Sbaglia chi si meraviglia perché il ministro Di Maio vuole far chiudere i negozi la domenica. Sbaglia perché questo è un vecchio impegno dei 5S, tanto che già all’inizio dell’anno, prima delle elezioni, il leader del movimento aveva promesso di intervenire al più presto in tal senso. Ma sbaglia soprattutto perché questo atto, imporre a tutti gli esercenti l’obbligo di serrare le saracinesche nei giorni festivi, rientra assolutamente nella prospettiva economica e sociale che i grillini hanno sempre perseguito, senza nasconderla, anzi sbandierandola.
Il fatto che 40mila persone rischino di perdere il loro posto di lavoro -perché è evidente che non servono commessi quando il negozio è chiuso- per il movimento 5 stelle non è importante. Lo è molto di più il fatto che le famiglie siano riunite nei giorni di festa, che si possa stare tutti attorno a un tavolo a mangiare le tagliatelle al ragù che la mamma ha preparato con cura nel corso della mattinata.
Il fatto che magari quella stessa famiglia le tagliatelle al ragù non possano permettersele perché hanno perso il lavoro, quindi il loro reddito, per i seguaci di Beppe Grillo non è un problema, perché tanto, ritengono, interviene il reddito di cittadinanza ad assicurare il sostentamento. Tutti felici e contenti, dunque. È la stessa filosofia che ha sorretto a lungo le scelte strategiche dei 5S a proposito del puzzle dell’Ilva. A loro avviso il centro siderurgico di Taranto doveva chiudere, lasciando spazio a soluzioni alternative. Anche qui c’era non miopia, ma attenzioni diverse da quelle di chi finora ci ha governato. Di Maio si è arreso, dando il via libera all’accordo che terrà in vita l’Ilva, solo quando ha capito che, se Taranto avesse chiuso, 20mila persone sarebbero rimaste senza lavoro e praticamente la città sarebbe morta. Perché nessuna pista ciclabile, o altre pensate del genere, potrebbero mai dare lavoro a decine di migliaia di persone come può fare un centro siderurgico.
Tutto rientra però in quel disegno, di dare importanza a cose diverse “da prima”. E non è un caso se sono loro, i seguaci del movimento, a portare avanti la teoria della decrescita felice. Locuzione che indica la volontà di bloccare lo sviluppo, dell’economia, del lavoro, quindi del paese, per vivere felici con meno, molto meno di quanto si aveva prima. Decrescita felice significa abbassare drasticamente i consumi, e quindi la chiusura dei negozi, meglio ancora dei centri commerciali la domenica rientra in questo schema. Senza tener troppo conto del fatto che la gente, le persone si sono abituate a consumare proprio la domenica, quando hanno un po’ più di tempo libero, a ritrovarsi, magari con gli amici, proprio nei centri commerciali che sono diventati quello che nei paesi era il corso, dove si passeggiava, ci si incontrava, magari si facevano nuove conoscenze, insomma, dove si viveva.
Per il movimento questo è non proprio male, ma certamente sbagliato. Meno consumi, predicano, meno lavoro, meno stress, meno tutto. Meglio accontentarsi e sapere che il reddito di cittadinanza non ti lascia solo, comunque ti sostiene. Senza pensare però al fatto che il lavoro non è solo una fonte di reddito, è la base fondante della nostra vita o dovrebbe esserlo, e solo dal lavoro deve venire il credito personale e sociale di ciascuna persona, che nel lavoro si trova e si riconosce. Chi è passato per il calvario della cassa integrazione a zero ore, con la sensazione di discredito sociale che ne derivava, sa bene il peso di non avere, soprattutto, più un lavoro. Non basta che qualcuno ti dia una paghetta per i consumi basilari, serve la dignità di una vita spesa appunto lavorando. Non è un caso se la nostra è una repubblica fondata sul lavoro.
