Le aziende francesi, che realizzano tra il 25 e il 30% delle loro vendite negli Usa o nella zona dollaro, hanno accusato nel primo trimestre un forte impatto del caro-euro sui loro fatturati.
L’effetto cambio ha pesato sulle vendite di gran parte delle società d’oltralpe, obbligandole a puntare sulla riduzione dei costi per non penalizzare i risultati operativi.
Saint Gobain, Danone, Bic, LVMH, Aventis, nota oggi il quotidiano Le Monde, hanno potuto resistere alle conseguenze negative dell’euro forte grazie al loro “modello molto solido di sviluppo”. Altri, come Rhodia o Thomson hanno chiuso in forte perdita, con fatturati scesi il primo del 18,6% a 2,8 miliardi e il secondo del 23% a 2,3 miliardi.
L’apprezzamento dell’euro – del 25% in un anno sul dollaro ma anche del 19% nei confronti dello yen e del 10% della sterlina – si è tradotta in media in una flessione del fatturato superiore al 5%.
L’effetto cambio si è fatto sentire anche nel settore auto costringendo i gruppi Peugeot Citroen e Renault, già colpiti da un mercato dell’auto più difficile del previsto, a ridurre i loro obiettivi di margini operativi. Il costruttore guidato da Jean-Martin Folz ha anche annunciato per la prima volta dal 1997 un calo dell’utile semestrale (-11,7% a 869 milioni) mentre Renault è stata salvata da un contributo record al suo utile della sua alleata Nissan.
Nonostante il calo, spesso assai accentuato delle vendite come quello del 34% annunciato oggi da Aventis, sono numerose le aziende che hanno registrato un aumento della loro redditività. Alcatel ha sorpreso oggi i mercati con l’annuncio di un utile operativo di 21 milioni, quando tutti si attendevano a perdite per svariati milioni, nonostante un fatturato in calo del 26% rispetto all’anno prima. Michelin ha migliorato il suo margine operativo di 0,6 punti al 7,9% anche con un fatturato in calo del 6% a 7,3 miliardi grazie agli sforzi di ristrutturazione intrapresi.
Secondo gli economisti del gruppo assicurativo Euler, l’euro forte rischia di costare all’Europa tra lo 0,6 e l’1% di crescita nel periodo 2003-2004. L’Ocse dal canto suo valuta l’impatto negativo di un apprezzamento del 30% della moneta europea alla riduzione dell’1,5% del pil in due anni.
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