La Cgil si è presa tempo per dare una valutazione sulla manovra. Mentre la Cisl, dopo la conferenza stampa di Giorgia Meloni, fin da lunedì pomeriggio ha diffuso una nota di commento, firmata da Luigi Sbarra e sostanzialmente assai positiva, Corso Italia ha rimandato per oltre 48 ore una presa di posizione ufficiale. La motivazione è che Maurizio Landini ha sempre sostenuto che si daranno giudizi nel merito: e dunque prima occorre studiare bene la legge di bilancio, o almeno quello che se ne sa. Mercoledì sera la manovra è stata al centro di una lunga riunione della segreteria confederale, mentre sabato si terrà una riunione più ampia, alla quale sono stati chiamati tutti i segretari delle diverse categorie e strutture territoriali. L’obiettivo, è decidere assieme quale risposta dare alla manovra. Cosa non semplicissima, per vari motivi.
Il giudizio sulla legge di bilancio, nel complesso, non sembra positivo. Anche se su alcuni temi chiave, come sul cuneo fiscale, sulle pensioni e sulla detassazione dei premi di produzione fino a 3000 euro, il governo ha dato risposta alle richieste del sindacato, molti punti altrettanto cruciali sono considerati negativi. In particolare il ripristino dei voucher, strumento che la Cgil ha sempre avversato, tanto da indire un referendum per abolirli. Referendum che non si tenne solo perché il governo dell’epoca, guidato da Gentiloni, li cancellò di propria iniziativa.
Altro punto dolente è proprio il taglio del cuneo: i tre punti decisi dal governo sono andati, è vero, interamente alle buste paga, scontentando non poco la Confindustria, che ne chiedeva almeno un terzo per le imprese; ma si tratta di cifre molto basse. E se è vero che le risorse a disposizione dell’esecutivo erano scarse, il sindacato di Corso Italia contesta che se ne siano però trovate a sufficienza per finanziare la flat tax al 15 % per le partite Iva fino a 85 mila euro: considerando che il lavoro dipendente soffre invece un prelievo di oltre il 40%, è considerato uno schiaffo a chi le tasse le paga tutte. Così come è negativo il giudizio sulle altre misure fiscali come la rottamazione delle cartelle fino a mille euro, e l’innalzamento del contante a 5000.
Proprio sulla critica alla parte fisco della manovra potrebbe crearsi la base per la mobilitazione che sembra scontato ci sarà. In tempi e modi da decidere, ovviamente, considerando anche vari problemi, primo tra i quali il rapporto con la Cisl. Giusto un anno fa la Cgil aveva proclamato con la Uil uno sciopero generale contro il governo Draghi, la Cisl aveva, diciamo così, perdonato, ma un secondo strappo, oggi, sarebbe probabilmente difficile da ricucire.
C’è anche da considerare che Enrico Letta, con sorprendete tempestività, già lunedì ha annunciato la protesta del Pd contro la legge di bilancio, con una grande manifestazione a Roma per sabato 17 dicembre, mentre Giuseppe Conte, a sua volta, ha promesso che difenderà con le unghie e coi denti il reddito di cittadinanza, abolito dal governo a partire dal 2024. Difficilmente, dunque, la Cgil potrà restare ferma, accettando di essere scavalcata sui temi sociali dai due partiti che si contendono il primato dell’opposizione.
Nunzia Penelope