Come ampiamente annunciato, mercoledì scorso Giorgio Napolitano si è dimesso dalla presidenza della Repubblica. E come altrettanto ampiamente previsto, sul nome del successore regna l’incertezza. Mentre sui media impazza il toto Quirinale (e il numero dei candidati o presunti tali, ormai, ammonta a diverse decine), Matteo Renzi si e’ impegnato a fornire all’Italia un nuovo presidente per l’inizio di febbraio. Il Parlamento è già convocato in seduta comune per il 29 gennaio. I più ottimisti assicurano che basteranno le dita di una mano per contare gli scrutini necessari ad eleggere il capo dello Stato. Di sicuro, il paese non può permettersi travagli simili a quelli della primavera di due anni fa. E sarebbe il caso che tutti ricordassero le durissime parole che il primo presidente bis della storia repubblicana pronunciò nel discorso di re-insediamento davanti al parlamento, riassumendo la catastrofe politica che era sotto gli occhi di tutto: “Quanto è accaduto –sono le parole di Napolitano dell’aprile 2013- ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità. Negli ultimi anni, a esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di rinnovamento della politica e dei partiti, non si sono date soluzioni soddisfacenti: hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi”. Questo stato di cose, chiariva il presidente, “ha condannato alla sterilità i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento”. E concludeva: “su questi temi ho speso tutti i possibili sforzi di persuasione, vanificati dalla sordità di forze politiche che pure mi hanno ora chiamato ad assumere un ulteriore carico di responsabilità per far uscire le istituzioni da uno stallo fatale. Ma ho il dovere di essere franco: se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese”. Da allora sono passati due anni e due governi. Molto (apparentemente) è cambiato, ma molto (sostanzialmente) è rimasto tale e quale. Il decisionismo renziano ha promesso, e promette, rapidissime innovazioni su ciascuno dei problemi irrisolti del paese: lavoro, economia, giustizia, burocrazia, corruzione, evasione fiscale, crimine organizzato, infrastrutture, investimenti, ecc. Ma poche sono le cose concrete fin qui realizzate e, peraltro, spesso discutibili nell’esito e nella forme. Si spera dunque che almeno il nuovo presidente si elegga nel modo migliore e, a prescindere dai tempi, con la scelta migliore. Che giustamente, come sostiene Renzi, deve essere condivisa il più possibile tra i vari schieramenti politici: ma senza che questo diventi il motivo di una scelta al ribasso. Il principio del minimo comune denominatore è meglio lasciarlo alla matematica, traslocarlo in politica potrebbe non essere una buona idea.
Ma non di sola politica, del resto, si vive. L’altra notizia degna di nota della settimana riguarda infatti l’economia, e per una volta è una buona notizia. La Fiat, o meglio la Fca, ha annunciato la fine di una lunghissima quaresima col ritorno alle assunzioni e agli investimenti per Melfi: non solo tutti i cassaintegrati rientreranno, ma a loro si sommeranno 1000 nuove assunzioni e 350 spostamenti di forze da altri impianti. E la buona novella potrebbe presto estendersi anche ad altre fabbriche, da Cassino in poi. E’ la prova che le promesse di Sergio Marchionne non erano solo parole: ha sempre detto che la Fiat sarebbe tornata ad assumere ed investire, ci sono voluti tre anni ma alla fine ce l’ha fatta. E tuttavia, ogni medaglia ha il suo rovescio e dunque la vittoria della linea Marchionne ha portato nuove tensioni nelle file sindacali, divise tra coloro che hanno dato fiducia all’Ad Fiat fin dal primo giorno, come Fim, Uilm e Fismic, e chi, al contrario, come la Fiom, ha sempre dubitato che le politiche Torino-Detroit potessero dare risultati positivi. (Sul tema, riferisce sul Diario Fernando Liuzzi).
La svolta della Fiat, tuttavia, non basta per affermare che l’economia è ripartita. Perché ciò accada serve di più, in primo luogo serve che l’industria ritrovi fiducia, che investire non sia solo un atto di coraggio, ma la conseguenza di un ragionamento preciso, che assicuri un ritorno dei capitali investiti. Perché ciò accada servirebbe certamente una vera politica industriale, ma anche l’allentamento di una serie di vincoli che rendono difficile il lavoro industriale. Per individuare i percorsi secondo i quali cercare di realizzare almeno in parte questi obiettivi, Federmeccanica e Il diario del lavoro, in partnership, hanno svolto un processo di riflessione che si è realizzato nei mesi scorsi attraverso tre diverse sessioni di lavoro prima a Vicenza, poi a Torino, infine a Roma. Con l’intervento di economisti e giuslavoristi, ma soprattutto con il contributo di capi del personale di aziende metalmeccaniche e di imprenditori del settore, sono stati esaminati tutti i diversi campi di un possibile intervento. Ne è uscito un ampio e dettagliato documento che indica le richieste del mondo industriale, le vie che, a detta degli esperti e dei protagonisti della realtà industriale, potrebbero portare a una realtà produttiva diversa. Un documento, insomma, che rappresenta la possibile mappa degli interventi da realizzare, e che e’ stato presentato venerdi mattina al ministro del Lavoro Giuliano Poletti nel corso di un incontro organizzato da Federmeccanica e da Il diario del lavoro presso la sede di Assolombarda. (Il testo integrale del documento e’ disponibile –esclusivamente per i nostri abbonati- nella sezione documentazione del Diario).
