta italiana proponendo ”efficaci strategie di conciliazione” che possano invertire la rotta della disoccupazione femminile nel Mezzogiorno e in Italia. Le giocolieri del tempo, così sono state definite le lavoratrici italiane, in assenza di welfare sono sempre di più relegate al ruolo di mogli, madri e figlie e la loro condizione è in continuo peggioramento.
“I sindacati – si legge in una nota stampa – hanno avviato un percorso virtuoso sul tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e dell’utilizzo del part-time, aprendo una breccia, sopratutto nei comparti a maggiore presenza femminile, come quello del legno-arredo, nell’organizzazione del lavoro. Ma manca ancora il pezzo, fondamentale – conclude la nota – quello dell’organizzazione del welfare pubblico”