Il decreto Di Maio è passato alla Camera, come sanno bene i telespettatori di RaiTre, che giovedi sera si aspettavano di vedere un bel film (‘’Dio esiste e vive a Bruxelles”) mentre invece si sono ritrovati loro malgrado immersi nella appassionante diretta da Montecitorio per il voto finale sul testo. D’altra parte, le nomine Rai sono in dirittura d’arrivo (non appena si sarà risolto il nodo del presidente nominato dal Cda e bocciato dalla Vigilanza, certo, ma sono dettagli) e questo è probabilmente il primo effetto: meno svaghi e più politica, che d’altra parte siamo nati per soffrire.
Tornando al decreto Di Maio, si tratta del primo atto concreto del governo -al di là delle molte chiacchiere e degli ancor più numerosi slogan che quotidianamente i protagonisti della maggioranza giallo verde distillano per i loro fans sui social, prontamente rilanciati dai media tradizionali- uscito dalla Camera con diverse modifiche rispetto all’originale.
Come il Diario del lavoro ha scritto fin dal primo momento e fin dalla prima versione del decreto, resta una preoccupante distanza tra gli obiettivi proclamati – fine del precariato eccetera- e la sostanza della legge. Non c’è dubbio che alcuni miglioramenti siano stati apportati, grazie alla spinta dei sindacati e del mondo delle imprese, ma le problematiche di base restano intatte e sarà interessante constatarne gli effetti a partire dall’autunno. Quel che colpisce, soprattutto, è il livello di forte incertezza che il decreto stesso causa nel sistema del lavoro. Per esempio, nei prossimi mesi, coesisteranno svariati e differenti regimi per i contratti a termine. Il Sole 24 Ore ne ha contati quattro: il primo era quello in vigore fino al 13 luglio (decreto Poletti), il secondo va dal 14 luglio alla conversione in legge del decreto, il terzo dal giorno successivo alla pubblicazione della legge di conversione al 31 ottobre (norma transitoria), il quarto dal 1°novembre (entrata a regime della nuova disciplina). Un vero incubo per i consulenti del lavoro, che dovranno giostrarsi tra le diverse versioni, ma anche e soprattutto per le imprese, che oggi infatti si dichiarano letteralmente sgomente di fronte a quello che definiscono, forse con eccesso di enfasi, ma tant’è, “un provvedimento da vetero sindacalismo anni 70”.
Nell’ottica del ‘’bicchiere mezzo pieno’’, vediamo quali sono le principali migliorie apportate al testo originale. In materia di lavoro somministrato sono stati eliminati e attenuati alcuni limiti e vincoli che ne condizionavano l’utilizzo. Inoltre, è stato prorogato l’incentivo per le assunzioni a tempo indeterminato di giovani fino a 35 anni, varato dal governo Gentiloni, anche se probabilmente in maniera insufficiente per avere un effetto forte sulla crescita delle assunzioni stabili. Restano invece immutate le causali per il rinnovo dei contratti a termine dopo i primi 12 mesi: e le imprese, piuttosto che infilarsi nel labirinto delle interpretazioni giuridiche e dei ricorsi legato alle causali, affermano che risolveranno il problema semplicemente cambiando il lavoratore ogni dodici mesi. Se sarà vero, o sarà falso, lo scopriremo solo vivendo. I primi casi di contratti non riconfermati, tuttavia, si stanno già verificando.
Infine, c’è la questione dei voucher, reintrodotti per turismo e agricoltura, suscitando le ire dei sindacati. Quelli della categoria, con un gesto forte, hanno acquistato uno spazio di pubblicità sul Corriere della Sera per far arrivare la loro posizione al ministro del Lavoro, lamentando che Di Maio non ha mai risposto alle richieste di incontro, probabilmente troppo occupato a gestire le mediatiche adunate oceaniche sull’Ilva, o l’altrettanto mediatico tavolo di nicchia sui riders. E a proposito di questi ultimi, è di oggi l’annuncio che uno dei colossi del settore, Foodora, ha deciso di lasciare il nostro paese. Non per il tavolo sui riders, certo, ma semplicemente perché i guadagni non sono quelli attesi. Forse con i riders si è presa una lucciola per una lanterna, e forse non sarà questo il settore in maggior espansione nei prossimi mesi ed anni. Però mediaticamente ‘’vende’’, e oggi, a quanto pare, tanto basta.
La ragione di queste situazioni paradossali è sempre la stessa, e cioè che in tutto ciò che richiede decisioni, e quindi assunzioni di responsabilità, il governo sembra affetto da paresi. Vale per l’Ilva ( i cui i commissari, ieri in Senato, hanno confermato che da metà settembre avrà le casse vuote, mentre il governo non ha ancora deciso se procedere con la cessione o con le vie giudiziarie), vale per l’Alitalia ( che continua a perdere i suoi milioni quotidiani, mentre l’esecutivo oscilla tra un partner estero e la nazionalizzazione tricolore), vale per la Tav, la Tap, vale per la fusione Anas-Fs, e vale perfino per le Olimpiadi invernali. In estrema sintesi, vale per tutto ciò che richiede qualcuno pronto a metterci la faccia e la firma.
