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Newsletter – 8 giugno 2018

redazione
Giugno08/ 2018

La contrattazione è in crisi sistemica. Cioè, se la passa male, molto male. Sta cambiando il contesto economico e sociale, cambiano i soggetti, le regole restano però le stesse, cambiamenti non ce ne sono. Manca soprattutto una decisa capacità di autoriforma da parte delle parti sociali, che restano indispensabili, ma sono immobili a fronte di un mondo che sta invece correndo, non importa dove, ma corre e bisognerebbe stargli dietro.

E’ questo l’assunto al quale è arrivato un gruppo di studio che da un anno lavora al ministero dello Sviluppo economico, guidato, sospinto e animato da Giampiero Castano, il direttore generale che segue le crisi aziendali. Castano di contrattazione se ne intende, studia le aziende da vicino. In questi anni dal suo tavolo sono passati oltre mille dossier di altrettante imprese. E le considerazioni alle quali è arrivato, non ancora ultimative, in fieri, non sono tranquillizzanti, tutt’altro. Del resto, sono le stesse conclusioni alle quali ci porta la serie di interviste a capi del personale di grandi aziende che Il diario del lavoro sta portando avanti in queste settimane, per capire che tipo di crisi stiamo vivendo e soprattutto come sia possibile uscirne.

Il problema è molto delicato per quanto si riferisce al sindacato, perché è chiaro che gli attori sociali devono essere in prima linea in questa azione di cambiamento. Molti però pensano che il sindacato sia un po’ fermo, che non recepisca le spinte, che agisca più da freno che da acceleratore della riforma. Soprattutto molti hanno notato come stia cedendo la gerarchia del comando all’interno dell’organizzazione sindacale, come in pratica i diversi livelli non siano correlati tra di loro, per cui, per esempio, le indicazioni che vengono dal centro non trovano molto riscontro negli atteggiamenti delle strutture locali. E se si fatica ad arrivare a un accordo al livello nazionale ma poi nel territorio questo accordo non viene applicato, è evidente che c’è un problema e non di poco conto.

Ma come intervenire, quali scelte compiere? Su questo non la pensano affatto tutti allo stesso modo, anzi. La scelta più difficile sembra quella tra contratto nazionale e contratto aziendale. I critici contro i contratti nazionali pensano che l’accordo interconfederale del 9 marzo abbia fatto una scelta a favore del contratto nazionale: sbagliando, sostengono, perché quella è la vecchia frontiera. Questi stessi pensano che la contrattazione debba essere sviluppata in azienda, perché è lì che si produce il valore che poi si può distribuire. Per questo le aziende debbono essere lasciate libere di decidere come gestire le relazioni industriali, senza troppi vincoli per adeguarle alle loro diverse esigenze, sposando finalmente tecniche meritocratiche e creare così competitività.

Dall’altra parte della barricata ci sono i fautori del contratto nazionale. Certamente le piccole aziende, perché non hanno la struttura per gestire i contratti in azienda e non sembra percorribile la contrattazione territoriale, che in pratica nessuno vuole. E lo sono anche tutti coloro, e sono tanti, che non vogliono i contratti aziendali perché non vogliono il sindacato in azienda, e gli basta applicare il contratto nazionale per avere certezze sui costi e non duplicazioni pericolose. Infine, lo pensano anche coloro che ritengono utile che nello stesso settore, quindi tra concorrenti, vigano le stesse regole per tutti, gli stessi costi, per non creare dumping, salariale o normativo che sia.

La scelta non è facile e non è stata risolta nemmeno dall’accordo del 9 marzo, appunto, che ha parlato di riperimetrazione dei contratti, operazione forse anche molto utile, ma difficilissima da realizzare, ma ha lasciato nell’incertezza le regole su come stabilire gli aumenti salariali, in pratica lasciando che ciascun settore si scelga la strada che più gli conviene.

Difficoltà quindi a riformare le relazioni industriali. Il che preoccupa, anche perché ricorrere ai vecchi pannicelli caldi non servirebbe a nulla. La riforma, lo dicono tutti, deve essere profonda, ma soprattutto generale, non è possibile procedere per successivi step, per piccoli passi. Ma se le parti sociali non sono in grado di attuare questa riforma, è possibile ipotizzare che questa venga dall’esterno? L’ipotesi più gettonata è quella di una legge per il salario minimo legale, che del resto è indicata nel programma del nuovo governo e quindi è più che possibile che veda la luce. Ma sarebbe una benedizione o una maledizione? Anche su questo i pareri divergono. Molti vedono il salario minimo come un salvagente molto utile, che libererebbe energie e risorse e quindi aiuterebbe la contrattazione, altri pensano che, al contrario, sarebbe un disastro proprio per la contrattazione. Anche qui pareri e dispareri. Il problema è che bisognerebbe comunque agire, perché le relazioni industriali, quindi la contrattazione che ne è la vera spina dorsale, possono aiutare lo sviluppo dell’economia, ma devono essere messe in grado di funzionare.

