La Cgil si è presa due settimane di tempo per riprendere il discorso interrotto sul prossimo vertice dell’organizzazione. Il direttivo si riunirà nuovamente domenica 11 novembre, appunto quindici giorni dopo la prima, sfortunata riunione di sabato scorso. Sfortunata perché il confronto è diventato uno scontro al calor bianco, le divisioni non solo non sono state superate, al contrario si sono approfondite, non si è riuscito a discutere con la calma che era invece necessaria.
Le posizioni si sono irrigidite, al punto che sembra difficile adesso venirne fuori se non con un risultato che comunque vada non piacerebbe alla metà della confederazione, mettendo fuori gioco l’unità interna. E già questa è una cosa veramente fuori dalla norma, perché l’unità è sempre stata un punto fermo per la Cgil, un valore sul cui altare è stato spesso sacrificato tutto, l’unità con le altre due confederazioni, il dialogo con le controparti imprenditoriali, il confronto con i governi e le istituzioni. Prima di tutto veniva l’unità interna, adesso questa sembra essere stata dimenticata, quasi non fosse più un valore.
Succede di tutto, figuriamoci se non può passare di moda o calare di interesse l’unità della Cgil. Il punto è che in questo modo la confederazione si è indebolita, oltre a perdere una bussola che nei momenti di difficoltà è servita per riprendere il cammino nella giusta direzione. Si è indebolita perché il vertice, quello attuale, ma soprattutto quello futuro, potrà contare sull’appoggio solo di una metà dell’organizzazione, non avrà alle spalle le coorti confederali. E queste sono utili, tanto più quando lo scontro si fa più duro.
Un segretario generale, chiunque esso sia, eletto a maggioranza, risicata, se le proiezioni che si fanno sono vere, non sarà un segretario forte. Sarà come da sei anni è per Confindustria, dove i presidenti prima Squinzi e adesso Boccia, eletti da una maggioranza appena sopra il 50%, al momento buono si sono trovati deboli, impossibilitati a portare avanti strategie di lunga durata, di spessore, quelle per le quali serve avere alle spalle l’intera organizzazione.
Per questo è stato bene far passare un po’ di tempo per vedere se le posizioni si decantano, se le difficoltà scemano. Il punto è che non è facile che ciò accada, è assai complesso pensare che subentri in confederazione una maggiore attenzione alle ragioni degli altri, una disponibilità a smussare le proprie ragioni per cercare di accogliere quelle degli altri.
È difficile perché queste non sono giornate normali, sono in corso i congressi di tutte le strutture territoriali e le ragioni dello scontro non possono che rafforzarsi. I recenti fatti di Reggio Emilia e di Venezia stanno a dimostrare che la battaglia che si è svolta in direttivo non può che ripresentarsi anche in queste sedi territoriali. A Reggio Emilia il candidato alla segreteria generale, che peraltro era il segretario generale uscente, è stato battuto sonoramente e non ha potuto fare altro che prenderne atto e insultare chi non lo aveva votato. E Reggio Emilia è la città di Maurizio Landini: per cui il segretario generale uscente era portato avanti dagli stessi che sostengono Landini nella sua corsa alla segreteria generale confederale. Come a dire, uno schiaffo che non può non avere forti echi. A Venezia è accaduto più o meno la stessa cosa, solo che lo scarto tra maggioranza e minoranza è stata sembra di un solo voto. Ma il senso è lo stesso, che è in corso una guerra e in guerra non si guarda troppo lontano, si spara e basta. Ma questo fa male.
È per questo che la partita in Cgil si sta facendo sempre più difficile, ma soprattutto pericolosa, per la Cgil e per i milioni di lavoratori e pensionati che rappresenta. La speranza è l’ultima a morire, c’è da augurarsi che l’11 novembre gli animi siano più distesi, che si possa discutere non di nomi, ma di strategie di lungo periodo, perché questo servirebbe alla confederazione, considerando l’attuale situazione politica, economica e, soprattutto, sociale.
