Oltre un milione di disoccupati ha un’età inferiore ai 35 anni. E’ quanto emerge dall’Annuario statistico italiano dell’Istat. Nel 2011, infatti, si contano 1 milione 128 mila persone in cerca di lavoro tra i 15 e i 34 anni.Tra i giovani fino a 29 anni il tasso di disoccupazione dei laureati è più elevato rispetto a quello dei diplomati. Ciò dipende dal più recente ingresso nel mercato del lavoro di chi prolunga gli studi, ma anche dalle crescenti difficoltà occupazionali dei giovani, pur con titolo di studio elevato. Inoltre, il tasso d’inattività per la componente femminile è ancora particolarmente elevato, nonostante il calo registrato nel corso del 2011 (48,5% nel 2011 rispetto a 48,9% di un anno prima), specie nel Mezzogiorno, dove poco più di sei donne ogni dieci in età lavorativa non partecipano al mercato del lavoro. Per inattivi si intende coloro che né sono occupati né cercano lavoro.
L’Istat ricorda poi che l’Italia, pur avendo registrato un’alta mobilità assoluta, è un paese caratterizzato da una scarsa fluidità sociale. La classe sociale di origine influisce in misura rilevante sulla mobilità sociale, determinando rilevanti disuguaglianze nelle opportunità degli individui. Lo rileva il Rapporto Istat sulla coesione sociale.
Nel 2009, il 62,6% degli occupati si trova in una classe sociale diversa da quella dei padri, un valore non diverso da quello del 1998. I tassi di mobilità assoluta più alti sono quelli delle donne (65,9% contro 60,6% degli uomini).
In questo contesto, l’istruzione svolge un ruolo fondamentale nel favorire la mobilità e fra i figli di operai urbani, hanno avuto maggiori probabilità di spostarsi verso la classe media impiegatizia quelli il cui genitore aveva un diploma superiore o un titolo universitario (37,3% rispetto al 30,8% dei figli di chi aveva studiato ‘al più fino alle medie’).
Coloro che hanno genitori dirigenti, imprenditori o liberi professionisti rimangono più facilmente nella classe di partenza nei casi in cui il padre aveva un titolo di studio elevato (46,2% se con diploma o università, contro il 21,7% nel caso di istruzione non superiore alla scuola media).
Parlando di pensioni l’istituto ricorda che in Italia ci sono oltre 16,6 milioni di pensionati, di cui la maggior parte sono ultraottantenni e la metà percepisce un assegno al di sotto di mille euro.
Il 75% dei pensionati percepisce solo pensioni di tipo Invalidità, Vecchiaia e Superstiti, il restante 25% riceve pensioni di tipo indennitario e assistenziale, eventualmente cumulate con pensioni ‘classiche’.
Sotto il profilo geografico, il 28,3% dei pensionati risiede nel Nord Ovest, il 20,1% rispettivamente nel Nord Est e nel Centro, il 21,2% nel Sud e il 10,2% nelle Isole.
La classe di età più numerosa è quella degli ultraottantenni, con circa 3 milioni 828 mila pensionati, seguono quella dei 70-74enni, con 2 milioni 920 mila pensionati e quella dei 65-69enni con 2 milioni 812 mila individui; l’8,1% dei pensionati ha meno di 55 anni.
Quasi un pensionato su due (47,5%) ha un reddito da pensione inferiore a mille euro, il 37,7% ne percepisce uno fra mille e duemila euro, mentre per il 14,5% dei pensionati il reddito pensionistico è superiore a duemila euro. Dal 2009 al 2011, prosegue il Rapporto Istat,anche in funzione delle recenti riforme previdenziali, il numero dei pensionati diminuisce mediamente dello 0,4%, mentre l’importo annuo medio e mediano del reddito aumentano del 5,3%.
Nel rapporto si parla anche del congedo parentale. Nel 2011 un solo papà su dieci lo ha chiesto per la nascita di un figlio o per un’adozione.
Nel 2011, i lavoratori dipendenti beneficiari di maternità obbligatoria sono circa 380mila. Fra le neo-mamme, il 91% ha un contratto a tempo indeterminato (e vive al Nord nel 57% dei casi), il 9% a tempo determinato (di cui il 50% concentrato nel Sud e Isole).
Nel 2011 ammontano a circa 296mila i lavoratori dipendenti che hanno usufruito di congedi parentali (astensione facoltativa). Di questi, il 93,6% ha un contratto a tempo indeterminato (nel Nord si concentra il 65% dei congedi parentali con contratti a tempo indeterminato). Fra i lavoratori che hanno goduto dei congedi parentali pur non avendo il posto fisso (6,4%), quasi i tre quarti (74%) sono concentrati al Sud e nelle Isole. (LF)
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