A gennaio il tasso di disoccupazione è stabile al 9,8%. E’ la stima preliminare dell’Istat. Quella giovanile si attesta al 29,3%, con un aumento di 0,6 punti percentuali
Rispetto al mese di dicembre 2019, a gennaio 2020 l’occupazione diminuisce, l’inattività cresce e il numero di disoccupati aumenta lievemente a fronte di un tasso di disoccupazione che rimane stabile.
La lieve crescita delle persone in cerca di lavoro è dovuta all’aumento registrato per le donne (+2,3%, pari a +27mila unità), tra i 15-24enni e per gli over50; tra gli uomini, invece, il numero delle persone in cerca di occupazione diminuisce (-1,7%, pari a -23mila unità), così come tra i 25-49enni.
La crescita degli inattivi (+0,2%, pari a +20mila unità), che coinvolge entrambi i sessi, si concentra tra i 15 34enni; il tasso di inattività sale al 34,4% (+0,1 punti percentuali).
Nell’arco dei dodici mesi, l’aumento degli occupati si accompagna a un calo dei disoccupati (-6,2%, pari a 166mila unità) e degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,4%, pari a -47mila).
Per quanto riguarda il numero degli occupati, a gennaio
diminuisce di 40mila unità (-0,2% rispetto al mese precedente) e il tasso di occupazione si attesta al 59,1% (-0,1 punti percentuali).
La flessione dell’occupazione interessa uomini e donne, lavoratori dipendenti (-15mila) e indipendenti (-25mila) e tutte le fasce di età, a esclusione delle persone tra i 35 e i 49 anni (+13mila).
Rispetto a gennaio 2019, la crescita dell’occupazione (+0,3%, pari a +76mila unità) è verificata per genere e classe di età, con l’unica eccezione dei 35-49enni per effetto del loro decrescente peso demografico. Aumentano i lavoratori dipendenti (+156mila unità), soprattutto permanenti (+112mila), mentre gli occupati indipendenti diminuiscono di 80mila unità.
A gennaio 2020 “si confermano gli andamenti negativi dell’occupazione già registrati a dicembre, con variazioni più contenute sia nel numero di occupati sia nel tasso di occupazione. La flessione dell’occupazione riguarda soprattutto donne, under 35, lavoratori temporanei e autonomi, che si confermano ai minimi storici, mentre una sostanziale stabilità caratterizza i dipendenti permanenti”.
TN