Sentire il presidente di Confindustria sollecitare un patto per il lavoro non è certo una novità. Da quando è stato eletto lo ha detto praticamente almeno ogni tre mesi, spesso lasciando il tempo che trovava, perché nessuno era in grado di arrivare a un’intesa. Ma l’ultimo appello fatto da Vincenzo Boccia, sempre per un patto per il lavoro, va preso sul serio, ascoltato con la massima attenzione. Perché ci sono forse oggi le premesse per cogliere davvero un grande risultato. E forse è proprio questo possibile grande accordo la carta che potrebbe aiutare a risolvere alcuni problemi urgenti, sui quali il paese non ha ancora riflettuto abbastanza.
Che ci sia bisogno di un’inversione di tendenza, non è certo da dimostrare. I dati dell’Istat ci hanno solo confermato quello che tutti sapevamo e temevamo, che siamo ancora una volta in recessione. Il calo costante del Pil, negli ultimi sei mesi, è un dato di fatto incontrovertibile. E nessuno se la sente di accettare per buone le parole del premier Conte sulla ripresa prossima, già dal secondo semestre di quest’anno. È come il boom dietro l’angolo di cui parlava Luigi Di Maio qualche giorno fa con troppa nonchalance: lo possono dire e ridire, nessuno ci crede. Nel senso che senza un’inversione di tendenza, senza un ritorno della fiducia, in primis delle aziende che devono investire i loro quattrini, è impossibile che la recessione si fermi e l’Italia torni a crescere.
L’accordo tra le parti sociali, forse, potrebbe rappresentare la spinta per questa inversione di tendenza. Gli industriali ci contano, e guardano con fiducia al cambio della guardia che c’è stato in Cgil. Sanno bene che Maurizio Landini è un osso duro, e spesso e volentieri si trovano in disaccordo con lui; ma pensano comunque che sia la persona giusta per dialogare, per confrontarsi, anche duramente, ma con franchezza e costrutto. Del resto, i grandi accordi nascono da confronti sui dati reali, tra persone che guardano al sodo, senza infingimenti.
Il sindacato è pronto a questa sfida. Cgil, Cisl e Uil vogliono applicare fino in fondo gli accordi che sono stati stretti in questi anni con le associazioni di impresa, puntano a migliorare la contrattazione, a qualificarla, per far crescere il lavoro buono, aumentandone il valore. Le tecnologie fanno crescere la qualità del lavoro, ma deve crescere anche il valore di questo lavoro. E c’è la questione salariale da affrontare e risolvere, con grande franchezza. Non è facile, certo: perché se prima c’era un po’ di ricchezza da dividere, adesso questa ricchezza va prima creata e poi divisa, su questo nessuno ha dubbi. Ma, appunto, trovare un accordo può non essere impossibile.
Tutto questo deve essere prodromo a un cambiamento di passo sia delle relazioni del governo con le parti sociali, sia della stessa politica economica del governo. E qui le cose si fanno un po’ più difficili, per tutti. Nessuno sottovaluta il peso, la negatività delle politiche centrate sulla disintermediazione che hanno caratterizzato l’operato dei precedenti governi. L’intervento successivo dei professori, tutti bocconiani, ha attenuato negli ultimi due anni quell’atteggiamento, il dialogo c’è stato, anche se stentato. Ma con l’arrivo del nuovo governo l’interlocuzione è caduta del tutto. Come molti hanno osservato, convocare 35 organizzazioni in una mezza mattinata al ministero dello Sviluppo per sentire cosa pensano le parti sociali non ha senso, non è certo intermediazione.
Può cambiare questo atteggiamento? Può ripartire un confronto reale tra governo e parti sociali? Forse sì, ma si tratta di una strada tutta in salita, che almeno i sindacati vogliono però percorrere senza titubare. Da Piazza San Giovanni a Roma il 9 novembre può partire un’offensiva che anche il forte governo gialloverde dovrebbe essere costretto a prendere in seria considerazione. A suon di scioperi? Se necessario. La determinazione ad andare avanti, anche con ruvidezza, su questa strada c’è tutta nel sindacato, perché la coscienza della gravità della situazione non è possibile sottovalutarla. Il paese è in crisi, l’occupazione per il momento tiene, ma è a rischio, la povertà dilaga, la precarietà si allarga. Rispondere è un dovere per tutti. Certo, le confederazioni sindacali (e anche quelle imprenditoriali) potrebbero avere qualche problema ad affrontare a muso duro quei partiti che hanno ricevuto il voto di tanta parte dei loro iscritti. Ma questo non deve fermarle, sia perché i lavoratori in realtà hanno sempre saputo distinguere la rappresentanza politica da quella sindacale, per cui avere la tessera del sindacato in tasca e votare 5Stelle o Lega non è stato mai un problema. Sia anche perché, a un certo punto, è bene fare chiarezza, dire con parole facili che quei partiti sbagliano per cui devono cambiare. Nessuno chiederà certo di rinunciare al reddito di cittadinanza o alla quota 100 per le pensioni anticipate, ma un intervento deciso a sostegno degli investimenti pubblici è possibile, come anche dare quelle certezze che facciano tornare gli imprenditori privati agli investimenti, così come avevano ripreso a fare prima della nascita di questo governo. La strada è in salita, ma è percorribile.