L’editoriale
Il direttore de Il Diario del lavoro Massimo Mascini fa il punto sul direttivo della Cgil di sabato 27 ottobre. Un appuntamento molto atteso per ricucire le divisioni interne, che invece, nel corso della riunione, si sono pericolosamente ampliate.
Il dibattito sul congresso della Cgil
Continua il dibattito in Cgil, in vista del congresso e soprattutto sulla scelta del futuro segretario. Questa settimana Gaetano Sateriale offre una riflessione dopo il direttivo del 27 ottobre: è opportuno, afferma Sateriale, fermare la discussione sul prossimo segretario generale, per entrare nel merito dei contenuti programmatici, cercando di capire quale sia la Cgil più adatta al bene del paese e del mondo del lavoro, alla luce delle trasformazioni sociali, economiche, ma anche politiche e democratiche. Una riflessione arriva anche da Gigi Agostini, per il quale il congresso della Cgil va visto come una sonda su quello che bolle nel profondo della condizione del lavoro e sociale del paese e, allo stesso tempo, come un confronto ravvicinato sulla qualità delle proposte strategiche.
Interviste
Nunzia Penelope ha intervistato Giuseppe Gherzi, direttore dell’Unione Industriali di Torino, a proposito della ‘’rivolta’’ pro Tav scatenata sotto la Mole dal mondo imprenditoriale, dopo la decisione del Comune di bloccare i lavori. Per Gherzi, l’alta velocità è un elemento fondamentale per il rilancio non solo di Torino, ma dell’intero Triangolo industriale con Genova e Milano.
Analisi
Laura di Raimondo fa il punto sulle trasformazioni che stanno interessando le aziende della filiera Tlc, alla luce dei processi di digitalizzazione e delle nuove tecnologie.
Marco Cianca analizza gli scenari politici internazionali alla luce dell’annuncio della cancelliera tedesca Angela Merkel di voler lasciare la scena politica al termine del suo mandato.
I blog del Diario
Costantino Corbari presenta “The Labor film database”, l’archivio creato dal Metropolitan Washington Council dell’Afl-Cio, il consiglio locale del potente sindacato statunitense, nel quale sono raccolte tutte le iniziative che si muovono intorno alle tematiche dell’occupazione e del lavoro affrontate con cineprese e telecamere.
Tommaso Nutarelli fa il punto sugli ultimi sviluppi della vicenda Tap. Una situazione, spiega, che può essere esemplificativa di alcune incrostazioni nei meccanismi politici dei Cinque Stelle.
Alessandra Servidori ci offre un altro spaccato di quanto avviene a livello europeo. La Commissione Ue, nel gennaio 2018, ha inviato a tutti gli Stati membri una importante comunicazione relativa al piano d’azione per l’istruzione digitale, ma dall’Italia non arrivano segnali di averla ‘’ricevuta’’.
Il guardiano del faro
Marco Cianca ci parla del seme di intolleranza e violenza che sta mettendo radici nella nostra società. Un seme che, al di la delle similitudini più o meno marcate con il fascismo del Ventennio, per Cianca non deve essere assolutamente sottovalutato.
Diario della crisi
Nel settore dei servizi legati all’industria agroalimentare i sindacati di categoria Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil, Ugl, Ugl Agroalimentare hanno proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori di Agecontrol, azienda specializzata nel controllo dei prodotti ortofrutticoli. La protesta è dovuta alla La mancata erogazione del finanziamento da parte del socio unico Agea comporterà l’inevitabile blocco delle attività dell’azienda.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare i dati Istat sulla produzione nell’industria e nelle costruzioni e le cifre su occupati e disoccupati. Inoltre è presente la Relazione della segretaria genarle della Cgil, Susanna Camusso, del direttivo che si è tenuto sabato 27 ottobre e lo studio della Fondazione Di Vittorio “Diseguaglianze e disagio sociale”. Infine è possibile visionare il testo della Legge di Bilancio, sia nella prima versione che in quella bollinata e firmata dal capo dello Stato, e l’indagine rapida del Centro Studi di Confindustria sulla Produzione Industriale.