È il fisco inglese, in Europa, a pretendere di più dai propri contribuenti. È quanto emerge da una ricerca condotta dall’Asi (Adam Smith Institute) che ha analizzato l’andamento delle entrate fiscali nei 15 Paesi membri della Ue in rapporto al Pil, dal 1997 al 2002. L’Italia in Europa si colloca a metà classifica – riferisce Fiscooggi.it, la rivista on line dell’Agenzia delle Entrate – ma con una riduzione della quota destinata al prelievo fiscale dell’1,7% risulta il paese più ‘generosò nei confronti dei propri contribuenti tra quelli del G7.
In pratica, mentre dal 1997 a oggi tutti o quasi gli stati membri dell’Ue (13 su 15) hanno ridotto aliquote e imposte, nel Regno Unito, secondo il centro di ricerca che ha rielaborato dati Ocse, si è invece andati nella direzione opposta, tanto che nel 2002 la frazione di ricchezza assorbita dall’erario risultava accresciuta dell’1,6% rispetto a 5 anni prima. Dopo la Gran Bretagna – riporta Fiscooggi -, soltanto il Portogallo ha aumentato la quota delle imposte (+1,1%). Il fisco più benevolo nei confronti dei contribuenti è quello finlandese (ha ridotto le imposte di oltre il 6% dal 1997 al 2002), seguito da quello danese (-4,3%). La riduzione media invece nell’Europa a 15 si ferma allo 0,2%. Per l’Italia la ricerca Asi esprime un giudizio positivo. Dal 1997 al 2002, infatti, la frazione di ricchezza finita nel caveaux dell’erario italiano è diminuita dell’1,7%, collocando l’Italia a metà classifica in Europa; la riduzione risulta superiore di 1,5 punti percentuali rispetto alla media della Ue. Ma la performance migliore per l’Italia viene dal raffronto con i Paesi che siedono nel G7. Tra i grandi della Terra, appunto, l’Italia risulta essere il Paese che mette a segno la riduzione di maggiore entità.
I risultati potrebbero però non riprodurre una fotografia fedele alla situazione di oggi. I dati – avverte la rivista telematica dell’Agenzia delle Entrate – non tengono conto infatti del doppio pacchetto di tagli fiscali fatti approvare dalla Casa Bianca nel corso del 2003 e delle ulteriori riduzioni del livello generale delle imposte in Italia e in Francia che avranno effetto già a partire da quest’anno.
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