L’industria manifatturiera britannica sta diventando meno favorevole all’adesione all’euro.
Secondo un’indagine anticipata oggi dal Financial Times, il 45% delle aziende manifatturiere della Gran Bretagna giudica positiva l’adesione alla moneta unica, in ribasso rispetto al 52% registrato nel corrispondente periodo dello scorso anno.
Sale invece la percentuale dei contrari: il 12% ritiene che l’euro avrebbe un effetto negativo sui loro affari, contro l’8% dello scorso anno. L’indagine, che verrà resa nota la prossima settimana, ha interessato 400 società, che sono state intervistate dal gruppo di ricerca, NTC, sponsorizzato da Cap Gemini Ernst & Young e dal Chartered Institute of Purchasing and Supply.
Secondo lo studio, i proprietari della aziende manifatturiere sono ottimisti sulle prospettive economiche ma stanno rivedendo le valutazioni iniziali sull’euro e lo scetticismo è maggiore tra le piccole imprese.
Più in particolare, le più favorevoli all’euro sono apparse le aziende di trasporti e di produzioni di veicoli e le società di meccanica mentre le meno entusiaste sono risultate le aziende alimentari, quelle delle bevande e quelle del tabacco.
Infine, per il 40% delle imprese manifatturiere il deprezzamento della sterlina è positivo, ma il 36% ritiene che il cambiamento del tasso di cambio sia negativo per i loro affari perchè i prezzi delle materie grezze importate saliranno.
In media, le società giudicano ‘accettabile e sostenibile’ un tasso di cambio di 69 pence per euro, livello vicino a quello attuale di mercato.
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