Dai lavoratori degli stabilimenti americani Fca arriva un “segnale importante” perché, con un voto libero, hanno contestato le condizioni salariali e la vita aziendale. Così il leader della Fiom, Maurizio Landini, commentando quanto sta avvenendo negli Stati Uniti dove i dipendenti Fiat Chrysler sono pronti allo sciopero contestando, tra l’altro, gli aumenti ancora non inclusi nel rinnovo del contratto di lavoro.
Da Pomigliano d’Arco, sede di uno dei siti più grandi del gruppo, Landini ha spiegato: “Quello che arriva dagli Stati Uniti è un segnale importante perché avviene dopo che, democraticamente, i lavoratori hanno potuto votare e hanno detto ‘no’ a un accordo”. “E’ una grande prova di democrazia e – ha aggiunto il segretario dei metalmeccanici della Cgil – va tutto il mio sostegno a quei lavoratori perché condivido la scelta che hanno fatto e il giudizio che hanno espresso sia sulle condizioni salariali che sul livello di vita nei luoghi di lavoro. In Italia il diritto di poter liberamente votare ci è stato negato”.
Landini ha poi spiegato che negli Stati Uniti “l’accordo è stato bocciato perché i giovani guadagnano la metà degli altri e perché tra sei anni tutti avranno un abbassamento del salario. In Italia, negli stabilimenti Fca, questo è già in corso. Chi lavora lì – ha concluso il leader della Fiom – prende in media 70 euro in meno di qualsiasi altro metalmeccanico solo perché non si applica il contratto nazionale. Dopo cinque anni l’unico voto libero in Fca è quello sulla rappresentanza per la sicurezza sui luoghi di lavoro perché c’è una legge che lo impone”.