Ma i grillini pensano sia questa la panacea di tutti i mali, l’elisir in grado di cambiare la vita. Nessuno ha mai amato il turboconsumismo, al contrario, è stato giustamente criticato, ma se diventa il centro della propria vita, il fulcro degli interessi. Ma se questo è invece rappresentato dal lavoro la storia è diversa. L’ozio creativo è una locuzione affascinante, ma l’ozio non è mai stato qualcosa da perseguire, una meta da rincorrere.
La cosa più importante in questa epoca di grandi cambiamenti, di sovvertimenti degli equilibri, è sapere bene quali sono le scelte che ci sono davanti e le conseguenze che ciascuna di esse comporta. Chi sceglie il movimento di Beppe Grillo deve sapere che al fondo c’è quella specie di Italia, molto diversa da quella cui eravamo abituati, più povera, con meno soddisfazioni. Certo tutto è sempre nell’equilibrio che si trova. È come le partecipazioni statali che sembra i 5S mirino a ricostruire. Le partecipazioni statali non erano il male assoluto, al contrario, erano una fonte di ricchezza e di benessere per tantissime persone. Negli anni 60 venivano da tutto il mondo per studiare la formula felice dell’Iri che sosteneva l’economia nazionale in questo modo strano. Poi è intervenuta la politica, ha imbastardito le scelte, le ha distorte e le partecipazioni statali sono diventate il prototipo della perdizione. Ma attenzione, non basta ricostruire il sistema di aziende pubbliche per riavere quel bene, è necessario che siano anche ben dirette e ben governate. L’equilibrio è una cosa difficile da trovare, spesso ancora di più da mantenere.
C’è poi da chiedersi se la formula della decrescita felice sia solo dei 5S e non di tutto il governo, quindi anche della Lega. Questa è diversa, è fatta in tanta parte da una schiera di piccoli imprenditori, attenti al fare, molto meno affascinati dal miraggio di un reddito di cittadinanza. Hai credito e presenza civile, pensano i leghisti, perché lavori, non perché esisti. Però avallano e giustificano quelle scelte perché la prima cosa cui tengono è governare. Ma, appunto, le tensioni sono tante e si moltiplicano ogni giorno. Fino a quando il contratto di governo coprirà queste differenze? E, allora, quousque tandem Catilina abutere patientia nostra?
Contrattazione
A Roma è stato siglato l’accordo per nuove assunzioni in Ama. Ora, affermano le segreterie regionali di Fp Cgil, Fit Cisl e Fiadel, i prossimi obiettivi sono lavorare sul rilancio dell’azienda, dell’offerta di servizi e della qualità del lavoro degli operatori. Nel settore alimentare, il Gruppo Rana ha presentato l’ipotesi di piattaforma per il contratto integrativo che interessa circa 700 dipendenti. Dopo la discussione con i lavoratori, il coordinamento delle Rsu di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil si riunirà il 3 ottobre per approvare la piattaforma definitiva che verrà inviata all’azienda, chiedendo contestualmente l’avvio del confronto.
L’editoriale
Il direttore del Diario del Lavoro, Massimo Mascini, riflette sul tema della successione alla segreteria generale della Cgil, dove le quotazioni di Maurizio Landini sembrano essere in crescita.
Analisi
Maurizio Ricci ci spiega come l’Ocse, nell’Employment Outlook di luglio, abbia rivalutato la contrattazione collettiva, sul modello dell’accordo del 1993, rispetto a quella decentrata, ribaltando così quello che per anni è stato il pensiero dominante.
Giuliano Cazzola ritorna sulla controversa decisione del ministro Di Maio di porre un freno alle aperture festive dei negozi. Per Cazzola si tratta di un ritorno al passato inspiegabile. Il riposo settimanale, al pari delle ferie, è un diritto inalienabile, spiega, ma è possibile organizzarne il godimento senza creare problemi alla produzione.
Alessandra Servidori interviene a proposito delle intenzioni del ministro Di Maio su Garanzia Giovani. È vero che il progetto GG va rivisto, sostiene la studiosa, “ma da qui a dirottare con parole rotolanti e ulcerose le risorse per i nostri giovani disoccupati all’eventuale reddito di cittadinanza, per renderli ancora più disoccupati e frustrati, ci vuole solo la fantasia dannosa di questo governo”.