 

Contrattazione

Questa settimana è stato rinnovato il contratto integrativo aziendale della Ciap Spa, un’azienda metalmeccanica situata a Canaletti di Budrio, nel bolognese, che produce ingranaggi per motocicli e motori elettrici. L’accordo prevede un giorno retribuito in più all’anno in aggiunta alla legge 53/2000 per assistere i famigliari in caso di grave infermità o ricovero ospedaliero, nonché di tre giorni all’anno di permesso retribuito in caso di malattia del figlio fino al compimento del terzo anno di età. Per quanto riguarda la parte salariale, il testo prevede 1.100 euro a regime (premio di risultato), un incremento del superminimo collettivo non assorbibile (13 euro al mese per 13 mensilità), un incremento dei flexible benefits di 45 euro nel 2018 e di ulteriori 45 euro nel 2019 per un totale di 195 euro a giugno 2018 e 245 euro a giugno 2019. Nel comparto della sicurezza privata, è stato siglato l’accordo aziendale di Italpol, nello scalo di Orio al Serio. L’intesa, che riguarderà 140 lavoratori in appalto per un anno, prevede un premio di produzione di 300 euro collegato al numero dei soli episodi di malattia breve, consentendo così di abbassare l’elevato tasso di assenteismo per malattia legata ad eventi brevi e ripetuti. È stato sottoscritto l’accordo tra Ansaldo e i sindacati di categoria, Fiom, Fim e Uilm sullo smart working. La sperimentazione, che si inserisce nella legge 81/2017, partirà dal prossimo settembre, e coinvolgerà, su base volontaria, quei dipendenti che svolgono mansioni eseguibili anche da remoto. I sindacati degli edili si sono incontrati con Ance-Coop per il rinnovo del contratto nazionale Edilizia, scaduto da 2 anni. I sindacati, dopo essersi dati appuntamento con le controparti il prossimo 27 giugno, avvertono che in caso di esito negativo della trattativa, prenderanno atto della volontà di rottura da parte delle controparti, con una conseguente “forte reazione pubblica”. Infine, nel settore farmaceutico i sindacati di categoria Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil, hanno dato il “via libera” all’ipotesi di piattaforma per il rinnovo del contratto per il triennio 2019-2021 del settore chimico-farmaceutico. Il contratto interessa oltre 176.000 lavoratori di 2.700 imprese, in scadenza il 31 dicembre 2018.

 

La scomparsa di Carniti e Militello

 

Massimo Mascini ricorda la figura di Pierre Carniti, grande leader della Fim e poi della Cisl, scomparso il 5 giugno all’età di 82 anni. Assieme a Bruno Trentin (Fiom-Cgil) e a Giorgio Benvenuto (Uilm-Uil), fu tra i massimi leader dei metalmeccanici nella stagione che portò all’autunno caldo del 1969 e alla fondazione della FLM, la federazione unitaria dei lavoratori della categoria.

 

Sulla scomparsa di Pierre Carniti e di Giacinto Militello, il dirigente della Cgil che ci ha lasciato negli stessi giorni, interviene anche Giuliano Cazzola, con un ricordo venato dalla nostalgia per ‘’quella magnifica stagione in cui la classe operaia era convinta di poter scalare il Paradiso”.

 

Infine, il Diario del Lavoro pubblica integralmente la lettera aperta che Pierre Carniti inviò ai colleghi di Cgil, Cisl e Uil nell’ottobre scorso: un appello all’unità sindacale, ma anche la messa in guardia dalla deriva destrorsa del nostro paese, che oggi assume il senso di un vero e proprio testamento politico.

 

Analisi

Nunzia Penelope “viviseziona” il discorso della fiducia tenuto dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Senato: un elenco dei singoli punti, dalla A alla Z di tutto quello che c’è, e soprattutto di quello che manca, nel programma di governo Lega-M5S.

 

Alessandra Servidori si sofferma sulla diffidenza degli italiani verso l’Ue, che secondo i dati dell’Eurobarometro sono tra i più euroscettici. Un sentimento che è legato anche al timore per l’avvento delle nuove tecnologie. Il rimedio: investire sulla conoscenza, con un piano straordinario di alfabetizzazione digitale degli adulti, preparandoci ad una profonda trasformazione di vecchi lavori e creazione di nuovi.

