La Fiom primo sindacato negli stabilimenti Fiat? E’ questa la suggestione lanciata da Maurizio Landini, che della Fiom è il segretario generale, sulla base dei primi risultati delle elezioni dei rappresentanti sindacali per la sicurezza, in corso in questi giorni in tutto il gruppo. Landini ha reso noto che nei primi dodici stabilimenti dove si è votato, coinvolgendo circa 14mila lavoratori, la Fiom risulta il sindacato più votato, con il 34,6% dei voti. Subito dopo viene il Fismic, con il 17,7%, poi l’Associazione quadri con il 16,3%, poi la Uilm con il 15,1%, la Fim con il 14,2% e infine la Ugl metalmeccanici con il 2% dei voti. Indicativi anche i confronti con le cifre del passato: guardando ai risultati delle elezioni delle Rsu la Fiom guadagna 3 punti percentuali, il Fismic ne perde 3, l’Associazione quadri 2,5, la Fim 3, la Uilm 2,5, la Ugl 1,7.
Cifre significative? La stessa Fiom sottolinea che i dati presentati si riferiscono solo a un terzo degli stabilimenti e dei lavoratori del gruppo Fca. Mancano stabilimenti importanti, soprattutto quelli di Pomigliano e di Melfi, che potrebbero ribaltare la situazione. La Fim ha infatti protestato, affermando che si tratta di dati parziali, che non rappresentano la realtà nelle sue esatte dimensioni. Questo è vero, e sara’ infatti opportuno verificare alla fine della votazione la realtà effettiva, ma c’è da dire che comunque per il momento il risultato è schiacciante: al momento la Fiom risulta il sindacato maggioritario in alcuni stabilimenti. Landini ha detto che se valessero le regole dell’Italicum, la Fiom con questi voti sarebbe il sindacato unico, quello, ha ricordato, che piacerebbe tanto a Matteo Renzi. Ma, appunto, sarà bene attendere i voti definitivi.
Landini ha approfittato di questi dati per avviare un discorso politico, ricordando che la Fiom è esclusa dai tavoli di trattativa con la Fca e che se i termini della rappresentanza sono questi sarebbe bene prenderne atto e cambiare le abitudini contrattuali. Ma al segretario generale della Fiom interessava soprattutto avviare un discorso più ampio sulla prossima stagione contrattuale. Gli incontri tra i vertici di Fiom, Fim e Uilm per mettere a punto una piattaforma unitaria non stanno infatti andando bene, anzi sono già dati da qualcuno come falliti. In realtà c’è ancora un sottile filo, ma davvero molto sottile. La discussione tra i tre sindacati verte ancora sui criteri di democrazia interna da seguire. Fim e Uilm, stando a quanto ha riferito ieri Landini, hanno detto che comunque l’eventuale accordo sulla piattaforma dovrebbe essere sottoposta solo agli iscritti e solo nelle fabbriche dove sono tutti e tre i sindacati. La Fiom invece vorrebbe coinvolgere tutti i lavoratori, iscritti o non iscritti, perché, afferma,a tutto i metalmeccanici si applica poi il nuovo contratto. E per questo vuole si applichino i criteri stabiliti dal Testo Unico firmato da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil il 10 gennaio del 2014.
Ma Landini ha avanzato anche delle proposte. Ha detto che Federmeccanica, assieme a Fiom, Fim e Uilm, dovrebbe chiedere al governo la defiscalizzazione degli aumenti salariali dei contratti nazionali. Ciò anche nella considerazione che dal 1993 ad oggi la contrattazione aziendale, che copriva il 35% delle imprese, è arrivata a coprirne solo il 20%. Di qui la necessità di non indebolire il contratto nazionale, anzi di rafforzarne la validità appunto con questa defiscalizzazione. Per quanto si riferisce al merito della piattaforma, sulla quale evidentemente ancora non si è discusso, la Fiom si dice disponibile a raggiungere un utilizzo più ampio degli impianti, per superare il problema della bassa produttività: “ Possiamo lavorare di notte, il sabato e così’ via – ha detto Landini- a patto che l’orario di lavoro si abbassi e cresca invece l’occupazione”.
Massimo Mascini