Il primo round per i 442 lavoratori della Gkn di Campi Bisenzio in provincia di Firenze si giocherà presso il Mise il prossimo 15 luglio alle 14 in videoconferenza. La vice ministra allo Sviluppo economico, Alessandra Todde, affronterà quella che è la vera prima crisi industriale dopo la fine del blocco dei licenziamenti.
Un atteggiamento, quello della multinazionale, condannato in modo unanime da sindacati e istituzioni. Nei giorni scorsi, Michele De Palma, segretario nazionale Fiom Cgil e responsabile automotive, e Daniel Calosi, segretario generale Fiom Cgil di Firenze e Prato, avevano parlato di un danno sociale ed economico per i lavoratori, il territorio e tutto l’indotto. Il segretario regionale della Fim-Cisl, Alessandro Beccastrini, e la segretaria Fim-Cisl Firenze, Flavia Capilli, avevano definito illogica e immotivata la scelta della multinazionale, in relazioni agli importanti investimenti in macchinari e in automazione fatti nel sito fiorentino. Da parte Uilm, Gianluca Ficco, segretario nazionale, e Davide Materazzi, segretario della Uilm fiorentina, hanno denunciato il pericolo rappresentato dalle delocalizzazioni e dal comportamento cinico di molte multinazionali, che avvenuto nel 2018 con il caso della Bekaert di Figline Valdarno.
Dal versante delle istituzioni, la viceministra Todde, in un’intervista al Manifesto, ha definito inaccettabile il comportamento dell’azienda, guardando unicamente al profitto, calpestando la dignità dei lavoratori e senza nessun rispetto per la legislazione e la contrattazione italiana. In una telefonata sull’azienda, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha avuto da parte della multinazionale la garanzia che durante il confronto si terrà conto del contributo dei sindacati. Per il titolare del dicastero di via Vittorio Veneto, la vertenza fa emergere due temi importanti. Il primo è quello di come si costruiscono strumenti più forti per condizionare i processi di delocalizzazione promossi da grandi player internazionali, il secondo è come si interviene in anticipo su un settore specifico investito dalla transizione ecologica, quello dell`automotive. Sempre Orlando, a Rai News 24, ha specificato come il blocco dei licenziamenti non avrebbe comunque costituito una garanzia per i 422 lavoratori, dal momento che l’azienda ha avviato la procedura per cessazione di attività.
Da parte sua la multinazionale, in una lettera inviata ai dipendenti, spiega i motivi del licenziamento. “Secondo le più recenti stime – si legge nella lettera – nel 2025 la produzione di veicoli leggeri in Italia non supererà 1 milione, livello inferiore di circa il 6% rispetto addirittura rispetto al 2016, e le previsioni di fatturato dello stabilimento di Campi Bisenzio, dove si producono componenti per auto, per il 2025, si attestano a un livello di circa 71 milioni di euro, inferiore di circa il 48% rispetto ai livelli di fatturato del 2019, cioè prima della crisi pandemica”.
L’azienda parla di una “complessiva non sostenibilità dello stabilimento” che si basa su diverse ragioni addotte dalla società: il crollo delle vendite di un mercato automobilistico che ha subito “profondi cambiamenti”, che hanno “raggiunto una dimensione strutturale” e che vedono una “feroce competitività”, situazione, si lamenta l’azienda nella lettera, “irrigidita anche dai vincoli dovuti alle politiche ambientali”. La società non manca di citare anche l’emergenza Covid che ha “amplificato ulteriormente” la situazione. Servono dunque, secondo Gkn, l’adozione di “decisioni e azioni correttive immediate e predittive dei nuovi trend pur di restare nel mercato e non venire espulsi”.
In Italia, prosegue l’azienda, c’è stata una “drammatica accelerazione della stagnazione di un mercato già in sofferenza” e rispetto al 2020 dove le oscillazioni variavano di mese in mese anche di molti punti percentuali (16%)”, ora le “proiezioni hanno assunto un carattere più definitivo con un dato di invarianza, di mese in mese, prossimo all’1%”.
TN