Fernando Liuzzi racconta tutti i retroscena di un’incredibile odissea di nome Ilva. Dalle privatizzazioni degli anni 90 alla tormentata cessione ad ArcelorMittal, la storia del primo gruppo siderurgico italiano è stata scandita da sequestri, dissequestri e provvedimenti legislativi ad hoc, fino allo show down finale del 6 settembre scorso. Coinvolgendo sindacati, politici e governi come mai prima d’ora era accaduto.
La nota
Tommaso Nutarelli ha seguito la presentazione del 2° rapporto Anmil sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, dove viene descritto lo stato dell’arte del sistema produttivo italiano in materia, anche alla lue dei dieci anni dell’entrata in vigore del Testo Unico.
Interviste
Tommaso Nutarelli ha intervistato Andrea Cuccello, segretario confederale della Cisl, sulla questione delle chiusure domenicali dei negozi. Per Cuccello una regolamentazione affidata alla contrattazione sarebbe utile per rimettere nuovamente al centro il lavoratore e la persona.
I blog del Diario
Aldo Amoretti mette in luce la superficialità e le bugie nella gestione del caso Bekaert, l’azienda di Figline Valdarno che la multinazionale vuole chiudere, procedendo al licenziamento dei lavoratori che scatterà fra poche settimane.
Tommaso Nutarelli analizza il rapporto tra i due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, arrivando alla conclusione che il governo giallo-verde somiglia sempre di più a un’idra a due teste.
Il guardiano del faro
Marco Cianca interviene sul tema del cambiamento climatico, argomento cruciale ma messo in secondo piano dagli interessi economico-militari dei grandi della terra. Eppure, sostiene Cianca, gli effetti devastanti sono sotto gli occhi di tutti. In gioco c’è la sopravvivenza del pianeta e di noi stessi.
Diario della crisi
Nel trasporto aereo, la Filt-Cgil e la Uiltrasporti hanno proclamato lo sciopero contro Ryanair per ottenere il riconoscimento istanze dei dipendenti e di quelli ingaggiati dalle agenzie di somministrazione. Sempre in Ryanair, i piloti hanno respinto con l’82% dei voti l’accordo siglato tra l’azienda e Anpac siglato a fine agosto. Nella scuola Anief e Cobas scenderanno in piazza Montecitorio in concomitanza con la discussione del decreto Milleproroghe alla Camera. Tra le richieste l’inserimento in GaE di tutti i docenti abilitati, la stabilizzazione dei precari e modifiche alle regole dei trasferimenti. La Felsa-Cisl della Lombardia fa sapere che Milano Ristorazione, operante nel settore delle mense scolastiche, non rinnoverà 80 interinali per timore dell’applicazioni delle causali presenti nel dl Dignità per il lavoro a tempo determinato. La Fiom ha indetto un presidio davanti alla filiale Bosch di Roma, intenzionata a chiudere lo stabilimento. Per il sindacato Bosch vuole lasciare la Capitale “a causa del prevalere sul territorio, di appalti pubblici fortemente contraddistinti da sistemi di affidamento concentrati sul basso costo, ritardo nei pagamenti, inefficienze e modelli di sostenibilità dell’appalto non rispondenti alle aspettative e ai modelli di gestione dell’azienda”. A Savana, dopo l’ennesimo incidente mortale sul lavoro, i sindacati dell’industria e delle costruzioni hanno proclamato lo stato di agitazione, e chiedono misure di prevenzione più stringenti e di poter contare sulla presenza nel territorio di un numero congruo di Ispettori del Lavoro e dello SPRESAL.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare i dati dell’Istat relativi alle esportazioni nelle regioni italiani nel II trimestre, i dati sulla produzione industriale e il mercato del lavoro nel II trimestre, le cifre definitive sui prezzi al consumo e il report su Ricerca e Sviluppo nel biennio 2016-2018. È inoltre presente il 2° Rapporto Anmil sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro e la congiuntura di Confcommercio sul Pil mensile, ICC e prezzi.