Massimo Mascini
Contrattazione
Nel comparto dell’energia e del petrolio si sono aperte le trattative per il rinnovo del contratto di categoria. Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil chiedono un aumento di 150 euro, e un miglioramento delle parti normative teso a rafforzare il ruolo del contratto nazionale quale strumento fondamentale per lo sviluppo e la crescita del settore. Nel settore dell’industria alimentare i lavoratori della Gran Guizza dello stabilimento di Popoli – azienda del gruppo Acqua Minerale San Benedetto – hanno approvato il rinnovo del contratto aziendale. È stato inoltre siglato l’accordo integrativo del gruppo Lactalis Galbani. L’intesa, che riguarda 5 stabilimenti e 3mila dipendenti, prevede un aumento del premio di 300 euro, il rafforzamento degli strumenti per il work-life balance e la creazione di una piattaforma per il welfare aziendale. Sempre nel comparto alimentare, i lavoratori del gruppo Mondalez hanno approvato il contratto integrativo. Nel documento, che interessa 1.000 addetti, è prevista la valorizzazione delle risorse interne, l’aumento del premio legato agli obiettivi, welfare aziendale e work-life balance Sono ripartite le trattative per il rinnovo del contratto delle piccole e medie imprese edili tra i sindacati di categoria e Confapi Aniem. Al Mise si è svolto l’incontro tra Arcelor-Mittal e in sindacati per far il punto sull’accordo del 6 settembre 2018, che ha portato al passaggio dell’Ilva al colosso franco-indiano. Nel settore dell’artigianato, è stato raggiunto l’accordo tra i sindacati di categoria Feneal-Uil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil e le associazioni datoriali per il rinnovo di una parte del contratto dell’edilizia, che interessa 450 mila addetti di aziende artigiane. Chiusa la parte relativa alla bilateralità, ed in particolare il Fondo Sanitario, il Fondo Pensione e il Fondo Giovani. Cida, Codirp, Confedir e Cosmed fanno sapere che sono riprese le trattative, in stallo da 4 mesi, per il rinnovo del contratto nazionale della dirigenza delle funzioni centrali. È stato infine sottoscritto presso gli uffici confederali della Ugl, l’accordo con l’USPP (Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria), sindacato rappresentativo del comparto della polizia penitenziaria.
Analisi
Sebastiano Fadda fa un bilancio su i pro e i contro del reddito di cittadinanza. Se correttamente disegnato e applicato, afferma, può rappresentare un valido strumento di politica attiva del lavoro, capace di favorire l’incontro tra domanda e offerta. Ma è del tutto ininfluente per la creazione di nuovi posti di lavoro.
Interviste video
Il direttore de Il diario del lavoro, Massimo Mascini, ha intervistato il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo. I temi affrontati: il nuovo patto per il lavoro che si potrebbe presto discutere con la Confindustria, la piattaforma dei sindacati per la manifestazione del 9 febbraio contro il governo, e l’unità tra le confederazioni lanciata come proposta dal neosegretario Cgil Maurizio Landini.
Servizio a cura di Emanuele Ghiani
Interviste
Tommaso Nutarelli ha intervistato Giuliano Calcagni, neosegretario generale della Fisac-Cgil, per parlare dell’imminente apertura delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale e della situazione delle banche, a partire dal salvataggio di Carige.
I blog del Diario
Roberto Polillo fa il punto sul caso della Sea Watch, che ha messo in luce tutte le contraddizioni dell’attuale politica italiana. Sempre Polillo ci parla della difficile situazione che sta attraversando il movimento Cinque Stelle, stretto tra la gestione dell’immigrazione, i dati non confortanti dell’economia e la necessità di mantenere fede ai suoi valori.
Alessandra Servidori spiega la necessità di sostenere la proposta della Commissione Ue Cultura, Istruzione e formazione, per rafforzare il Corpo europeo di solidarietà, che sarà votata il 4 febbraio. Un modo, spiega, per supportare le giovani generazioni europee.
Giuliano Cazzola ricorda Andrea Cammelli, ’padre’ di AlmaLaurea, la più importante banca dati sui laureati, istituzione di fama e prestigio internazionale. E tuttavia, il suo ideatore non ebbe mai il giusto ascolto nei palazzi del potere.
Il guardiano del faro
Marco Cianca prende spunto dall’episodio della parlamentare 5 stelle Teresa Manzo per compiere un’analisi sulla nuova classe politica pentastellata: in guerra contro le élite e la casta, ma anche, ormai, parte della casta stessa. Il fatto è, scrive Cianca, “che stavolta i sanculotti sono dentro il Palazzo. La deputata, anzi la cittadina, Teresa Manzo è il simbolo di questa contraddizione”.
Diario della crisi
È stato proclamato lo sciopero per il 1° e il 2 febbraio, da parte dei sindacati di categoria Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs per lo stallo del rinnovo del contratto della vigilanza privata. Sciopero anche per i lavoratori di Abb, contro la riorganizzazione del gruppo che prevede 123 esuberi.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare il testo definitivo, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, del decreto su reddito di cittadinanza e quota 100 e i dati dell’Istat sui prezzi della produzione industriale e delle costruzioni, la fiducia di consumatori e imprese, la stima del Pil nel IV trimestre del 2018 e le stime sugli occupati. È inoltre presente il documento della campagna di Confindustria-Business Europe, il testo dell’intervento che l presidente di Assolombarda Carlo Bonomi ha tenuto mercoledì scorso, alla presenza del premier Giuseppe Conte, e la Congiuntura Flash di Confindustria.