Il presidente francese Emmauel Macron stravince le elezioni legislative conquistando anche la maggioranza assoluta dell’Assemblée Nationale. Il voto di ieri, 18 giugno, consentirà a Macron di portare avanti la sua agenda di riforme, sconvolgendo il quadro politico tradizionale.
Molto alto il dato dell’astensione che tocca il livello record del il 57,32% , che la stampa transalpina ha interpretato come un rifiuto di dare carta bianca al nuovo capo dello Stato.
Al secondo posto, con un forte distacco, Les Républicains di destra e i loro alleati centristi ottengono 130 seggi. Il numero uno dei Républicains, François Baroin, si è detto felice che il numero dei seggi sia “abbastanza importante per far valere le convinzioni” della destra. Ma a destra, come a sinistra i “”macron-compatibili” rischiano di rompere le righe.
A sinistra, il Partito socialista, che controllava metà dell’Assemblea uscente, è stata polverizzato: resta comunque, con i suoi alleati e 33 seggi, la principale forza della sinistra, davanti a La France Insoumise di Mélénchon con 27 deputati. “La sconfitta della sinistra è incontrovertibile, la disfatta del Partito socialista senza appello” ha detto il numero uno del Ps Jean-Christophe Cambadélis, annunciando le sue dimissioni.
Infine l’estrema destra: otto seggi, invece dei due del 2012. La numero uno del Front national Marine Le Pen entra per la prima volta nel parlamento francese, dopo il tentativo a vuoto del 2012. “Di fronte al blocco mastodontico del sistema, siamo la sola forza che resiste alo dissolvimento della Francia” ha commentato. Ma il numero limitato di deputati del Fn mette una pietra sopra le speranze nate con la ripresa dell’onda nazionalista in Europa e con il risultato storico (33,9%, 10,6 milioni di voti) del secondo turno delle presidenziali.