Ma segnali di disgelo arrivano anche dal terziario. La Confcommercio si è dichiarata disponibile a riprendere le trattative per il rinnovo del contratto nazionale, scaduto da un anno. Un contratto di grande importanza, che da un lato riguarda ben tre milioni di dipendenti, e dall’altro un settore tra i più colpiti dalla crisi dei consumi. Per questo, ne abbiamo fatto l’argomento della terza puntata di Duel: davanti alle nostre telecamere, si sono confrontati due autorevoli rappresentanti del settore, il segretario generale della Filcams Cgil Maria Grazia Gabrielli e il direttore generale di Confcommercio Francesco Rivolta, moderati dal direttore del diario del lavoro Massimo Mascini. (Il video del confronto è visibile sulla nostra pagina, alla sezione ‘’Duel’’).
Contrattazione
Settimana ricca di incontri, non tutti però dall’esito positivo. A iniziare dal negoziato sul contratto chimico-farmaceutico, (quello in vigore scade il 31 dicembre 2015), che si è concluso con un nulla di fatto. Buone notizie invece per il settore artigiani metalmeccanici: i sindacati di categoria e le imprese del settore hanno sottoscritto un accordo ponte sulla parte economica e normativa relativa al rinnovo del contratto. A Palermo, Fillea Cgil e l’azienda Villa Santa Teresa di Bagheria hanno raggiunto un accordo per la cassa integrazione dei 120 dipendenti di Ati Group, Emar ed Ediltecna. Per quanto riguarda la vertenza di AnsaldoBreda di Reggio (ex Omeca), i sindacati hanno deciso di sospendere momentaneamente lo sciopero di solidarietà del 15 gennaio, a seguito dell’apertura di uno specifico tavolo di trattativa per i dipendenti. Buone notizie anche per la vertenza Italtel: l’azienda ha comunicato la sospensione della disdetta degli accordi aziendali, decisa il 30 dicembre scorso, per consentire la riapertura della trattativa. Infine, in regione Lombarda è stato firmato un protocollo, in applicazione della legge Delrio, che garantisce la tutela degli attuali livelli occupazionali in Lombardia.
La nota
Pubblichiamo due articoli di Fernando Liuzzi: il primo sulla svolta della Fiat e l’annuncio dei nuovi investimenti su Melfi, il seconda sulle polemiche sindacali che ne sono seguite. Inoltre, una nota approfondisce lo stato delle cose sull’Ilva, alla luce delle recenti audizioni parlamentari dei magistrati di Milano sui fondi (circa 2 miliardi) sequestrati alla famiglia Riva e destinati al rilancio di Taranto.
Interviste
Il presidente di Federmanager, Giorgio Ambrogioni, spiega le dinamiche che hanno portato il sindacato delle imprese industriali al recente accordo per il rinnovo del contratto dei dirigenti e quadri industriali. Sul Diario è disponibile il video dell’intervista.
Opinioni
Potete leggere sul nostro giornale l’analisi del Presidente Fecc, Paolo Cannavò sul dialogo sociale europeo; l’opinione di Roberto Polillo riguardo alle ripercussioni della legge di stabilita’ sulla de-medicalizzazione degli atti medici; le indicazioni dell’economista Sebastiano Fadda per la ripresa economica.
Documentazione
Nella sezione, è possibile consultare il testo dell’accordo Fiat-Fca per Melfi, il rapporto di Confcommercio sul disagio sociale (misery index), la presentazione di Citto Maselli del film “25 ottobre 2014”, il documento di Federmeccanica, in partnership con il Diario del lavoro, sul mercato del lavoro e la realtà metalmeccanica, il testo dell’audizione del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in commissione Antimafia, le slides realizzate dal governo italiano sui risultati ottenuti nel corso del semestre di presidenza Ue, e infine la Circolare Federmanager n.2492 su rinnovo contratto dei dirigenti e quadri industriali.
Duel
Terza puntata della serie web tv del Diario del lavoro, Duel. A confronto, il segretario generale della Filcams Cgil Maria Grazia Gabrielli e il direttore generale di Confcommercio Francesco Rivolta, moderati dal direttore del Diario, Massimo Mascini.