 

 

La nota

Nunzia Penelope racconta l’entusiastica accoglienza che il mondo delle imprese ha tributato a Luigi Di Maio nel corso dell’assemblea di Confcommercio. Le mirabolanti promesse fiscali del leader pentastellato hanno sedotto non solo i commercianti, ma anche gli industriali: a partire dal presidente di Confindustria Vicenza Boccia, che dopo aver criticato severamente il programma Giallo Verde nell’assemblea annuale di fine maggio, oggi sembra tornare sui suoi passi.

 

Fernando Liuzzi fa il punto sulla 146° Indagine trimestrale di Federmeccanica sulla congiuntura del settore. Rallenta la crescita, anche se tengono le esportazioni nei paesi Ue. Resta positivo il dato tendenziale, anche per quanto riguarda l’occupazione. Emergono però difficoltà nel reperimento di professionalità adeguate.

 

Interviste

Nella serie di interviste del Diario dedicate allo stato di salute delle relazioni industriali, questa settimana il direttore Massimo Mascini ha chiesto l’opinione di Andrea Marinucci, capo del personale dell’azienda chimica Sasol. Marinucci sottolinea, in particolare, le differenze tra chimici e metalmeccanici, e boccia chi vuole togliere peso al contratto nazionale a favore di quello aziendale. Ancora Mascini ha sentito Gianpiero Giacardi, direttore delle risorse umane di Autostrade. Giacardi sottolinea l’affidabilità del sindacato, con il quale il dialogo funziona, ma spiega che la contrattazione stenta a decollare per mancanza di spinte emotive.

 

Tommaso Nutarelli ha intervistato Claudio Marenzi, presidente di Confindustria Moda, per parlare degli obiettivi della neonata associazione che raduna 70 mila imprese per un fatturato di 90 miliardi.

Nutarelli ha intervistato anche Gianfranco Battisti, presidente di Federturismo, in occasione dei 25 anni dell’associazione, per fare il punto sullo stato di salute del settore, uno dei più importanti per la nostra economia. Al nuovo governo, Battisti chiede l’istituzione di un ministero dedicato per il Turismo, ma anche la reintroduzione dei voucher, la cui cancellazione definisce un errore incomprensibile.

 

I blog del Diario

 

Giuliano Cazzola si interroga sul governo giallo-verde e sul destino del nostro paese, dove ravvisa un capovolgimento dei valori che richiede un esame di coscienza da parte di tutti. “Quale virus ha devastato le facoltà intellettuali dei nostri concittadini?”, si chiede Cazzola.

 

Il guardiano del faro

 

Marco Cianca prende spunto dalle parole del leader della Lega e ministro dell’Interno Matteo Salvini, che annuncia la “fine della pacchia” per tutti i clandestini. Per Cianca, però, l’auspicio è che abbiano le ore contate tutte quelle persone che lucrano intorno al fenomeno dell’immigrazione, ma il rischio che si tratti di una mera azione di facciata è dietro l’angolo. 

 

Diario della crisi

 

Nel comparto energia, è stata indetta da Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil la mobilitazione dei 1.200 lavoratori di E-distribuzione in Sardegna. Lo stato di agitazione durerà fino al 30 giugno. I motivi dello sciopero risiedono nella carenza di organico e nella mancanza di investimenti per garantire l’incolumità della manodopera. A Genova la Cgil e la Filcmas liguri lanciano l’allarme per la situazione del Mercatone Uno, in amministrazione straordinaria. I sindacati chiedono il mantenimento dei livelli occupazionali, in vista della ripresa della trattiva per il prossimo 22 giugno. Nel settore dell’automotive, la Fim-Cisl fa sapere come la Honeywell abbia intenzione di procedere al licenziamento di 300 lavoratori dello stabilimento di Atessa, in provincia di Chieti. I motivi sono da ricercare nella bocciatura della Cigs da parte del ministero del Lavoro. Infine, per quanto riguarda l’industria alimentare, Colussi ha annunciato il licenziamento di 117 dipendenti dello stabilimento di Cuneo e il trasferimento della produzione a Petrignano di Assisi in provincia di Perugia.

 

Documentazione

Questa settimana è possibile consultare il testo integrale delle dichiarazioni programmatiche del premier Giuseppe Conte al Senato. Nella sezione è presente la relazione del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, il rapporto, sempre di Confcommercio, “Il terziario di mercato: una lunga espansione che batte la crisi” e una sintesi dello stesso. Inoltre è possibile leggere la Congiuntura Flash di Confindustria, il testo della 146° indagine congiunturale di Federmeccanica e la sintesi della piattaforma del contratto chimico-farmaceutico 2019-2021. Sono presenti infine i dati Istat sul commercio al dettaglio e la nota mensile sull’andamento dell’economia italiana

 

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