Se aggiungiamo che questo “governo del cambiamento di idea” tra breve dovrà mettere mano alla manovra e alla legge di stabilità, in un contesto economico che torna a mostrare i primi segnali negativi in termini di occupazione e di Pil, non c’è proprio da stare sereni.
Il diario del lavoro interrompe le pubblicazioni per la pausa estiva. Auguriamo ai nostri lettori buone vacanze. Grazie per l’attenzione con cui ci seguite: ci sprona a impegnarci sempre di più per fornirvi la migliore informazione possibile.
Contrattazione
Questa settimana è stata varata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale Unionchimica-Confapi. I sindacati di categoria hanno chiesto 94 euro per il comparto chimico, 115 euro per il comparto gomma plastica, 107 euro per abrasivi e vetro e 106 euro per il settore della ceramica per quanto riguarda la parte salariale. È stato raggiunto l’accordo sul riconoscimento del premio di risultato in Anas. L’intesa inserisce l’istituto nel testo contrattuale e ne fissa il metodo di calcolo. Per il 2018 sono stati stabiliti 600 euro con erogazione 2019, oltre ad ‘una tantum’ di 350 euro, riferita al 2017, da erogare a ottobre 2018. È stata inoltre trovata l’intesa tra i sindacati e le Poste per il premio di risultato. Nell’accordo verrà potenziata l’offerta di welfare aziendale, con previdenza integrativa, sanità, trasporti, istruzione e assistenza agli anziani. Nel settore delle telecomunicazioni, è stato raggiunto l’accordo tra i sindacati di categoria e Comdata sugli ammortizzatori sociali, che evita il licenziamento di 225 persone.
La nota
Emanuele Ghiani affronta il delicato tema immigrazione/criminalità. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha affermato che i reati commessi da immigrati sono circa 700 al giorno. Ma da un’analisi dei dati Istat, le cifre sono ben diverse, e la bilancia pesa di più dalla parte degli italiani.
Fernando Liuzzi fa il punto sugli ultimi sviluppi della vicenda Ilva. ArcelorMittal ha elaborato nuove proposte migliorative sul risanamento ambientale di Taranto, e per renderle note il Governo ha organizzato un mega show mediatico al Mise, convocando 62 sigle. Sempre Liuzzi analizza la situazione della Ferrari. Nonostante il nuovo Ad, Louis Camilleri abbia esibito nella sua prima conference call i dati positivi conseguiti nel secondo trimestre 2018, le azioni del cavallino rampante nel dopo Marchionne hanno segnato un -8,3%.
Giuliano Cazzola ricorda la strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980, con un racconto in presa diretta di quel periodo in cui ricopriva la carica di segretario generale della Cgil dell’Emilia Romagna.
Interviste
Tommaso Nutarelli ha intervistato Cristian Sesena, segretario nazionale della Filcams-Cgil, sulle motivazioni che hanno spinto i tre sindacati del turismo a pubblicare un annuncio a pagamento sul Corriere della sera, per sollecitare il ministro Luigi Di Maio ad ascoltarli sulla questione dei voucher.
I blog del Diario
Gaetano Sateriale si interroga sul futuro delle istituzioni democratiche nell’era del “fascismo virtuale”. Davanti a un loro possibile disfacimento, sostiene Sateriale, la prima diga sarà sociale piuttosto che politica. Una situazione nella quale è opportuno che anche i sindacati e la Confindustria facciano sentire la propria voce.
Giuliano Cazzola, in un’analisi tagliente e ironica dell’attuale situazione politica, invoca il Dio dell’Antico Testamento affinché ci mandi qualcuna delle dieci piaghe d’Egitto e in cambio come corrispettivo si prenda il ministro del Lavoro e dello Sviluppo. Per Cazzola gli italiani ci guadagnerebbero.
Massimo Fiaschi analizza i contenuti presenti nel decreto legge recante “Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese”, il c.d. “decreto dignità”, che costituisce il primo provvedimento di particolare impatto economico e sociale del nuovo Governo.
Il guardiano del faro
Marco Cianca racconta la “strana” estate del 2018, in cui “il risentimento è diventato potere, il rancore ha occupato il Palazzo”. Nell’aria, scrive Cianca,” aleggia un senso d’impunità, come se ogni scempiaggine o scelleratezza fosse concessa. Ha scritto Karl Kraus: “Tutto è possibile in un manicomio dove l’infermo può aggredire l’infermiere e diventare subito presidente del Consiglio dei ministri!”.
Diario della crisi
Confcommercio, Confesercenti e Confcooperative del Piemonte hanno chiesto un tavolo di confronto con la Regione per cercare forme di tutela nei confronti del debito insoluto causato dai buoni pasto non rimborsati Qui Ticket, di Qui group Spa. Nel comparto energetico, dopo l’incontro al Mise tra Filctem, Flaei e Uiltec e Enel, i sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione a seguito delle posizioni dell’azienda in merito ai nuovi assetti su distribuzione, mercato, termoelettrico e Enel Green Power, alle mancate assunzioni, agli interinali e alla contrattazione di secondo livello.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare i dati Istat su occupati e disoccupati mensili, quelli sui prezzi al consumo, le stime sulla produzione industriale e i numeri sul commercio al dettaglio. È inoltre presenza la proposta integrativa di ArcelorMittal per l’Ilva e le anticipazioni del Rapporto Svimez 2018 sull’economia e la società del Mezzogiorno.